I videogiochi migliorano la vista

I videogiochi migliorano la vista

Lo sostengono gli scienziati americani dell'Università di Rochester, secondo cui videogiocare regolarmente migliora l'acutezza visiva, anche del 20 per cento
Lo sostengono gli scienziati americani dell'Università di Rochester, secondo cui videogiocare regolarmente migliora l'acutezza visiva, anche del 20 per cento

Sta suscitando un vivace interesse la ricerca condotta dall’ Università di Rochester negli Stati Uniti, una ricerca secondo cui l’uso continuativo dei videogiochi si traduce in un miglioramento della vista .

I ricercatori sostengono che “l’azione nei videogiochi cambia il modo in cui il nostro cervello elabora l’informazione visuale. Dopo solo 30 ore, i giocatori hanno mostrato un aumento sostanziale nella risoluzione spaziale , ovvero potevano vedere più chiaramente figure come quelle presentate su un cartello di misurazione, anche quando altri simboli vi si affollavano sopra”.

Sebbene gli studiosi non abbiano rivelato su quante persone sia stato condotto lo studio, che nei prossimi giorni sarà comunque pubblicato con tutti i dettagli dalla rivista scientifica Psychological Science , ritengono che videogiocare alcune ore per un mese può portare ad un miglioramento delle capacità percettive fino al 20 per cento .

Le misurazioni sono state realizzate con la collaborazione degli studenti dell’Università: dopo un mese di gioco, chi si è dedicato a Tetris non ha migliorato i propri risultati nei testi ottici, mentre chi ha giocato ad Unreal Torunament è stato in grado, più facilmente di quanto facesse prima, di identificare le figure che gli venivano mostrate. Il che significherebbe che ad aumentare le capacità di visione sono i giochi di azione nei quali entrano in campo molti diversi elementi, in un ambiente in continuo cambiamento.

“Quando giocano con i videogiochi d’azione – spiegano i ricercatori – cambia il percorso cerebrale responsabile per l’elaborazione dell’informazione visiva. Questi giochi spingono il sistema visuale umano ai limiti e il cervello vi si adatta. Quel tipo di apprendimento si espande poi anche ad altre attività e probabilmente alla vita di ogni giorno”.

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Pubblicato il
8 feb 2007
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