Alcuni anni fa ha convinto le major discografiche ad affrontare la distribuzione di musica on-line, dando di fatto vita ad un nuovo mercato da affiancare all’allora neonato iPod; oggi Apple ci sta provando di nuovo, questa volta però con i film .
Tra l’una e l’altra cosa, però, tutto cambia, a partire dal tipo di utilizzo che gli utenti fanno di musica e film: una canzone la si ascolta più e più volte, anche nel corso della stessa giornata; è breve e poco impegnativa (salvo casi particolari) e la si può ascoltare “passivamente” mentre si fanno altre cose, per esempio mentre si fa jogging, quando si va in auto, o anche mentre si lavora. La visione di un film è invece qualcosa di più impegnativo, presuppone “attenzione” da parte di chi lo vede, e un certo tempo a disposizione: non lo si può certo vedere al lavoro, o mentre si fa jogging. Infine, un film si può rivedere volentieri a distanza di qualche mese ma di sicuro non è qualcosa che si guarda più volte durante la stessa giornata e nemmeno a distanza di pochi giorni.
È evidente, quindi, che l’approccio dell’utente verso l’acquisto di un film è completamente differente: spendere 1 euro per una canzone o 10 euro per un CD, che si ascolteranno centinaia di volte, è molto diverso dallo spendere 12 o 14 euro per un film, che si vedrà al massimo due o tre volte all’anno.
Ancora diverso il discorso dei video musicali o delle serie televisive: la minore durata degli episodi (e quindi il minor “impegno” per la fruizione), la mania di collezionismo dei fans di alcune serie o di alcuni cantanti, e soprattutto il prezzo minore, ha fatto si che questi prodotti, già in vendita da diverso tempo sullo store americano, riscuotessero da subito un discreto successo.
Va poi sottolineato come nel settore cinematografico Apple non sia riuscita a stringere accordi con le major, e l’offerta attuale (video musicali e serie televisive a parte) consiste nel catalogo Disney e relativi marchi (Pixar, Miramax e Touchstone). Ufficialmente gli accordi con gli altri studios non sono andati a buon fine a causa della mancata convergenza su prezzi e tecnologie DRM impiegate.
A tal riguardo proviamo a fare un confronto tra il negozio di Apple e quello di Amazon, che ha aperto qualche giorno prima della Mela riuscendo a strappare gli accordi con quasi tutte le major (Universal, Sony, Warner Bros, Metro-Goldwyn-Mayer, 20th Century Fox, Paramount).
Unbox (questo il nome del negozio di Amazon) consente di acquistare film a prezzi compresi tra i 7,99 e 14,99 dollari. Apple offre i nuovi film in prenotazione a 12,99 dollari, mentre i film a catalogo sono in vendita a prezzi che variano tra i 9,99 e i 14,99 dollari. Amazon permette anche di noleggiare un film a 3,99 dollari, ma con forti limiti: il film dev’essere visto entro 30 giorni dal download e una volta iniziata la visualizzazione, deve terminare entro le 24 ore; Apple non offre nulla di simile. Per poter usufruire del servizio di Amazon è necessario possedere un PC con Windows XP (a detta di molti “ben carrozzato”), mentre i film venduti sull’iTunes Store funzionano sia su Mac OS X che su Windows XP, in quanto la loro visualizzazione avviene attraverso iTunes. Andiamo avanti: un film comprato sull’iTunes Store non può essere masterizzato, mentre un film comprato su Unbox si può masterizzare, ma potrà essere visto solo sul computer con l’apposito player, il che rende la masterizzazione quasi inutile. Apple invece consente di caricare il film sull’iPod, rendendo di fatto possibile la sua visualizzazione ovunque, a patto di avere un iPod video che può essere collegato a qualsiasi televisore: al contrario, non c’è ancora assoluta certezza sulla compatibilità dei film di Amazon con i player portatili (si parla di un 5% dei player in commercio che dovrebbero essere compatibili). Infine, Apple consente di autorizzare fino a 5 computer alla visione del film, mentre Amazon consente la riproduzione su 2 diversi computer. La qualità dei due prodotti è simile; Apple, in particolare, offre i suoi film in formato di compressione H.264 alla risoluzione di 640 x 480 punti (il formato effettivo dipende poi dalle proporzioni del film) con audio in dolby surround.
