Pornografi e religiosi contro i domini .xxx

Pornografi e religiosi contro i domini .xxx

ICANN lavora sulla creazione di un ghetto specifico per il pornoweb. L'industria non lo vuole, gli attivisti religiosi temono il riconoscimento del diritto ad esistere del porno. In gioco c'è una paccata di denari
ICANN lavora sulla creazione di un ghetto specifico per il pornoweb. L'industria non lo vuole, gli attivisti religiosi temono il riconoscimento del diritto ad esistere del porno. In gioco c'è una paccata di denari

San Francisco – Questa settimana ICANN , l’ente che supervisiona il sistema dei domini Internet, si esprimerà ancora una volta sulla possibilità di dar vita ad un “quartiere a luci rosse” del Web. Sono passati sette anni e due bocciature dalla prima proposta di introduzione di un dominio specifico per i siti per adulti e alcuni rumors dicono che questa potrebbe essere la volta giusta .

A caldeggiare la svolta è in primis ICM Registry , il registrar che dal 2000 tenta di lanciare i domini.xxx, e che ora spiega: 1.200 webmaster di 70 paesi ne hanno pre-registrati oltre 76.000 .

Ma le cose non vanno così lisce per ICM. Come fa notare Mark Kernes, di Free Speech Coalition , quelle sono soprattutto pre-registrazioni contro il cybersquatting , cioè l’accaparramento di domini che si richiamano a marchi noti, per abusarne commercialmente. La verità, sostiene Kernes, è che l’industria del porno questi domini non li vuole . “Non ho incontrato neppure un webmaster o un produttore di video per adulti che sia favorevole al dominio.xxx, e ne ho incontrati tanti”, spiega l’attivista per i diritti digitali.

Secondo ICM, invece, un manipolo di pochi webmaster avrebbe “tentato di manipolare i forum di discussione pubblici per aumentare artificiosamente la dimensione e il peso dell’opposizione da parte della loro categoria”. Il giudizio è tranciante: l’opposizione al dominio.xxx sarebbe numericamente poco rilevante e incapace di contribuire alla discussione, arriverebbe in ritardo e senza proposte valide.

L’ alternativa propugnata da alcuni, vale a dire l’adozione di una estensione.kids per creare una categoria di siti protetti, non ha convinto nessuno. Caduta nel vuoto anche la proposta di un filtro contro le luci rosse sulla porta 80, accolta con scherno in rete.

Ma il vero inatteso sostegno alla campagna contro i.xxx arriva da alcuni gruppi religiosi , il cui timore è ovvio: i domini.xxx potrebbero legittimare ,una volta per tutte, i siti per adulti. Secondo Patrick Trueman, consigliere di Alliance Defense Fund , “Terranno (Ndr: i content provider per adulti) i loro domini.com e compreranno anche i domini.xxx: ci sarà il doppio della pornografia su Internet”.

In realtà ICANN deve lavorare anche su questo fronte. Molti ritengono che con il varo dei nuovi domini ICANN si attiverà presso i singoli paesi per ottenere normative ad hoc , che spingano l’industria del porno verso i.xxx.

E non si parla di bruscolini: come noto il mercato dei contenuti per adulti online è enorme . Alcune stime indicano che un terzo dei surfer statunitensi naviga ogni mese su siti erotici , generando il 4% dell’intero traffico web. Nel 2004 il giro di affari si aggirava sui 2,5 miliardi di dollari .

Registrare un dominio.xxx dovrebbe costare 75 dollari : una bella differenza rispetto ai prezzi attuali di un.com, ma dalla ICM assicurano che l’enorme differenza di costo servirà a coprire le spese necessarie alla creazione di una fondazione per l’ autoregolamentazione del quartiere a luci rosse, nonché di un fondo spese per garantire assistenza legale ai webmaster che dovessero essere obbligati per legge a trasferirsi sul nuovo TLD .

Pareri differenti animano la discussione sul web e nella blogosfera, anche se complessivamente quasi tutti favorevoli alla proposta : in generale si ritiene che l’adozione del suffisso.xxx possa rendere più semplice la fruizione dei contenuti per adulti sulla rete, garantendo a chi non fosse interessato di starne alla larga .

Attenzione viene posta sulla obbligatorietà del TLD per i contenuti erotici: la definizione di Pornografia sfugge ad una classificazione univoca , rendendo oggettivamente difficile per chiunque decidere quali contenuti siano da “re-indirizzare” e quali non lo siano. C’è anche chi ricorda come tutta la vicenda ruoti attorno ai soldi : da una parte chi spera di diventare (più) ricco con la vendita dei nuovi domini, dall’altra chi vede minacciato il proprio business dal cambio di nominativo.

Non resta che attendere venerdì per conoscere le decisioni di ICANN, oppure seguire la diretta webcast dell’evento di Lisbona.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
27 mar 2007
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