Editoria, fuoco incrociato su Google Book Search

Editoria, fuoco incrociato su Google Book Search

La Martiniere denuncia BigG per violazione del copyright. La digitalizzazione dei libri manda su tutte le furie l'editore francese. Da Francia, Regno Unito e USA un solo grido: fermate Google
La Martiniere denuncia BigG per violazione del copyright. La digitalizzazione dei libri manda su tutte le furie l'editore francese. Da Francia, Regno Unito e USA un solo grido: fermate Google

Parigi – La Martiniere , una casa editrice francese, ha deciso di denunciare Google per violazione del diritto d’autore : il pomo della discordia è il progetto di digitalizzazione libri lanciato dal motore di ricerca, successivamente diventato Google Book Search . L’editore francese pretende 100mila euro per ciascun libro digitalizzato senza autorizzazione: una cifra moltiplicabile, si legge in un lancio AFP , per ogni giorno di ritardo a partire dalla scoperta della singola infrazione.

Il gruppo editoriale possiede varie filiali ed aziende satellite anche in Svizzera e negli Stati Uniti. Non è la prima volta che editori francesi si scagliano contro Google: recentemente, alcune case editrici transalpine hanno protestato contro l’iniziativa di Google, accusata di fomentare la pirateria. Google si è difesa adottando sistemi DRM e varie limitazioni sulla consultazione dei tomi , così da mettersi al riparo da accuse di violazione del diritto d’autore.

I portavoce di Google, infatti, considerano la googleteca digitale come un “servizio a valore aggiunto che porta benefici diretti agli autori ed ai loro editori”, si legge in un comunicato ufficiale rilasciato dall’azienda californiana. “Non siamo d’accordo con le pretese e con le esternazioni di Le Martiniere, anche perché Google Book Search aiuta gli utenti ad orientarsi per l’acquisto, non a scaricare copie pirata dei libri in maniera del tutto gratuita”.

Neanche l’ ira di oltre 8mila autori statunitensi , coalizzatisi contro il motore di ricerca, è riuscita a far desistere Google. Il gigante fondato da Brin e Page insiste sulla propria linea imprenditoriale: la digitalizzazione delle opere editoriali è l’equivalente dell’ indicizzazione di contenuti online , che un tribunale federale americano ha chiaramente definito legittima .

Finora, nessun editore web si è opposto legalmente all’indicizzazione dei propri contenuti digitali. Lo stesso ragionamento non sembra avere validità per l’ editoria tradizionale . Su questo argomento, gli editori francesi, britannici e statunitensi sembrano tutti d’accordo.

Come ben riassume Hugh Jones, consulente legale della Publishers Association britannica: “La digitalizzazione di una libreria gigantesca composta da volumi coperti da copyright rappresenta un problema enorme: Google esegue digitalizzazioni totali dei libri, non parziali, e soprattutto senza l’autorizzazione esplicita degli autori”.

Rachel Whetstone, portavoce del distaccamento europeo di Google, ha risposto a Jones ribadendo che “la partecipazione al programma Book Search è completamente a discrezione degli editori: se non vogliono essere indicizzati, allora basta che lo comunichino”. Whetstone sostiene che “nei motori di ricerca è sempre funzionato così: prima si digitalizza e si acquisisce l’informazione, poi si indicizza”.

La frattura tra il vecchio mondo ed il nuovo mondo dell’editoria è sempre maggiore. Alcuni avvocati intervistati da News.com hanno inquadrato il problema con precisione: “Tutta la diatriba è ascrivibile alla perdita del controllo sui contenuti da parte delle case editrici”, dice Laurie Kaye, esperta di copyright, “che vedono i loro libri su server altrui”.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il 8 giu 2006
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