MS, pugno di ferro contro le PMI senza licenza

MS, pugno di ferro contro le PMI senza licenza

Si parte dal Regno Unito: sotto esame le dotazioni software delle aziende inglesi. Chi ha più sistemi di quanti siano autorizzati dovrà pagare il dovuto. Rifiutarsi comporta la denuncia alla BSA
Si parte dal Regno Unito: sotto esame le dotazioni software delle aziende inglesi. Chi ha più sistemi di quanti siano autorizzati dovrà pagare il dovuto. Rifiutarsi comporta la denuncia alla BSA

Londra – I recenti risultati della lotta alla pirateria in Inghilterra devono aver fatto particolarmente piacere a Microsoft, tanto che la società ora pensa ad un nuovo round-up di verifiche per le aziende di piccole e medie dimensioni che non abbiano ancora preso parte a programmi di lungo corso come la procedura di autenticazione del Windows Genuine Advantage .

Secondo quanto riferisce Ram Dhaliwal, che gestisce il programma delle licenze per Microsoft UK, BigM manderà un questionario conoscitivo soprattutto alle aziende di grandi dimensioni proprietarie di circa 350 licenze, ma senza trascurare anche ditte più piccole.

Il processo di verifica, ribattezzato per l’occasione Software Audit and Asset Management (SAAM), serve a Microsoft per sapere “che cosa i consumatori stanno utilizzando, e per cosa hanno pagato”. Confrontando i due dati, la società sarà in grado di stabilire i casi in cui le aziende hanno un numero di licenze maggiore rispetto alle necessità o, al contrario, non sufficiente a coprire l’utilizzo legittimo delle installazioni totali dei prodotti targati BigM.

Una volta ricevute le informazioni richieste, Redmond potrebbe valutare la possibilità di occuparsi dei casi che richiedano la sua attenzione , e far visita alle aziende per offrire consulenza e correggere eventuali mancanze nella corretta gestione del TCO (costo totale di mantenimento) delle infrastrutture IT.

Dhaliwal ci tiene poi a sottolineare come l’iniziativa non sia semplicemente un modo per incrementare i ricavi vendendo un numero maggiore di licenze: “Quando i consumatori hanno partecipato al piano di verifica, abbiamo scoperto che quasi il 30% si era accorto di aver acquistato un numero di licenze superiore a quelle utilizzate”, dice l’executive di BigM. Le società avrebbero insomma sovrastimato la necessità di software da parte della propria forza lavoro e degli utenti, finendo per sperperare denaro inutilmente .

Ovviamente, la stessa regola vale al contrario: chi scopre di (o verrà scoperto a) usare software senza regolare licenza, sarà chiamato all’esborso aggiuntivo necessario a regolarizzare la posizione . E non servirà fare orecchie da mercante, a quanto pare: le aziende che non invieranno entro due settimane il questionario compilato, verranno ri-contattate per un avviso ulteriore. Se non otterrà risposta neanche in quel caso, Microsoft passerà la palla alla Business Software Alliance (BSA) inglese, che eventualmente si occuperà di far valere le ragioni della società in sede legale.

“Mi sembra un processo decisamente trasparente”, commenta infine Dhaliwal.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
31 gen 2007
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