Interviste/ Mosaico, il gestionale che ama l'open source

Interviste/ Mosaico, il gestionale che ama l'open source

L'ideatore del progetto Mosaico, il primo gestionale italiano open source, spiega quali ragioni hanno portato la sua azienda a scegliere il canale open source e quali opportunità di business esso offra
L'ideatore del progetto Mosaico, il primo gestionale italiano open source, spiega quali ragioni hanno portato la sua azienda a scegliere il canale open source e quali opportunità di business esso offra

Roma – “Mosaico Sorgente Aperto” viene definito dai suoi ideatori “il primo software gestionale open source italiano”, una caratteristica che lo rende un’esperienza senza dubbio interessante nel panorama nazionale. Pubblicato sotto licenza free software, il programma può essere liberamente scaricato da Internet insieme al suo codice sorgente. Dietro a Mosaico vi è Computer Inside, un’azienda con sedi a Milano e Genova che sviluppa da anni software applicativi studiati ad hoc per le PMI. Computer Inside, si legge nel profilo aziendale, “si propone di diffondere il software open source e le sue applicazioni, seguendo una corrente di pensiero che consente a chiunque di esaminare, utilizzare e modificare i sorgenti del programma”.

Con Mosaico, Computer Inside ha deciso di seguire un business necessariamente fondato sulla fornitura di servizi a valore aggiunto agli utenti: dall’assistenza alla formazione, dall’analisi dei risultati alla personalizzazione e ottimizzazione del programma.
Proprio in questi giorni l’azienda italiana ha inaugurato il nuovo portale interamente dedicato a Mosaico, www.mosaicostore.it da cui è possibile, oltre che scaricare il programma, accedere ai vari servizi offerti all’utenza e acquistare prodotti hardware e software che vanno a completare Mosaico (stampanti, terminali portatili e lettori manuali di codici a barre).

Carlo Cassinari Punto Informatico ha intervistato Carlo Cassinari, ideatore e responsabile del progetto Mosaico, per capire cos’ha spinto un’azienda italiana già presente sul mercato a rivolgersi al canale open source, quali opportunità di crescita e di business le si pongono davanti e qual è stata la risposta da parte del mercato e della comunità di sviluppatori.

Punto Informatico : Come e quando nasce il progetto Mosaico?
Carlo Cassinari : Le radici del progetto affondano nel lontano 1988, anno in cui abbiamo iniziato a seguire i nostri primi clienti a livello gestionale. Mano a mano che proseguivamo nel nostro lavoro abbiamo visto quali erano le effettive esigenze di un certo tipo di clientela: parlo dell’artigiano, dell’installatore, del commerciante, dell’azienda commerciale all’ingrosso, ecc. Si trattava di esigenze di semplicità, di velocità d’utilizzo, di dati pronti da analizzare. Da queste basi abbiamo cominciato a ragionare su un progetto gestionale più ampio di quello che stavamo fornendo, ma che rimanesse comunque nell’ambito della media e piccola impresa. Dopo di che abbiamo raccolto un po’ d’esperienza: fino al ’97 non abbiamo fatto altro che creare software personalizzati. A partire da questo anno abbiamo iniziato a scrivere Mosaico, un software che abbiamo poi rilasciato sotto licenza open source a partire dal 2000.

P.I. : Perché ad un certo punto avete scelto il canale open source?
C.C. : E’ molto semplice. Nel ’97 abbiamo iniziato a lavorare su Internet fornendo, attraverso dei server, diversi servizi ai nostri clienti: questo ci ha fatto entrare in diretto contatto con Linux. L’utilizzo di Linux ci ha fatto capire che l’open source è una strada buona sotto diversi aspetti. In primis, abbiamo la possibilità di diffondere molto semplicemente un programma e dare la possibilità ai nostri clienti ? come vuole la filosofia open source ? di poterlo modificare, verificare, aggiornare o sviluppare in una certa direzione per rispondere a determinate esigenze. In più dovevamo comunque differenziarci in qualcosa rispetto al resto del mercato. Il mercato dei gestionali in Italia è molto frammentato, anche per il fatto che ci sono moltissime aziende che preferiscono produrre in casa il proprio gestionale. Noi volevamo fare davvero qualcosa di nuovo, di diverso, che desse la possibilità anche alla piccola impresa, che in genere non ha i mezzi economici da investire per lo sviluppo di sana pianta di una soluzione gestionale, di potersi avvantaggiare di un software gestionale aperto e liberamente personalizzabile. Questa strada, che si sta rivelando per noi vincente, ha fatto sì che attorno al nostro progetto sia nata una comunità di sviluppatori che si sta preparando a supportare lo sviluppo di Mosaico in diverse realtà: qualcuno sta addirittura facendo il porting in altri linguaggi. P.I. : L’approccio open source ha dunque in qualche modo catalizzato l’attenzione di altri sviluppatori al progetto?
C.C. : Sì, abbiamo contatti con diversi sviluppatori e abbiamo attivato su Sourceforge.net un canale Mosaico ? un progetto approvato dalla comunità ? che ci consentirà di gestire e organizzare il lavoro di tutti gli sviluppatori che intendono collaborare a Mosaico.

