La FIFA esclude Linux e Mac. Evvai!

La FIFA esclude Linux e Mac. Evvai!

di L. Assenti. Yahoo! piazza una partnership con FIFA che le consente di promuovere i propri servizi di streaming audio-video a pagamento. E l'esclusione di un certo numero di utenti porta acqua al suo mulino
di L. Assenti. Yahoo! piazza una partnership con FIFA che le consente di promuovere i propri servizi di streaming audio-video a pagamento. E l'esclusione di un certo numero di utenti porta acqua al suo mulino


Roma – Il sito della FIFA pensato per i Mondiali di Calcio in corso di svolgimento offre contenuti a pagamento, contenuti che sono fruibili soltanto agli utenti internet che siano dotati di sistemi operativi Windows. Una situazione che ha avuto un notevole risalto sui media internazionali e che consente al partner FIFA per l’occasione, nientemeno che Yahoo!, di pubblicizzare i propri servizi.

L’idea di lanciare servizi in streaming a pagamento è relativamente recente e Yahoo! è stata una delle prime grandi net-companies ad abbracciare questo modello. In un periodo in cui ne ha combinate di cotte e di crude per rilanciare il proprio business e far fronte alla contrazione del mercato pubblicitario, per Yahoo! appare evidentemente come una strada non solo percorribile ma necessaria la possibilità di fornire pacchetti di contenuti audio-video dietro “abbonamento”.

E così si arriva alla partnership con FIFA, occasione d’oro per tirar dentro un po’ di dindi, sperimentare le tecnologie e far vedere a tutto il mondo come questa idea possa funzionare.

Dalle reazioni sorprese (se non addirittura arrabbiate) dei media per l’esclusione degli utenti non-Windows, si può ritenere che l’obiettivo sia centrato.

Aver suscitato tale clamore per l’esclusione da un’offerta online a pagamento di un certo numero di utenti, non elevatissimo perché utenti Mac e Linux, dimostra che vi sono eventi, come i Mondiali di Calcio, in cui pacchetti da 4 minuti in streaming venduti a 20 dollari non solo rappresentano un’offerta che i naviganti richiedono ma persino un tipo di servizio a pagamento per il quale sono disposti a litigare.

Di certo è presto per dire se questo genere di offerta potrà affermarsi in un mondo cyber che non sembra avere alcuna inclinazione a pagare per accedere alle risorse che vengono messe a disposizione online. Ma ora Yahoo!, e non solo, potrà dimostrare che ci sono casi in cui questa formula funziona. Difficile credere che questo micromiracolo sia dovuto esclusivamente all’ipnosi collettiva suscitata da un pallone preso a calci.

Lamberto Assenti

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Pubblicato il
5 giu 2002
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