Sugar, l'interfaccia del laptop a manovella

Sugar, l'interfaccia del laptop a manovella

Semplice e intuitiva, l'interfaccia di One Laptop Per Child sarà un vero e proprio ambiente educativo. Promette di accompagnare lo sviluppo del bambino e di spingerlo a costruire reti sociali
Semplice e intuitiva, l'interfaccia di One Laptop Per Child sarà un vero e proprio ambiente educativo. Promette di accompagnare lo sviluppo del bambino e di spingerlo a costruire reti sociali

Il fatto che il primo approccio con un computer passi per applicazioni da ufficio secondo il guru del MIT Nicholas Negroponte è un attentato allo sviluppo dei bambini. I piccoli dovrebbero invece comunicare, esplorare, condividere. È per questo che come interfaccia utente del computer solidale da 100 140 dollari di One Laptop Per Child ( OLPC ) è stata progettata Sugar . Attingendo per il 90% a codice open source già scritto, sviluppata da Red Hat e Pentagram, sarà a detta del MIT la prima interfaccia ad incoraggiare la collaborazione, lo scambio e la condivisione tra il bambino e i compagni, tra il bambino e l’insegnante.

Gli alunni disseminati nelle comunità rurali dei paesi emergenti e in via di sviluppo ancora non hanno esperienza dell’artefatto-computer. Affinché l’incontro con la macchina sia fruttuoso, l’interfaccia del laptop solidale deve risultare semplice , intuitiva , ma non per questo limitata, o limitante. Sugar, oltre ad essere un’interfaccia, sarà per il bambino un ambiente educativo “naturale”, che permette di esplorare il mondo, di esprimersi, anche attraverso la videoscrittura e la fruizione della Rete (oltre al browser, il gommoso laptop dai colori vivaci sarà dotato di reader RSS).

La metafora della scrivania? Sarà il primo elemento ad essere cestinato. È poco stimolante per un bambino lavorare in un ambiente “business”. Senza contare che la scrivania trasuda individualismo, non fa pensare al computer come ad un strumento per condividere e collaborare. Ed è così che il Desktop diventa Home e Neighborhood (Casa e Vicinato), che le barre dei menù si semplificano in un’onnipresente cornice, crocevia di ogni attività, che l’organizzazione dei file si trasforma in un giornale di bordo, cronologico, mentre le applicazioni sono attività per le quali entusiasmarsi, e i file sono oggetti da manipolare.

Come si può vedere nel video nella prossima pagina, in cui Sugar è emulato su una macchina tradizionale, il proprietario del computer è un “omino” stilizzato che campeggia al centro dello schermo. In un rassicurante cerchio che lo avvolge, sono rappresentate le attività in corso: questo l’ambiente Home .

Il bambino si aprirà all’altro, si vedrà inserito in una rete di relazioni “familiari” spostandosi nell’ambiente Friends , il dominio degli amici, o nel più ampio ambiente Neighborhood , il vicinato. Compagni e coetanei sconosciuti agganciati alla mesh network , aggregati in gruppi o impegnati in attività individuali, punteggiano lo spazio dello schermo. Insieme ad ogni persona, sono visualizzate le attività che sta svolgendo: il bambino potrà osservare o decidere di partecipare.

Ciascun ambiente, promette l’organizzazione OLPC, sarà capace di stimolare l’entusiasmo nell’apprendimento, faciliterà la tessitura di una rete di relazioni , e saprà incoraggiare alla scoperta autonoma di mondi sconosciuti e sterminati come Internet. Se non sono mancate le perplessità e le critiche più caustiche (vedi anche Intel , o i funzionari tailandesi ) sono in molti a parlare di rivoluzione.

Negroponte, in un’ intervista rilasciata ad Associated Press , annuncia che presto si sbarazzerà del proprio computer in favore del gommoso laptop dal software snello .

Negroponte spiega che vanno ancora conclusi i test di usabilità sull’interfaccia Sugar, che necessariamente dovranno tenere conto delle variegate intersezioni di età e culture che il prodotto dovrà conquistare. Si teme che il lavoro da fare sia molto e che rettifiche e adattamenti dell’interfaccia Sugar, a progettazione ormai terminata, possano coinvolgere solo aspetti superficiali.

Negroponte è fiducioso: ci saranno facilitatori che addestreranno bimbi e insegnanti, ed è comunque convinto che sarà il bambino in prima persona, con la sua fantasia e la sua curiosità, a scoprire le potenzialità della macchina.

Il progetto, lanciato dal MIT due anni fa e poi divenuto un’iniziativa non profit a sé stante, raccoglie consensi presso le Nazioni Unite e raggranella consistenti capitali grazie ad aziende del calibro di Google, NewsCorp, AMD e Red Hat. Nigeria , Libia, Argentina, Uruguay e altri paesi emergenti hanno già ordinato carichi di laptop solidali: inizieranno a riceverli a luglio.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
5 gen 2007
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