Il Venezuela passa all'open source

Il Venezuela passa all'open source

La decisione prevede l'adozione di software proprietario solo se inevitabile, la rimozione di tutte le copie senza licenza dai PC governativi, l'impulso all'open source e la proliferazione di Linux per internet
La decisione prevede l'adozione di software proprietario solo se inevitabile, la rimozione di tutte le copie senza licenza dai PC governativi, l'impulso all'open source e la proliferazione di Linux per internet


Roma – Ha il sapore di un cambio di rotta completo e rivoluzionario la nuova politica decisa dal governo venezuelano con cui intende lasciarsi alle spalle i prodotti proprietari e adottare software open source ad ogni livello, spingendo in particolare su Linux e liberandosi del problema dell’abuso delle licenze proprietarie sui computer governativi.

Stando ad un articolo apparso sull’autorevole Linux Today, da mercoledì la nuova policy è operativa e si fonda sul principio dell’adozione di software proprietario esclusivamente quando e se non vi siano alternative fondate sulla GPL, la licenza “cuore” dell’open source.

I software open source saranno quindi diffusi in tutti gli ambiti della Pubblica Amministrazione venezuelana, sarà open source il sistema di calcolo tributario del paese e verrà data la caccia ai software proprietari che si trovassero su computer istituzionali senza la debita licenza. Questi prodotti verranno infatti rimossi e al loro posto sarà invece preferito Linux, sistema che dovrà governare anche gli accessi ad internet.

In America Latina la presa di posizione del Venezuela sembra senz’altro la più decisa sulla via dell’open source nelle istituzioni, sebbene proprio in quel continente un altro paese, il Perù, stia da tempo valutando lo stesso passo pur dovendo fare i conti con le pressioni dei partner americani, decisi a salvaguardare il lucroso mercato dell’esportazione di software proprietario.

L’origine non-venezuelana della stragrande maggioranza del software adottato nella PA è peraltro una delle ragioni che stanno alla base della scelta del Governo. Si tratta, infatti, di portare nelle mani degli sviluppatori e delle aziende del paese un mercato che fino a questo momento è dominato al 95 per cento da produzioni estere.

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Pubblicato il
4 set 2002
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