Dopo il mio post sul Bravo Informatico qualcuno m’invitò ad approfondire di più la questione di un ipotetico contratto IT, fornendomi anche numerosi link ad associazioni “d’informatici” (le virgolette sono d’obbligo non essendo riconosciuta per legge la professione d’informatico). Non essendo un esperto, né mi fingo di esserlo, ed essendo l’oggetto del tema complesso e da trattare con una certa serietà, ho preso un po’ di tempo per aggiornarmi e fare delle ricerche. Cominciamo subito a dire che la professione dell’informatico è tra le professioni per cui la legge non prevede che vi sia un Albo professionale.
La differenza tra avere un Albo professionale e non averlo è importante, specialmente per chi detiene e gestisce l’Albo. Vediamo cosa dice la legge: tutto parte dalla Costituzione.
L’articolo 33 comma 4 dice testualmente: “È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale”.
In pratica, per esercitare una professione è possibile che per l’abilitazione alla stessa sia previsto un Esame di Stato. Per alcune professioni occorre avere come una specie di patente che dice che tu sei “Abile”, cioè capace di fare (quella professione).
Da notare come la Costituzione non ci dia informazioni sugli Albi professionali o sugli Ordini professionali.
Gli Albi professionali sono istituiti per legge con l’articolo 2229 del codice civile che occorre riportare per intero per capire perché sono così importanti (e potenti).
Art. 2229 Esercizio delle professioni intellettuali.
La legge determina le professioni intellettuali per l’esercizio delle quali è necessaria l’iscrizione in appositi
albi o elenchi.
L’accertamento dei requisiti per l’iscrizione negli albi o negli elenchi, la tenuta dei medesimi e il potere disciplinare sugli iscritti sono demandati alle associazioni professionali sotto la vigilanza dello Stato, salvo
che la legge disponga diversamente.
Contro il rifiuto dell’iscrizione o la cancellazione dagli albi o elenchi, e contro i provvedimenti disciplinari
che comportano la perdita o la sospensione del diritto all’esercizio della professione è ammesso ricorso in via giurisdizionale nei modi e nei termini stabiliti dalle leggi speciali.
In una parola, per legge si decide che una professione è ritenuta intellettuale e se tu vuoi esercitarla professionalmente è necessaria l’iscrizione ad un Albo. L’Albo è mantenuto da un’associazione professionale (detta Ordine) che verifica che vi siano i requisiti (di legge) per l’iscrizione del Vostro nominativo nell’Albo professionale. L’Ordine, in teoria, è sotto la vigilanza dello Stato, in pratica è autonomo in tutto e per tutto, salvo poi essere ripreso dalla vigilanza dello Stato quando commette errori (cfr. ultimo comma Art. 2229).
Un Albo professionale si istituisce per legge, quando averlo è interesse per la sicurezza ed è conveniente per la società. Quando l’Albo è stato realizzato, si procede poi con l’istituire l’Ordine professionale che mantiene l’Albo (sempre per legge).
L’Ordine ha il potere di istituire una tariffa minima per le prestazioni.
Come si ripercuote tutto questo su un ipotetico contratto IT?
Semplicissimo. Io sono un giovane laureato, faccio l’Esame di Stato e divento un Informatico abilitato; a questo punto tu azienda che mi assumi sei obbligata per legge a pagarmi almeno la tariffa minima che il mio Ordine ha deciso e che lo Stato ha avallato! No more CoCoCo o progetto o simili pagati come ti pare, occorre pagare come minimo quello che l’Ordine ha deciso. Non solo, sul mio lavoro d’informatico si applicano inderogabilmente anche tutti gli articoli del codice civile da 2229 a 2238. Si capisce subito che a questo punto l’assunzione degli informatici abilitati potrebbe anche essere messa immediatamente ai livelli (od al livello più alto) della scala impiegatizia, trattandosi di Professionista Riconosciuto (come Avvocati, Medici e Commercialisti). Cito anche per cronaca che gli Ordini sono anche molto contestati e c’è anche chi ne propone la cancellazione ritenendoli un ostacolo alla concorrenza, o semplicemente anacronistici (alcuni sono stati istituiti con regio decreto).
