Tradito dal GPS. Licenziato

Tradito dal GPS. Licenziato

Succede a un carpentiere: un giudice newyorkese ha consentito l'utilizzo in tribunale di dati GPS sugli spostamenti di un dipendente pubblico, anche senza liberatoria per la privacy
Succede a un carpentiere: un giudice newyorkese ha consentito l'utilizzo in tribunale di dati GPS sugli spostamenti di un dipendente pubblico, anche senza liberatoria per la privacy

Roma – Si può licenziare un lavoratore che ha il vizietto di lasciare in anticipo il luogo di lavoro sfruttando le tracce che il GPS del suo cellulare lascia sui suoi spostamenti? A questa domanda sta cercando una risposta l’opinione pubblica statunitense dopo la dura sentenza emessa da un giudice ai danni di un falegname newyorkese. John Halpin, supervisor di un team di carpentieri stipendiati dal New York Department of Education , ha subìto un processo amministrativo per essersi allontanato dal lavoro senza giustificazioni in ben 83 occasioni – nel periodo compreso tra il 2 marzo e il 9 agosto 2006.

Il giudice Tynia Richard ha ritenuto ammissibili i dati raccolti dall’ente datore di lavoro tramite il cellulare aziendale GPS. Un terminale che era stato distribuito ad ogni dipendente nel 2005, senza che però venisse evidenziato loro quali fosse le possibilità di tracciamento che l’ente avrebbe potuto mettere in campo. Halpin, a suo dire, aveva accettato il cellulare perché disponeva di un gran numero di funzioni utili come ad esempio il “push-to-talk”.

Come riporta il NewYorkPost – che ha seguito la vicenda – il giovane carpentiere non era a conoscenza della possibilità di essere “pedinato”. Malgrado questo, il giudice Richard ha sostenuto il pieno diritto del Department of Education di non informare i propri dipendenti sui metodi utilizzati per scovare comportamenti illegali. “L’intento del dipartimento era quello di determinare gli spostamenti dei suoi supervisor sul campo”, ha sottolineato Richard.

Secondo Rachel Minter, avvocato specializzato in cause di lavoro, i casi di questo genere sono pochissimi e certamente la legge non sembra essere ancora al passo con i problemi posti dalle nuove tecnologie. “Si tratta di un caso davvero interessante, soprattutto perché riguarda questioni all’avanguardia”, ha dichiarato Minter. Insomma, sebbene Halpin continui a difendersi dietro il diritto alla privacy, l’accusa ha ribadito che il professionista era pagato 300 dollari al giorno per lavorare un numero di ore ben precise.

Halpin, al momento, è stato sospeso da ogni attività. Aspetta l’ultima parola del Direttore del Department of Education Joel Klein, che deciderà se confermare o meno l’indicazione del giudice.

Su BoingBoing , Engadget e Yahoo Tech i commenti piuttosto acidi della comunità online.

Dario d’Elia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
5 set 2007
Link copiato negli appunti