Cortiana: l'ignoranza digitale

Cortiana: l'ignoranza digitale

Fiorello Cortiana, del Comitato Consultivo sulla Governance di Internet, attacca le mosse di D'Alema col WIPO, e racconta le contraddizioni della politica italiana alle prese con materie che non conosce
Fiorello Cortiana, del Comitato Consultivo sulla Governance di Internet, attacca le mosse di D'Alema col WIPO, e racconta le contraddizioni della politica italiana alle prese con materie che non conosce

Di seguito una nota trasmessa dal sen. Fiorello Cortiana, del Comitato consultivo sulla Governance di Internet

Il processo di trasformazione digitale in corso, conosciuto anche come “società della conoscenza”, è un processo convulso e non potrebbe essere altrimenti. Per questo ci aspetteremmo dal Parlamento tutto e dal Governo un approccio nel merito e nel metodo adeguati perché la semplice estensione dei modelli consueti non solo non è efficace ma si può rivelare dannosa.

L’Università di Padova ha ospitato l’appuntamento internazionalen”Berlin 5 Open Access: from practice to impact: consequences of Knowledge dissemination”.

Colpisce che mentre a Padova si discuteva della condivisione libera e aperta dei testi scientifici e delle inadempienze italiane in relazione alle direttive europee, il Ministro D’Alema ed il Direttore Generale Idris abbiano firmato l’Accordo bilaterale Italia-OMPI (Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale) in materia di protezione dei diritti di Proprietà Intellettuale e della lotta alla contraffazione ed alla pirateria, che definisce la cornice istituzionale delle attività italiane in materia di Proprietà Intellettuale.

Non si capisce quale cornice istituzionale possa derivare da un accordo bilaterale con un soggetto privato, cui l’Italia conferisce uno dei più grossi contributi extra budget, mentre l’Europa è nella piena trattazione la direttiva IPRED 2 (Intellectual Property Rights Enforcement Directive).

Così mentre la legge delega sull’Editoria, sulla quale il Governo sta lavorando prevede che chiunque abbia un sito web, blog, home page ecc., debba registrarlo come testata giornalistica, un emendamento di Folena, Luxuria ed altri deputati alla Legge sul diritto d’autore (633 del 1941) che propone di definire gli “usi liberi didattici ed enciclopedici” attraverso internet di materiale coperto dal diritto d’autore colpisce per lo sconcerto che genera.

Cosa significa “libera pubblicazione(…) di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradati”? Si parla delle immagini e delle musiche o dei riproduttori? Cosa c’entra con l’articolo 21 della Costituzione che i limiti all’uso didattico o enciclopedico di quelle immagini e di quei testi sarà stabilito da un “decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentito il Ministro della pubblica istruzione e dell’università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti”? E chi usa i testi, e chi usa le nuove modalità multimediali in rete come i Pod-Cast? E coloro che utilizzano immagini e musiche per fini didattici o enciclopedici non attraverso internet ma su altri supporti off-line? Alto che Fair Use statunitense, siamo al marasma.

Così mentre il Garante della privacy interviene nell’affaire Logistep-Peppermint , e si coordina con le Authority europee, al Senato ci sono proposte trasversali per consentire alla piccola impresa di evitare il rispetto delle garanzie nel trattamento dei dati personali. Questo mentre La Presidenza del Consiglio e l’ONU organizzano il “Dialogue Forum on Internet Rights” nell’ambito dell’Internet Governance Forum per promuovere una Carta dei Diritti per la Rete, con una delle relazioni introduttive di Stefano Rodotà e la partecipazione, tra gli altri, dell’on Folena.

Al di là di ogni possibile ipocrisia legislativa, ‘ignoranza digitale non potrebbe evidenziarsi in modo più evidente ed imparziale nell’intero emiciclo. Per ovviare alle contraddizioni e ai danni sarebbe molto utile attivare le pratiche di partecipazione informata da parte degli attori interessati al processo della società della conoscenza nell’era digitale. La partecipazione “multistakeholder” consentirebbe un confronto tra diversi punti di vista, un confronto capace di avvalersi di competenze e di informazioni adeguate.

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Pubblicato il
24 set 2007
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