Sogno un paese avanzato

Sogno un paese avanzato

Una donna viene ricoverata in Ospedale, qui da noi, in Italia, e le viene somministrato un farmaco a cui è allergica. Ne parla il figlio, che si chiede: con tutta la tecnologia che c'è è fantascienza sperare che venga utilizzata?
Una donna viene ricoverata in Ospedale, qui da noi, in Italia, e le viene somministrato un farmaco a cui è allergica. Ne parla il figlio, che si chiede: con tutta la tecnologia che c'è è fantascienza sperare che venga utilizzata?

Caro Punto Informatico, mia madre è ricoverata in ospedale. Ieri le hanno dato un medicinale a cui è allergica nonostante mio padre come prima cosa quando la ricoverano consegni alla caposala un foglietto con le sue allergie.

Lavorando nell’IT, mi chiedo… è così da sognatori pensare che nel 2007 in un paese del primo mondo io possa entrare in ospedale, un qualunque ospedale italiano, dando nome cognome e data di nascita, o strisciando una tessera sanitaria, e il mio medico possa richiamare su un terminale tutta la mia cartella clinica, divisa per tipologie di patologia, con una bella sezione ALLERGIE scritta in rosso a caratteri corpo 72, con i risultati di tutti i miei esami dal ’75 ad oggi, le note del mio medico curante, di tutti gli specialisti (almeno quelli pubblici) che mi hanno visto negli anni?

E che magari quando tentano di darmi un farmaco a cui sono allergico il sistema lo impedisca ?

Quando porto il bambino in un noto ospedale pediatrico, c’è un sistema in accettazione da cui si possono richiamare i precedenti ricoveri… pero’ se vai in un altro reparto via di cartella cartacea, tutte le volte le stesse domande per l’anamnesi, e se passi da un reparto a quello a fianco non sanno più niente, e anche nello stesso reparto a distanza di un mese, visto che leggersi una mappazza di 100 fogli di carta ogni volta è improponibile.

Si dirà che è un progetto ciclopico, irrealizzabile… falso… non c’è un solo problema tecnico insormontabile, anzi, direi che la realizzazione del tutto è abbastanza triviale… le ovvie esigenze di privacy si possono difendere, facendo si che l’accesso alle informazioni sia rigorosamente protetto e tracciato.

Chiaramente ci sono molti interessi di ditte e dittarelle a difendere il proprio orticello, il loro sistemino locale… ma cosa si aspetta almeno a cominciare, a fare come la firma elettronica, dal giorno X lo standard (open) per lo storage delle cartelle cliniche è questo e non si possono più comprare con soldi pubblici sistemi incompatibili, e si da un termine di 10 anni perchè tutti siano interconnessi?

Cosa aspettiamo a diventare un paese moderno?

Saluti,
Fabio M.

Caro Fabio
nella speranza che sua madre possa rimettersi al meglio e al più presto, c’è da dire che questi episodi emergono a ripetizione. Proprio l’altro giorno commentavo la morte di una paziente, a Bologna, causata da uno scambio di cartelle cliniche.
Le tecnologie ci sono eccome, l’unica spiegazione che vedo è l’ignoranza digitale di chi può decidere l’adozione di nuovi strumenti. È la stessa ignoranza che condiziona molti altri settori della vita pubblica di questo paese come ben sanno i lettori di questo giornale.
Il minimo che possiamo fare è parlarne pubblicamente, per renderci conto tutti della situazione e spingere chi abita le stanze dei bottoni a fare un doveroso sforzo minimo, quello di informarsi . Grazie quindi per la sua segnalazione, e di nuovo i migliori auguri per sua madre.
Paolo De Andreis

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Pubblicato il
5 ott 2007
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