P.I. : Per Mosaico avete adottato la licenza GPL. Perché questa scelta?
C.C. : Molto semplicemente, abbiamo voluto ricalcare le orme di Linux. Essendo Linux pubblicato sotto la GPL, e la nostra intenzione è quella di portare Mosaico sotto questo sistema operativo, abbiamo ritenuto opportuno adottare da subito questa licenza e seguire in pieno quella che è la filosofia del software libero.

P.I. .: In uno dei suoi attacchi al free software, di recente Bill Gates ha lasciato intendere che chi abbraccia la GPL farebbe meglio a darsi all’agricoltura. Se facessimo visita ai vostri uffici, troveremmo forse zappe e rastrelli?
C.C. : No… Trovereste tantissimi dischetti, tantissimi CD con Linux e tantissime scatole della SuSE, per esempio. Quindi, nonostante il prodotto (SuSE Linux, NdR) sia libero, noi abbiamo comunque preferito, come tanti altri, acquistare la scatola per avere il CD, il manuale e il supporto tecnico. Cosa che ci aspettiamo avvenga anche con Mosaico, per il quale abbiamo fornito servizi analoghi. E’ limitativo associare il concetto di GPL a quello di gratuito, se questo è il messaggio di Microsoft. Noi non stiamo coltivando vegetali, ma stiamo coltivando un software che sta crescendo molto rapidamente.

P.I. : Il CTO di Microsoft, Craig Mundie, sostiene che “la GPL è essenzialmente il tentativo di dar vita ad una comunità chiusa di persone che sono vincolate alla condivisione dei sorgenti e alla distribuzione gratuita dei diritti: due fattori che rendono impossibile far nascere un’attività commerciale attorno ad un prodotto software, a meno che non si tratti di business tangenziali”. Secondo lei, cosa c’è di male nel guadagnare dai ?business tangenziali?, ovvero dai servizi nati dal software distribuito gratuitamente?
C.C. : Credo che questo dovrebbero spiegarcelo loro. Se oggi un utente qualunque va sul sito di Mosaico trova il programma da scaricare e una serie di servizi che stanno crescendo di giorno in giorno: questi servizi danno modo agli utenti di poter sfruttare il programma al 100%. Si sa infatti benissimo che un software qualunque, come ad esempio la suite OpenOffice, una volta installato sul proprio computer funziona ed è utilizzabile, ma l’utente può sicuramente ottenere maggiori risultati grazie all’apporto di chi conosce, realizza o ha studiato a fondo il prodotto. Sarà capitato a chiunque di utilizzare un software magari anche molto a lungo e un giorno, leggendo per caso una pagina del manuale, di scoprire una funzione che gli sarebbe stata utilissima. Questo per dire come sia perfettamente possibile creare un ottimo business basato sulla fornitura di servizi di formazione, assistenza e personalizzazione del prodotto. Mosaico, ad esempio, è molto flessibile, ma proprio perché si adatta a tante realtà diverse, dà il meglio se configurato su misura di chi l’utilizza. Tutti i nostri servizi puntano a soddisfare le esigenze dell’utente in maniera molto precisa.

P.I. : Ho visto che avete avviato anche un programma di certificazione.
C.C. : Sì, e sta andando anche molto bene. Abbiamo continue richieste e al momento abbiamo già certificato un piccolo ma importante numero di aziende. Dico importante, perché questo è un grande passo verso la creazione di un nuovo modo di fare business. Quello che stiamo tentando di fare è dar vita ad una comunità di aziende, e dunque non più solo di sviluppatori, che conoscono i loro clienti sul territorio e gli forniscono direttamente il servizio utilizzando Mosaico. Da parte nostra ricevono supporto e formazione sul prodotto in maniera molto più approfondita rispetto a quella che potremmo fare sull’utente finale: le aziende certificate possono così andare ad erogare direttamente i servizi fatturandoli all’utente finale. In questo senso non stiamo creando dei business tangenziali, ma stiamo creando un business vero e proprio. P.I. : Vi sentite un po’ pionieri sul mercato italiano?
C.C. : Mosaico è il primo software gestionale open source italiano: questo sembra ormai assodato. Su questo, dunque, probabilmente siamo dei pionieri. Non ci stiamo però inventando nulla di nuovo, visto che comunque alla fine dobbiamo mangiare anche noi: a bilancio, a fine anno, i ricavi ci devono essere. Di conseguenza, siamo pionieri forse dell’idea, ma siamo comunque un’azienda che deve fare business, e questo indipendentemente dalle ottime idee o ideologie che possiamo avere. Pionieri sì, ma con i piedi per terra: che è poi la cosa più importante.

