San Francisco, USA – Durante il MacWorld Steve Jobs, a cui è stata appena rinnovata la fiducia come CEO di Apple, ha rivelato al mondo quel sistema operativo lungamente atteso che avrebbe dovuto finalmente colmare il gap accumulato negli anni dal MacOS nei confronti dei concorrenti e riportare la piattaforma della mela agli sfarzi d’un tempo.
Il MacOS X, questo il nome del nuovo sistema operativo, offre moltissime novità un po ‘ in ogni settore, dall’architettura del kernel, più solida e affidabile, all’interfaccia grafica, più ricca e sgargiante. Il nuovo nato di casa Apple promette di essere ancor più facile da utilizzare rispetto al suo predecessore, di essere maggiormente orientato ad Internet e, ciliegina sulla torta, di essere pienamente compatibile con le attuali applicazioni.
L’ultima beta del MacOS X uscirà questa primavera e per l’estate si prevede che Apple rilasci la versione finale che sarà distribuita in bundle con tutti i Mac solo a partire dall’1 gennaio 2001. Questo, a detta di Jobs, renderà il passaggio dai MacOS 8.x/9 al MacOS X più graduale e meno traumatico per gli utenti.
Un’altra caratteristica del MacOS X è che sarà pubblicato come open source, sebbene Steve Jobs ancora non abbia precisato quale sarà la licenza che accompagnerà il sistema operativo: totalmente aperta, come quella di Linux, o molto più restrittiva, magari sulla falsa riga di quella adottata da Corel? Per saperlo dovremo attendere, probabilmente, l’estate.
Darwin, il kernel del MacOS X, rappresenta il cuore di tutto il sistema, un cuore senz’altro più robusto ed affidabile dei suoi predecessori. Finalmente, a 2000 già avviato, il MacOS conoscerà il multitasking a prelazione, una funzionalità che Windows, non certo il massimo in fatto di sistemi operativi, già implementava a partire dal ’95. Il metodo a prelazione, a differenza di quello cooperativo, fa sì che sia il sistema operativo ad assegnare il tempo della CPU alle applicazioni, e non le applicazioni stesse.
L’architettura del kernel del MacOS ha alcune somiglianze con i kernel Unix, come ad esempio quello di Linux, e, in generale, ha preso ciò che c’era di buono in varie altre soluzioni sul mercato. Questo, fra le altre cose, fa sì che ora un applicazione che vada in crash non rende instabile l’intero sistema, come invece avveniva regolarmente sotto il MacOS 8.x, considerato persino più “vacillante” di Windows.
Oltre il già citato multitasking a prelazione, il nuovo kernel potrà finalmente vantare un meccanismo per la protezione globale della memoria, un miglior supporto per il multiprocessing (introdotto a partire dal MacOS 8.6), la multiutenza, un ottimo file system (HFS+) e, in generale, un buon compromesso fra stabilità e prestazioni.
Alcune di queste non sono esattamente novità, perché sono comparse per la prima volta nel recente MacOS 9, ma possiamo dire che qui appaiono migliorate: la sensazione è infatti quella che il MacOS 9 altro non sia stato che un banco di prova per l’implementazione di alcune novità di rilievo, come la multiutenza.
Come si è già detto il kernel Darwin di MacOS X sarà open source, ma purtroppo non è ancora dato sapere se il suo sviluppo sarà davvero aperto ad una comunità di sviluppatori, come avviene per Linux, o rimarrà sotto lo stretto controllo di Apple.
Per gli utenti le più grosse novità di questa release del MacOS consisteranno senza dubbio nella rinnovata interfaccia grafica, chiamata Aqua. Aqua si avvale di tutta la gamma cromatica permessa dalla nuove schede video accelerate e tutto il suo design sembra progettato per stupire, affascinare; questo, naturalmente, senza comprometterne la funzionalità e la facilità d’utilizzo, superiore persino a quella delle versioni precedenti.
La tridimensionalità di finestre e tasti non sarà data più soltanto da bordi più o meno marcati, ma da luci e penombre: tutti i bordi saranno smussati e sfumati, mentre i tasti selezionati, ad esempio, saranno più luminosi rispetto agli altri.
Altra caratteristica interessante, per certi versi mutuata da Windows, è rappresentata dalle cosiddette Dock, quelle piccole icone in fondo allo schermo generate dal rimpicciolimento di finestre o applicazioni, la dimensione delle quali potrà essere configurata dall’utente che potrà anche chiuderle a icona o ingrandirle tutte insieme attraverso un solo click del mouse (magnification).
I tasti per il ridimensionamento o la chiusura delle finestre saranno rappresentati in vivaci colori pastello: rosso per la chiusura, giallo per l’iconizzazione, verde per l’ingrandimento a pieno schermo.
Gli effetti grafici del MacOS X potranno contare sul QuickTime per il video, le API OpenGL per la grafica 3D ed il formato PDF per documenti grafici 2D.