Codici a barre digitali per marcare la città

Codici a barre digitali per marcare la città

A Torino Performing Media Lab ha messo in atto l'ultimo dei suoi format tesi ad applicare nel mondo reale le dinamiche del social networking, taggando alcuni dei luoghi storici della memoria con i codici a barre digitali data-matrix
A Torino Performing Media Lab ha messo in atto l'ultimo dei suoi format tesi ad applicare nel mondo reale le dinamiche del social networking, taggando alcuni dei luoghi storici della memoria con i codici a barre digitali data-matrix

Torino – ” Le mappe anticipano il territorio diceva Baudrillard ma ormai non è più vero”. Lo sostiene Carlo Infante e tutta la recente attività del suo Performing Media Lab , incentrata sui concetti di rete, mappe e territorio, è tesa a dimostrarlo. Perfoming Media nasce con l’idea di cercare di liberare le potenzialità della rete trasferendo nel mondo reale quei meccanismi che si sono rivelati di successo su internet (come le dinamiche collaborative web 2.0).

Una di queste pratiche è il real social tagging , espressione coniata per definire i modicon cui è possibile “marcare” i luoghi reali con etichette virtuali, accessibili attraverso strumenti tecnologici e applicabili o modificabili da chiunque. Siano dunque SMS, MMS, codici a barre digitali, videoblog o etichette applicate sui muri , gli strumenti di marcatura devono servire a dare valore aggiunto al territorio rendendolo più intelligente .

Una veduta del capoluogo piemontese Un esempio ha preso vita in occasione della Giornata della Memoria , quando il Lab ha organizzato un evento nei luoghi della memoria antifascista di Torino, dove ha potuto sperimentare l’ultima declinazione del suo progetto di antropizzazione della rete (che ha già preso vita con glocalmap.to , il geoblog per le Olimpiadi di Torino e con i videoblog per due edizioni della Notte Della Taranta ). Un doppio etichettamento della città: nella realtà con i codici a barre digitali data-matrix, nelle mappe virtuali con le info, i commenti e le immagini a cui questi codici rimandano. Cosa siano, come funzionino e che obiettivi abbiano questi eventi lo abbiamo chiesto direttamente a Carlo Infante.

Punto Informatico: Perché organizzare eventi così ristretti e localizzati?
Carlo Infante: Perché l’obiettivo è sempre unire l’azione culturale e la comunicazione multimediale verso l’innovazione territoriale, che è molto più del marketing del territorio! Mi riferisco per esempio al geoblogging dei luoghi della memoria che è la nostra ultima iniziativa, un happening che si è svolto a Torino, dopo un seminario-presentazione nell’ambito delle Universiadi.
Dato il mio background di critico teatrale militante proveniente dall’avanguardia, con questi eventi mi rifaccio molto all’esperienza del Living Theatre statunitense e i suoi happening che erano azioni mirate a conquistare gli spazi pubblici.

PI: Che tipo di tecnologia è coinvolta nella realizzazione di questi eventi?
CI: Ce n’è molta. Per quest’ultimo evento dei luoghi della memoria antifascista prima di tutto abbiamo realizzato una mappa emozionale di questi posti, poi i luoghi in questione vengono marcati sulla mappa (con testi opinioni e commenti messi dagli utenti) e infine chiaramente avviene anche la marcatura fisica dei luoghi stessi con dei codici a barre detti data-matrix o matrix-code o semacode (sono termini diversi che corrispondono a diversi utilizzi, diverse configurazioni, di un sistema che sta diventando uno standard).
Sono i nuovi codici a barre che si vedono sempre di più in giro, anche sulle batterie dei cellulari Nokia per esempio. Questi matrix-code codificano delle stringhe di testo che possono anche essere degli URL. Il telefono cellulare (equipaggiato con un software apposito che forniamo dal nostro blog e che in molti nuovi telefoni è preinstallato) legge il matrix-code, estrapola il testo e se è un URL si connette direttamente alla pagina da noi predisposta su piattaforma.mobi, contenente schede informative su questi luoghi della memoria.

PI: Tutto questo con quale obiettivo?
CI: Mettere un Matrix-Code sotto una lapide vuol dire rendere un ambiente reale concretamente più intelligente, realmente interattivo, in modo che possa darci ulteriori informazioni. È un modo per dare senso al web 2.0, quando si parla di “internet delle cose”.

PI: Anche il geoblog fatto per le Olimpiadi di Torino aveva il medesimo obiettivo?
CI: In quel caso l’idea era ancora una volta di creare una sorta di mappa orto-fotografica scritta dall’azione reale nel territorio, da chi il territorio lo vive.
Una mappa della sola zona di Torino che fosse totalmente taggabile da chiunque la attraversasse.
PI: C’è qualcosa di Google Earth in tutto questo, diciamo nel servizio presente e nelle sue prospettive di sviluppo, non trovi?
CI: Più o meno. In realtà il progetto di Glocalmap.to nasce nel novembre 2004, un periodo in cui Google Earth era solo nella mente dei suoi sviluppatori, ma la sua realizzazione finale è comunque posteriore.

Dal punto di vista tecnico noi avevamo un vero motore di georeferenziazione sviluppato da HSC-Mapworld srl che ha poi realizzato anche un’applicazione sulla quale noi abbiamo costruito non solo un’interfaccia ma un vero e proprio CMS. Dunque a fronte della presenza di una mappa fatta con le foto aeree del comune di Torino abbiamo dato la possibilità a tutti, sia via web sia attraverso i telefoni cellulari, di inviare messaggi che etichettassero i luoghi della città con foto o testi. La nostra SMS Machine abbinava i messaggi arrivati con i luoghi nella mappa presente sul sito e materialmente taggava. Alla fine la mappa era aggiornata continuamente e in tempo reale, marcando il territorio con le opinioni e le volontà di chi quel posto lo vive.

a cura di Gabriele Niola

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Pubblicato il 1 feb 2007
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