P.I. : Non avete il timore che qualcuno riutilizzi il vostro codice per dar vita ad un prodotto concorrente?
C.C. : Ottima domanda. È stata forse una delle prime che ci siamo posti quando dovevamo scegliere se passare all’open source. Effettivamente questa possibilità esiste, ovvero la possibilità che qualcuno ci faccia concorrenza col nostro codice sorgente. La licenza GPL, fra le tante clausole, ne ha però anche una che dice che qualunque prodotto nasca da Mosaico sorgente aperto o comunque da qualsiasi altro prodotto distribuito sotto GPL, debba comunque mantenere il nome e la paternità indicando che si tratta di modifiche del codice sorgente originale. Ne consegue che una qualunque azienda o persona che voglia utilizzare i sorgenti di Mosaico per sviluppare un altro software, deve innanzitutto conservare il nome originario, a cui al massimo può affiancare un altro nome o numero di versione: questo significa che se qualcuno decidesse di sviluppare un software basato su Mosaico per il settore delle calzature, potrebbe ad esempio chiamarlo Mosaico Scarpa. Ma questo del resto torna a vantaggio anche di chi sviluppa il software, visto che può sfruttare un marchio già conosciuto. Ma questo per noi non è un problema, ed anzi lo riteniamo uno dei vantaggi dell’open source. Per incoraggiare lo sviluppo di altre versioni di Mosaico noi siamo persino disponibili ad ospitare ? si veda la sezione meeting point del nostro sito ? software di terzi che abbiano ovviamente a che fare con Mosaico o siano stati sviluppati a partire da Mosaico: a questi sviluppatori o aziende diamo inoltre la possibilità di pubblicizzare il loro prodotto ed essere presenti su Internet, tutto questo senza dover necessariamente investire in spazio Web e advertising. Diamo dunque noi stessi la possibilità agli altri di fare, fra virgolette, concorrenza a Computer Inside, a Mosaico.

P.I. : Dunque voi siete l’esempio vivente che guadagnare dal software free attraverso i servizi a valore aggiunto è cosa fattibile.
C.C. : Io sono convinto che si debba guadagnare attraverso i servizi. Per un semplice motivo: sono l’unica cosa che viene effettivamente erogata al cliente. Le licenze d’uso con cui vengono venduti i software commerciali è solo il permesso di utilizzare un prodotto, ma da sola non basta a coprire le esigenze: nel momento in cui utilizzo un software non è detto che io abbia risolto il mio problema o abbia soddisfatto le mie esigenze. Come utente, devo dunque essere in grado di utilizzare un prodotto al 100%, e questo può essere ottenuto solo attraverso il codice aperto e la possibilità di personalizzare il prodotto: se non lo so fare da solo mi devo necessariamente appoggiare a qualcuno, e qui entra in gioco chi lo ha sviluppato o chi è stato certificato per offrire formazione e supporto al prodotto.

