Pedoweb, cresce la tecnologia contro

Pedoweb, cresce la tecnologia contro

Microsoft Italia ha presentato ieri un nuovo software che contribuirà alle indagini della Polizia Postale. Intanto un algoritmo passa al setaccio MySpace: in manette un utente del portale
Microsoft Italia ha presentato ieri un nuovo software che contribuirà alle indagini della Polizia Postale. Intanto un algoritmo passa al setaccio MySpace: in manette un utente del portale

Lo sviluppo tecnologico al servizio della lotta contro la pedopornografia in rete, considerata da più parti un fenomeno che sfrutta sempre più gli ambienti sociali frequentati spesso e volentieri da minorenni. Ieri Microsoft Italia ha presentato insieme alla Polizia Postale il suo nuovo software di indagine e contrasto alla pornografia infantile dentro e fuori dalla rete, un software che sarà utilizzato gratuitamente. Dall’altra parte dell’oceano, intanto, Wired dà nota di un singolare esperimento di “tracciamento” eseguito sui network di MySpace , il social network che fa capo al tycoon australiano Rupert Murdoch.

Il sistemone Microsoft si chiama CETS , acronimo di Child Exploitation Tracking System , ed è in fase di adozione presso la Polizia Postale il cui direttore, Domenico Vulpiani, ha partecipato alla presentazione. CETS, sviluppato insieme alle forze dell’ordine di diversi paesi, è già una realtà in Canada dove, nel giro di un anno, ha contribuito all’individuazione di 140 casi di pedopornografia in rete.

In buona sostanza il CETS, spiega Microsoft, consente di aprire un canale di dialogo e condivisione intelligente tra le diverse polizie e nell’ambito delle 76 sedi della PolPost italiana: in questo modo possono essere scambiati enormi quantitativi di informazioni sulle indagini e sui dati a disposizione degli inquirenti in modo molto rapido, consentendo confronti in real time di documenti, profili personali, domini e via dicendo. Un grande occhio, per così dire, capace di dare una visione di insieme di tutti i materiali messi a disposizione dai diversi dipartimenti coinvolti.

Che sul progetto il Governo italiano nutra molte speranze è indicato anche dalla partecipazione al lancio del CETS del viceministro dell’Interno Marco Minniti e del Capo della Polizia, il prefetto Giovanni de Gennaro. Per Microsoft, e la presenza del CEO Steve Ballmer lo dimostra, è un’occasione importante di promozione, tanto che con il CETS l’azienda ha lanciato SicuramenteWeb , un’iniziativa che impegnerà Microsoft Italia, in collaborazione con ONG, partner ed istituzioni, nel diffondere una maggiore consapevolezza della sicurezza informatica presso famiglie e giovani.

Ma ieri è stata anche la giornata in cui l’hacker Kevin Poulsen, da tempo redattore di Wired , ha svelato una singolare indagine tecnologica che la polizia statunitense ha condotto su MySpace sfruttando un software da lui stesso realizzato. Un’inchiesta per verificare se sia possibile individuare con l’ausilio dell’informatica i potenziali “predatori” che come molte cronache raccontano si anniderebbero nel celebre network. Scansionando più di un milione di profili alla ricerca di persone già condannate per reati sessuali(“sex offenders”), il software ne ha rapidamente individuata una, un risultato che fin qui MySpace aveva negato si potesse ottenere, scrive Poulsen. Un risultato ottenuto comparando i dati della polizia sui sex offender ai nomi e nick utilizzati su MySpace dai suoi membri.

“A maggio – scrive Poulsen – ho iniziato una ricerca automatica delle iscrizioni su MySpace a caccia di 385.932 sex offenders di 46 stati, dati presi dal registro Sex Offender del Dipartimento di Giustizia (…) Ho cercato i nomi e i cognomi, limitando geograficamente i risultati ad un raggio di cinque miglia dal CAP registrato per ciascun offender”. Il software, che entro la settimana Wired rilascerà con licenza open source, si è dilungato su molti incroci di dati non attinenti o non verificabili ma “lavorando part time per qualche mese, ho analizzato i dati e comparato manualmente fotografie, età e altri dati”.

Tolti i fake, Poulsen ha individuato 744 sex offender con profili su MySpace, dopo un’analisi di solo un terzo dei dati. Di questi, 497 sono stati condannati per reati contro bambini e, tra questi, sei sono recidivi. 243 dei 497, inoltre, hanno condanne emesse dopo il 2000.

Sfruttando il suo software e i suoi risultati, Poulsen ha quindi potuto individuare quante di queste persone stessero sfruttando MySpace per avvicinare ragazzi e ragazze. In un caso, quello di Andrew Lubrano, a quanto pare poco abile nel cancellare le tracce delle proprie conversazioni, si è giunti all’arresto per i suoi contatti piccanti con un 14enne. Negli altri casi, spiega Poulsen, ci sono ora gli elementi quantomeno per tenere sott’occhio le attività dei sex offenders.

MySpace da parte sua ha dichiarato a Poulsen che sarebbe felice di estromettere tutti i riconosciuti sex offender dal proprio network ma, prima di farlo, attende “normative specifiche”. Quel che appare certo è che ora sarà più facile per i cybercop rispondere ad un’esigenza che sempre più spesso riecheggia nelle aule di tribunali e in quelle del legislatore americano, e che spesso si accompagna a richieste di censura delle attività web.

Ma non si tratta della soluzione definitiva. Lo ammette Poulsen e lo ribadisce Cory Doctorow sul suo BoingBoing scrive : “Questo funziona soltanto se i sex offender utilizzano online i propri nomi e cognomi (…)”. Il che significa che dinanzi ad un check continuativo di questo tipo tutti i sex offender passerebbero rapidamente all’uso di alias.

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Pubblicato il
17 ott 2006
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