Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che, per usare le parole di Governo.it , “prevede la possibilità per l’autorità giudiziaria di prelevare, pur in un contesto di piena tutela dell’indagato e in un’ottica di non invasività, parti di materiale biologico (capelli, peli , saliva) che consentano l’individuazione del profilo genetico dell’individuo, a fini di raffronto con profili genetici rintracciati nel corso di indagini giudiziarie”.
Si tratta di una norma, specifica Il Manifesto , secondo cui il prelievo forzoso del DNA potrà essere esteso a tutti coloro che vengono arrestati in flagranza di reato quando il crimine può essere punito con pene superiori ai tre anni, oppure con l’ergastolo. “Per intenderci – scrive il quotidiano – la resistenza a pubblico ufficiale ha come massimo cinque anni di pena”.
La nuova normativa di fatto espande la raccolta di informazioni per il database giudiziario del DNA a suo tempo richiesta solo per i reati collegati al terrorismo. Inserita nel controverso Decreto Pisanu , all’epoca questa pratica trovò compatta l’opposizione del centro-sinistra.
Il disegno di legge, proposto dal ministro della Giustizia Clemente Mastella , prevede che si richieda all’arrestato di sottoporsi al prelievo forzoso. In caso di opposizione il PM potrà ricorrere al giudice chiedendo il prelievo coatto, una richiesta che per essere efficace dovrà essere convalidata entro 48 ore. Il prelievo dovrà essere effettuato alla presenza del legale dell’accusato.
Ciò che inquieta alcuni è il rafforzamento del database del DNA, che sarà istituito a breve, e che ospiterà anche tutte le informazioni genetiche rilevate sul luogo dei delitti. Secondo Mastella si tratta di “un modo per garantire la sicurezza e infliggere una sorta di paura più forte contro quelli che ritengono di farla franca”. Il Manifesto riporta anche l’opposizione di Giuliano Pisapia, a guida della Commissione per la riforma del codice penale in seno al Ministero: “Credo sia stato grave decidere in consiglio dei ministri dimenticando il dibattito sulla questione”.
Va detto che sono sempre più numerosi i paesi occidentali che ricorrono a simili database per contrastare, non solo il terrorismo, ma anche la criminalità spicciola. È il caso ad esempio degli Stati Uniti, dove l’ FBI da tempo gestisce uno strumento tecnologico di questo tipo che, a detta degli inquirenti, si rivela sempre più uno strumento efficace.