Un flop criminalizzare internet

Un flop criminalizzare internet

Pubblichiamo un intervento del presidente dell'ADUC Vincenzo Donvito su un caso di cronaca che ha offerto il fianco a sensazionalismi e accuse ad internet
Pubblichiamo un intervento del presidente dell'ADUC Vincenzo Donvito su un caso di cronaca che ha offerto il fianco a sensazionalismi e accuse ad internet


Firenze – Nadia Meneghini, la giovane torinese che sembra sia stata assassinata dal suo fidanzato, dopo giorni e giorni di notizie e supposizioni che sovente diventavano indizi per la giusta necessità di informare i lettori di questo o quell’altro giornale (cartaceo e televisivo), è una vicenda che merita quantomeno una riflessione: sulle chat, su Internet e sulla libertà di comunicazione e informazione che attraverso questo mezzo puo’ essere vissuta e praticata da ognuno.

Abbiamo letto di tutto. Dai pericoli che si corrono quando si fa amicizia in chat, alla dipendenza dalle stesse che porta i giovani a chiudersi e sognare in una realtà virtuale (chissà perchè solo i giovani, benchè siano la maggior parte degli internauti, ma – si sa – lo “scandalo” che riguarda un giovane è più morboso). E quindi questa realtà virtuale sempre pericolosa e piena di insidie, dove i più deboli (i giovani – per l’appunto – meglio se donne) soccombono a quelle financo assassine dei mostri che si nascondono dietro questo o quell’altro “nick name”.

Una criminalizzazione del mezzo che continua ad esser tale ad ogni ritrovamento di club pedofilo che si scambia immagini e messaggi attraverso la Rete.

Ma come per i reati di violenza sessuale sui bambini (più del 90% si consumano in famiglia, che della Rete non sa che farsene sullo specifico), anche il caso della giovane torinese ci ha portato ad una realtà da “divorzio all’italiana”, altro che mostri generati dalla libertà della tecnologia.

La paura della libertà di Internet, spacciata come necessità di sicurezza e protezione per i presunti più deboli, è stata anche questa volta smentita dai fatti.

Il che non esclude che episodi di violenza anche assassina possano essere veicolati da Internet, ma cogliere l’occasione per criminalizzare il mezzo, crediamo sia quanto di più sbagliato ci possa essere. Perchè è come se si criminalizzasse la posta, il telefono, la televisione, il cinema, cioè tutti i mezzi di comunicazione che consentono di raccontare meglio cio’ che si vede e sente. La differenza di Internet rispetto al passato è l’immediatezza, ma l’individuo è sempre al centro del nostro sistema tecnico, giuridico ed umano, ed è in lui che vanno cercate le ragioni anche di fatti delittuosi, non nei mezzi che usa per vivere meglio.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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Pubblicato il
4 set 2002
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