P.I. : Lei prima ha parlato del porting di Mosaico verso Linux. Lo avete già iniziato?
C.C. : La scrittura del codice deve ancora iniziare, ma stiamo già scegliendo accuratamente gli strumenti di sviluppo da utilizzare per questo ambiente. All’inizio la nostra scelta era caduta, visto che Mosaico è scritto in Delphi, su Kylix, ma in un secondo momento abbiamo poi deciso di avvalerci dello strumento di Borland per sviluppare solo applicativi a corollario di Mosaico, avvalendoci invece, per la stesura del codice di base, di tecnologie totalmente open source. Per il linguaggio stiamo pensando a PHP mentre per gestire la base di dati ci avvarremo sicuramente di MySQL. Kylix e Delphi verranno invece impiegati per quelle applicazioni più strettamente vincolate all’hardware: un esempio è il collegamento con il lettore di codici a barre, una funzione che non potendo essere gestita attraverso il browser, dovrà essere implementata con un programma stand alone. Questo ci porterà a dividere il lavoro in due grosse tranche: una parte importante, il core del prodotto, che girerà, grazie a strumenti multipiattaforma come PHP, MySQL e Apache, sia su Linux che su Windows; un’altra parte, costituita dalle applicazioni che necessitano ancora di uno sviluppo dipendente dalla piattaforma, verranno invece sviluppate, a seconda del sistema operativo target, su Kylix o Delphi.
Teniamo presente che il PHP è in continua espansione ed è forse uno dei progetti open source più supportati al mondo, di conseguenza ci agganciamo ad una comunità di sviluppatori già forti e accreditata presso un gran numero di utenti. P.I. : È curioso l’utilizzo di PHP per lo sviluppo di un’applicazione prevalentemente off-line.
C.C. : Qui ci scopriamo un po’. In effetti la nuova versione di Mosaico non sarà solo off-line. Tutti stanno parlando di servizi basati su Web e noi stiamo facendo riferimento al progetto SQL Leger per costruire un’applicazione che possa girare, attraverso un browser, in locale, sulla intranet o in Internet.

P.I. : Ancora oggi i gestionali girano spesso su sistemi client dalle risorse hardware molto modeste. Non rischiate, avvalendovi di tecnologie Web, di appesantire notevolmente il vostro software?
C.C. : Altra ottima domanda. Premetto subito che noi utilizziamo PHP, MySQL e Apache già da anni per sviluppare applicativi Web ad hoc per i nostri clienti. Ebbene, abbiamo installato e fatto girare con successo questi strumenti su macchine molto modeste, come ad esempio dei Pentium 200 MMX con 64 MB di RAM, e devo dire che giravano bene.

P.I. : L’interazione con la rete apre la strada a moltissime funzionalità, come ad esempio l’accesso al gestionale da dispositivi mobile. Avete già previsto qualcosa in questo senso?
C.C. : Abbiamo sviluppato una routine d’esportazione verso i palmari. Su PalmOS è già possibile utilizzare un Mosaico viewer, ovvero uno strumento che consente di vedere lo scadenziario di diversi fornitori e clienti, i listini e le giacenze di magazzino. Il tutto con un solo click… anzi, due. Questo è un primo passo verso un’apertura che aumenterà con la possibilità di passare attraverso il Web. Faccio un esempio: il palmare riceve come nativi formati tipo VCF, vCalendar, ecc. Molto semplicemente, per esportare da Web uno scadenziario clienti/fornitori verso il palmare sarebbe possibile inviargli un SMS contenente un formato vCalendar. Questo fa già capire quali siano le possibilità di un’applicazione Web.

P.I. : Per il futuro avete in mente il porting di Mosaico anche verso altre piattaforme, oltre a Linux?
C.C. : Come ho detto prima, gli strumenti da noi utilizzati ? Apache, PHP e MySQL – consentirebbero di andare anche su altre piattaforme più ?elitarie?, per così dire, come Solaris o Mac OS X. In questo senso, ci sarà probabilmente una convergenza.
Il vantaggio dell’open source è che catalizza l’attenzione anche delle grandi realtà: noi stiamo ad esempio attivando una partnership con IBM molto interessante che porterà indubbi vantaggi.
Il fatto che anche Apple abbia adottato per il suo nuovo sistema operativo un cuore open source Unix-like, dà la possibilità a noi sviluppatori di portare su questa piattaforma i nostri software per Linux, e questo con poche modifiche al codice. Anche se, devo dire la verità, noi non siamo molto favorevoli ai porting ?pari pari? di applicazioni da una piattaforma all’altra. Faccio un esempio: quando da DOS si cominciò a spostare i gestionali verso Windows, noi fummo tra i pochi a decidere di abbandonare del tutto il vecchio codice DOS per riprogettare da capo il nostro software su Windows. Questo, a mio avviso, è l’unico modo per poter realmente sfruttare tutte le nuove potenzialità offerte dalla piattaforme verso cui si va a sviluppare.

P.I. : Quante installazioni di Mosaico Sorgente Aperto stimate siano state effettuate fino ad oggi?
C.C. : Dal nostro sito contiamo oltre 26.000 download. Accanto alla distribuzione on-line va poi considerato il rilascio, attraverso alcune riviste del settore, di oltre 100.000 CD-ROM contenenti Mosaico e i relativi sorgenti.

Intervista a cura di Alessandro Del Rosso

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Pubblicato il
12 giu 2002
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