E per coloro che non hanno i requisiti per iscriversi all’Albo cosa si può fare?
Attualmente tutti i maggiori contratti di lavoro prevedono la qualifica d’informatico nei loro livelli impiegatizi. Secondo il contratto si possono avere, a parità di qualifica, anche 100-150 euro di differenza sul minimo contrattuale, come è possibile questo? (Esempio qualifica programmatore: 5S metalmeccanico 1311,56, 3 commercio 1421,93,)
Per rispondere a questa domanda ho intervistato un sindacalista del direttivo di Roma di uno dei tre sindacati nazionali, che per convenzione chiamerò S.
S. Il tuo ragionamento è corretto, a prescindere dal contratto, dovrei sempre pretendere la stessa rimunerazione ovunque. Il problema nasce dai contratti di lavoro che per come sono impostati (per aree di Business) sono a tutto vantaggio sia delle imprese, sia delle organizzazioni sindacali stesse.
C. In che senso?
S. Nel senso che i contratti sono tutti più o meno uguali, è quindi nell’interesse del lavoratore avere un unico contratto per tutti e poi una contrattazione di secondo livello per qualifiche. In questo caso, in caso di mobilitazione non si parlerebbe solo di commercio, solo di metalmeccanici, solo di chimici, di telecomunicazione, ecc,ecc, ma di tutti gli addetti dell’Industria! Si capisce che ad una tale mobilitazione corrisponde anche una maggiore forza contrattuale, che tra le altre cose farebbe anche mettere gli industriali gli uni contro gli altri.
C. Spiegati meglio, questo ultimo punto è interessante.
S. Nel senso che se un industriale aumenta i costi del proprio prodotto fa di conseguenza aumentare anche gli stipendi per l’aumento del costo della vita, stipendi pagati da tutti gli altri industriali! Se esistesse un tale contratto (quello generale dell’Industria), vedrebbe al tavolo della negoziazione gli industriali e/o le associazioni che li rappresentano e dall’altra parte del tavolo un numero esiguo di sindacalisti, e questo può essere un motivo a causa del quale un simile contratto è lungi dall’essere realizzato.
C. Però vi sarebbe una contrattazione di secondo livello più idonea a ciascuna qualifica.
S. Questo è certo, e si potrebbe essere più vicini alle esigenze del lavoratore.
C. Pensi sia possibile invece un contratto specifico per l’IT?
S. Ne dubito, al momento l’informatica non è il Core Business, ma un’attività a contorno dello stesso. Qualora lo diventasse e fosse una forte ed indipendente realtà economica, potrebbe svilupparsi la necessità di regolarizzarla con un contratto ad hoc.
All’interno della storia dei contratti di lavoro si è sempre riscontrato che è l’unione e la forza dei lavoratori che ha causato dei cambiamenti. Il sindacato può farsi portavoce delle esigenze dei lavoratori, ma sono essi stessi che danno forza al sindacato.
C. In altre parole, se vi fossero delle grandi, prolungate mobilitazioni la questione potrebbe essere posta sul tavolo, altrimenti non vale la pena parlarne.
S. Se ne può parlare, ma di certo non arriveremmo lontano. Se pensi che attualmente è scaduto il contratto del commercio da 11 mesi che coinvolge quasi 2 milioni di persone (la scorsa volta hanno impiegato 18 mesi a rinnovarlo) ed i lavoratori non protestano (al contrario della Francia), cosa ti fa pensare che gli informatici lo faranno?
L’intervista finisce qui.
La mia personale idea su questo rapido excursus che tutto vuole essere fuorché una conclusiva ed esaustiva narrazione, è che non è affatto chiaro se mai sarà fatto un Ordine degli Informatici (ovvero se saranno aboliti tutti gli Ordini professionali, come auspicano i Liberali), od un contratto IT, ma qualunque cosa accada difficilmente vedrà la luce molto presto.
È invece realtà di oggi che migliori condizioni di lavoro nell’IT possono essere trovate nel nord Europa od all’estero in generale.
Giuseppe Cubasia
Cubasia Blog