In definitiva, se Amazon offre un catalogo di titoli decisamente più vasto, Apple dà ai suoi utenti un po’ più di libertà e flessibilità nell’uso dei contenuti acquistati. Secondo molti analisti, il servizio di Amazon sarebbe destinato al fallimento perché troppo restrittivo, ma a quanto pare le major non la pensano allo stesso modo visto che hanno preferito questo tipo di soluzione rispetto a quella prevista da Apple. Se nei primi mesi di questo confronto on-line l’iTunes Store dovesse riscuotere un maggior successo rispetto al servizio di Amazon (nonostante l’offerta inferiore), gli studios potrebbero cambiare idea e concedere i diritti di vendita dei loro film anche ad Apple.
Quello che è certo, è che in entrambi i casi l’utente si trova di fronte ad un prodotto cinto di paletti, ma con un prezzo vicino alla sua controparte materiale, ovvero il DVD che si può comprare in negozio. Non sarà facile far presa sugli utenti con un servizio di questo tipo: per quanto riguarda la musica, lo store online permette di fare acquisti di brani singoli e di masterizzarli senza limiti, il che può essere conveniente rispetto all’acquisto di un CD. La vendita di film manca proprio di questi vantaggi, in quanto è poco più conveniente di un DVD e non si può masterizzare per poterne usufruire su ogni lettore. Per qualcuno può essere comunque una buona soluzione, ma per molti altri il costo è troppo elevato e i limiti troppo restrittivi. Se nel mercato dei film la strada di Apple appare dunque tutta in salita, il CEO Steve Jobs potrebbe avere ancora un asso nella manica, forse due.
Il primo è iTV, nome provvisorio assegnato ad un media extender che consentirà di prelevare i contenuti di un Mac (probabilmente anche di un PC, se si appoggerà ad iTunes) per metterli a disposizione di televisore, impianti Hi-Fi, e quant’altro. iTV, la cui uscita è prevista per il prossimo anno, sarà dotato di rete Ethernet, rete Wireless, USB 2.0, porta HDMI e video component, uscita audio analogica e digitale, telecomando. Di sicuro non è niente di innovativo: in commercio esistono già prodotti più o meno simili, ma come al solito Apple punta sull’integrazione dei suoi prodotti per offrire soluzioni complete. Con iTV nel salotto di casa si potrà avere accesso a tutti i contenuti di iTunes senza avere necessariamente un media center, e questo darà valore aggiunto a tutto ciò che si acquisterà sull’iTunes Store: musica, video e film.
Il secondo asso nella manica potrebbe essere il tanto chiacchierato iPod a tutto schermo. È vero che l’odierno iPod video va più che bene come “contenitore multimediale”, e la qualità di riproduzione video è molto buona, ma di certo non è l’ideale per guardare i film. Pur se destinato a rimanere un prodotto di nicchia rispetto ai suoi “fratelli minori”, un iPod wide screen (o comunque con schermo più ampio dell’attuale) potrebbe rivelarsi il gadget giusto da abbinare alla vendita di film, a meno che Jobs non consideri inutile un iPod di questo tipo e si voglia concentrare solamente sul dispositivo “da salotto”.
Esiste poi una possibilità ancor più remota, ossia la convergenza di funzionalità audio, video e telefonia in un singolo dispositivo: stiamo parlando del tanto vociferato iPhone, che alcuni attendevano già lo scorso Apple Expo. Nelle ultime settimane i rumors si stanno facendo sempre più insistenti, e c’è addirittura chi pronostica che l’iPod-fonino integrerà una fotocamera da 3 megapixel.
Pur rimanendo molto scettico sull’arrivo a breve di un dispositivo di questo tipo, quella di un iPod cellulare è certamente una possibilità che andrebbe a contrastare l’avanzata di altri prodotti simili (in particolare quelli prodotti da Sony-Ericcson), e che consentirebbe di girare con meno gadget nelle tasche. Resta da capire come Apple intenda ampliare la propria offerta di iPod. Al momento attuale esistono tre modelli ben differenziati come fasce di prezzo: un iPod wide screen o un iPod cellulare si posizionerebbero sicuramente nella parte più alta del loro segmento, ma va considerato che i prodotti più venduti sono quelli della fascia bassa. Apple è dunque divisa fra la volontà di non scommettere troppo su un segmento che potrebbe rimanere di nicchia, e la necessità di non lasciare scoperto un segmento del mercato che lei stessa ha contribuito a creare. La strada che Apple sceglierà di percorrere diverrà probabilmente nota poco prima di Natale o in occasione del prossimo Expo di gennaio.
Domenico Galimberti
(Per contattare l’autore scrivere alla redazione )