Contrappunti/ Bulli e Internet

Contrappunti/ Bulli e Internet

di Massimo Mantellini - Nell'italietta che in Europa non riesce a star dietro a Cipro per quanto riguarda la diffusione della rete, questa è additata come covo di perversione. Se va avanti così la Slovacchia non la raggiungeremo mai
di Massimo Mantellini - Nell'italietta che in Europa non riesce a star dietro a Cipro per quanto riguarda la diffusione della rete, questa è additata come covo di perversione. Se va avanti così la Slovacchia non la raggiungeremo mai

Devo dire che oggi ho archiviato con sollievo gli ultimi numeri di Eurostat pubblicati il 10 novembre sulla penetrazione di Internet nei 25 stati dell’Unione Europea. Per inciso, l’Italia è terz’ultima e se la gioca con Cipro, lasciando la maglia nera alla Grecia. Dico questo perché la nostra paurosa e cronica arretratezza mai a sufficienza sottolineata (per dire, la Lituania, la Slovenia e la Slovacchia hanno numeri assai migliori dei nostri) porta con sé una piccola residuale speranza: quella che domani, quando un numero maggiore di cittadini della Penisola si avvicinerà alla rete, non saremo costretti a subire notizie come quelle che abbiamo ascoltato negli ultimi giorni.

Due in particolare: quella di una Procura sicula che sequestra un thread di un forum (all’interno di un sito web di una nota associazione consumatori) perché là dentro si era compiuto un delitto ormai derubricato dal nostro ordinamento (quel “vilipendio alla religione” che a quanto pare permane in vigore oggi solo su Internet e all’Isola dei Famosi) e quella dell’assurdo tam-tam mediatico che ha accompagnato le notizie sugli atti di bullismo nelle scuole, materializzatisi all’attenzione generale solo quando qualcuno ha trovato alcuni filmati su Youtube e Google Video. Bulli e Internet quindi: un binomio nuovo e fantastico, in grado di raggiungere senza difficoltà la parte nobile delle pagine dei quotidiani.

Quando molti cittadini della repubblica, domani, conosceranno meglio Internet, sarà forse possibile neutralizzare almeno in parte quella strana verginità che i media ostentano ogni qualvolta ci si accorge che in rete è possibile trovare “anche” contenuti spiacevoli o che offendono il nostro personale punto di vista.

Ci sono molti soggetti in Italia che fanno di questa verginità una clava. Don Fortunato di Noto è uno di questi: da un decennio scandaglia la rete mondiale alla ricerca di pedofili (ma anche di maghi, fattucchiere e ultimamente perfino bestemmiatori) per poi inondare la procura di denunce più o meno circostanziate (e i giornali di comunicati stampa intestati alle sue Associazioni).

L’ Eurispes ha pubblicato nei giorni scorsi una ricerca significativa dalla quale si deduce che moltissimi adolescenti italiani fanno brutti incontri in rete. Addirittura 1/3 dei nostri adolescenti online sarebbe stato prima o dopo molestato in chat da adulti. Internet – si sa – è un posto con un sacco di rischi per tutti: vogliamo non preoccuparci della incolumità dei nostri figli? Certo che sì. E quindi, giù mazzate alla rete dei molestatori online. In pratica su Internet sarebbero quasi più i molestatori delle persone normali. Non sfugga del resto che una simile indagine è stata eseguita con la fattiva collaborazione di Telefono Azzurro.

I quotidiani e le Tv nei giorni scorsi si sono buttati come falchi sulla vicenda del povero ragazzo down minacciato dai compagni di scuola. Non ho visto il video (del resto non vado da anni nemmeno su rotten.com) e non dubito della gravità del suo contenuto, ma mi pare significativo che la denuncia alla procura torinese sia partita da una associazione che si occupa di soggetti con la Sindrome di Down.

Poi i siti web dei grandi quotidiani ci hanno opportunamente informati sul fatto che in rete di materiale simile se ne trova a bizzeffe. Episodi di bullismo scolastico imbarazzanti, nelle riprese sfuocate e incerte dei videofonini, si trovano ovunque sui siti web di aggregazione di contenuti multimediali. E l’indignazione, opportunamente dosata dai media, cresce e travolge come al solito la rete stessa.

Una parola di buonsenso, una delle poche, l’ho letta qualche giorno fa nell’ intervista che il Corriere ha fatto a Domenico Vulpiani della Polizia Postale che per aver detto un paio di frasi solo apparentemente ovvie (“Non e colpa della rete se esiste il bullismo”, “non posso mettere gli uomini a cercare scene violente su Internet”) si staglia nel marasma di retorica che ha caratterizzato la maniera con cui i media hanno affrontato l’argomento.

Eppure, non sarebbe difficile capire che Internet è il luogo dell’alterità. Il contesto in cui possono convivere gli estremi e dove la concomitanza delle diversità si trasforma in valore. E maggiore libertà per tutti. E abitudine al contraddittorio e alla tolleranza. Non è cosi difficile capire che molti degli “al lupo al lupo” che impegnano le energie di polizia e magistrati oggi in questo paese, terz’ultimo nelle graduatorie dell’Europa dei 25 per la diffusione della rete, ricordano la barzelletta della vecchietta che chiama la polizia perchè nel condominio di fronte una coppia sta facendo l’amore nella propria stanza a finestre aperte e che alla contestazione dei poliziotti sul fatto che da lì non si veda nulla, risponde con leggerezza: “Da lì no, agente, ma se si arrampica in cima a quell’armadio vedrà perfettamente tutto”.

Veniamo da una storia lunghissima di insensate criminalizzazioni della rete: se si eccettua una quota molto bassa di reati legati alla diffusione di immagini pedofile (la pedofilia vera è generalmente altrove, nelle scuole e nelle palestre, nel chiuso delle case e negli abissi culturali delle famiglie), la grande maggioranza degli allarmi riguarda questioni risibili e dubbie, figlie di preconcetti e assolutismi, spesso sventolate da soggetti interessati, incapaci di concepire l’esistenza dell’altro o anche il solo diritto di residenza per idee e comportamenti che si ritengono discutibili o indecenti.

Internet è da un decennio la palestra nella quale allenare noi stessi ad una nuova tolleranza. I fatti di questi giorni (e molti altri segnali) ci indicano che in Italia il percorso verso questa nuova consapevolezza è ancora lungo. Dovremo sopportare ancora le aspirazioni ad una pulizia dei contenuti della rete da parte dei soggetti più vari e gli accenni ad Internet come la causa di tutti i problemi. Ognuno con un proprio personale criterio di “pulizia” declinato a suon di denunce e di interviste ai giornali. Un sacco di gente in giro che non ha capito e che non vuole capire. Spesso spalleggiata da una stampa altrettanto becera e bacchettona. Se volessimo consolarci, potremmo pensare al fatto che a Cipro e in Grecia potrebbe andare peggio che da noi. Anche se io, francamente, dubito.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
20 nov 2006
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