Il sesso è online: una risposta anonima

Il sesso è online: una risposta anonima

Dopo la pubblicazione della lettera della signora Mintorno sono arrivate in redazione molte repliche. Una, anonima, è forse quella da non perdere
Dopo la pubblicazione della lettera della signora Mintorno sono arrivate in redazione molte repliche. Una, anonima, è forse quella da non perdere


Web – Gentile redazione, vi scrivo perché vorrei rispondere alla lettera della signora Anna Mintorno , preoccupata dai contenuti particolari di alcuni siti, anche famosi, e da come tali contenuti potrebbero influire negativamente sull’educazione dei figli.

Innanzi tutto, la sig.ra Mintorno afferma che (cito testualmente) “negli ultimi due anni Internet si è trasformata parecchio e la cultura che si rischia di recepire è ben lontana da quei valori morali che sono alla base della nostra società e dell’educazione che voglio insegnare ai miei figli”.

La prima affermazione (la trasformazione di Internet) secondo me è pienamente condivisibile, ma non nel senso da lei inteso. I siti pornografici in Internet ci sono sempre stati, e non sono più presenti ora di due anni fa, semmai gli stessi portaloni hanno capito che tramite alcuni di essi è possibile guadagnare in visite, e quindi li usano proprio a questo scopo.

L’affermazione successiva è quella cruciale: “La cultura che si rischia di recepire è ben lontana da quei valori morali che sono alla base della nostra società e dell’educazione che voglio insegnare ai miei figli”.

Partiamo da un presupposto: Internet è una rete a livello mondiale, assolutamente non centralizzata, alla quale si può accedere da qualsiasi angolo del pianeta. Nella lettera si afferma che essa è lontana dai valori morali alla base della nostra società… ma perché mai Internet dovrebbe rispecchiare i nostri valori morali?

Al mondo ci sono milioni di persone che la usano, molte di esse hanno valori diversi dai nostri, e noi non possiamo avere la certezza di quali siano quelli “giusti” (ammesso che il “moralmente giusto” esista, certo). Anche se la nostra società è basata su certi valori, non è detto che essi debbano essere rispecchiati in ogni mezzo di comunicazione, soprattutto se, come nel caso di Internet, tale mezzo ha il grandissimo pregio di non poter essere soggiogato a valori arbitrari.

Ora arriva il problema vero e proprio: l’educazione dei figli. Sempre più persone sembrano essere seriamente preoccupate da questo problema, asserendo che Internet costituisce un elemento che può far “travisare” (parole sue) certi valori. Non metto in dubbio che i genitori abbiano il diritto di dare ai propri figli i valori morali che ritengono più adatti, e non metto in dubbio che abbiano anche il diritto di difendersi da quelle realtà che, a loro avviso, rappresentano per essi una minaccia.

La soluzione proposta, finora, pare essere stata però solo quella di limitare i contenuti di Internet e fare in modo che chiunque possa accedervi senza timore di venire a contatto con determinate realtà. Tutti, insomma, pensano più o meno esplicitamente a una limitazione di Internet stessa, in un certo senso vogliono esercitare su di essa dei diritti che personalmente ritengo infondati.

Vorrei tanto sapere perché, se Internet può rappresentare una minaccia per i più piccoli, i genitori vogliano poter in qualche modo limitarne i contenuti per non compromettere la crescita morale dei propri figli e non preferiscano, invece, tenerli lontani dalla Grande Rete finché essi non saranno moralmente pronti ad affrontarne i contenuti stessi così come sono.

Non si può pretendere di cambiare la realtà di un mondo (sul quale ci si può solo affacciare senza dettar delle regole) per renderlo a misura di tutti, semmai bisogna fare in modo che tutti siano in grado di comprenderlo anche nei suoi aspetti più “particolari” (per la nostra cultura, sia inteso). Allo stesso modo, è inutile cercare di scappare dai problemi ovattando una realtà a scopi moralistici, bisogna avere bensì il coraggio di rapportarsi ad essa serenamente e, semmai, trarne alcuni spunti per insegnare agli altri ad accettarla così com’è, nei suoi pregi e difetti.

Se per i bambini la Rete puo` costituire un pericolo, beh, semplicemente li si tiene lontani da essa finche´ non li si riterra` sufficientemente pronti e maturi per affrontarla. E non mi si venga a dire che non si hanno i mezzi per tenere un bambino lontano da un modem.

L’ultima affermazione, sinceramente (“Cosa stiamo dando… forza di volontà.”), mi sembra di una retorica sconcertante.
La filantropia universale non è mai esistita nemmeno nel mondo reale, e tantomeno esiste su Internet, che non e` portatrice di alcun valore, di nessun tipo. La Rete, semplicemente, ci mette di fronte, in modo anche brutale, a determinate realta`, per noi piu` o meno “morali”. La forza di volonta` dipende solo da noi stessi: possiamo averne abbastanza per poter rapportarci serenamente a questi contenuti o possiamo soccombere ad essi.

Se si rientra nel primo caso, nessun problema, se invece si e` nel secondo gruppo allora forse e` venuto il momento di staccare il modem.

Distinti Saluti.

PS: per questioni personali ho preferito rimanere anonimo, spero che questo non costituisca un motivo per non pubblicare questa lettera.

Punto Informatico non usa pubblicare lettere anonime e questa è la prima e probabilmente unica eccezione. Si invitano tutti coloro che non vogliono apparire con nome e cognome di esplicitare l’intenzione ma di firmare ugualmente le lettere. Sarà cura della redazione eventualmente pubblicarle per il beneficio di tutti ma con l’indicazione “lettera firmata”. la Redazione

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Pubblicato il
13 mag 2002
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