Parigi – “La pirateria è un comportamento medievale”. Così venerdì il presidente della Repubblica transalpina Nicolas Sarkozy ha voluto introdurre quella che si annuncia come la svolta francese sul P2P , un’operazione fatta di liste nere e accordi incrociati tra major e provider su proposta di multinazionali della distribuzione, che Sarkozy definisce “accordo storico” ( qui il suo intervento, in francese). “Corriamo il rischio – ha affermato Sarkozy ricorrendo a parole fin qui sentite solo da rappresentanti dell’industria – di essere testimoni della distruzione della cultura. Internet non deve diventare un Far West di alta tecnologia, una zona senza normative dove i fuorilegge possano sottrarre le opere dell’ingegno senza farsi problemi o, peggio ancora, venderle nella più assoluta impunità. E sulle spalle di chi? Sulle spalle degli artisti”.
Ha le idee chiare Sarkozy (nella foto qui a lato), così chiare che ha deciso di chiedere una mano ad un nome molto grosso dell’industria francese, Denis Olivennes , vale a dire il CEO di FNAC, nota multinazionale della distribuzione di musica, film, videogames e quant’altro, attiva peraltro anche in Italia. Non è un caso: Olivennes come ben sanno i lettori di Punto Informatico si era occupato direttamente del fenomeno della pirateria con un progetto ad hoc. È sulla base di quei risultati che Sarkozy ha voluto avallare il lavoro che il CEO FNAC ha svolto per portare industria dei contenuti e provider Internet a firmare il clamoroso memorandum ( qui in francese, qui in inglese).
L’Autorità anti-pirateria
Nel “miglior interesse dei consumatori”, si legge nel memorandum, il Governo chiederà al Parlamento di varare una normativa che preveda avvertimenti e sanzioni per chi viola il diritto d’autore su Internet.
La responsabilità delle violazioni verrà attribuita al detentore della connessione sulla quale questi abusi saranno compiuti e il tutto sarà gestito da una Authority specializzata, “sottoposta al controllo di un magistrato, per garantire diritti e libertà individuali”. Il giochino funzionerà così: il detentore del diritto d’autore trasmette all’Autorità la segnalazione di una violazione di cui è venuto a conoscenza. A quel punto l’Authority invierà all’utente (il cui nome è associato all’IP individuato come “abusivo”) un messaggio di avvertimento grazie alla collaborazione dei provider. Questi ultimi, pur chiedendo una compensazione per questo lavoro extra, sono disponibili a fare da tramite.
In caso di recidiva, se cioè lo stesso utente venisse sorpreso con le mani nel sacco una seconda e poi una terza volta, l’Autorità potrà chiedere l’imposizione di sanzioni all’utente, sanzioni che possono contemplare tutto quello che va dalla sospensione dell’accesso ad Internet fino alla chiusura dell’abbonamento di accesso .
Chi pensasse a quel punto di cambiare provider si troverebbe a mal partito. È infatti prevista la realizzazione di una lista nazionale dei pirati , ossia di quegli utenti i cui abbonamenti siano stati terminati in base a questo provvedimento.
Il giochino, in pratica, istituzionalizza proprio quell’operazione di monitoraggio delle reti di sharing da parte delle major che in altri paesi, come l’Italia, è invece messo sotto accusa per le pesanti implicazioni sulla privacy degli utenti . Tra tutti si veda, ad esempio, il caso Peppermint .
I poteri dell’Autorità
Ad ogni modo, il nuovo organismo potrà anche punire quei provider Internet che non si adeguino in modo “congruo” alle disposizioni date sugli utenti colti in flagrante.
Non solo: su diretto controllo del magistrato, l’Autorità potrà chiedere ai singoli provider di accesso o di servizi di assumere qualsiasi misura necessaria a prevenire o porre fine ai danni causati dai contenuti di un servizio di comunicazione online.
Quest’ultima disposizione ha naturalmente un impatto decisivo: sarà estremamente più facile, e previsto dalla procedura , far sequestrare server sospettati di ospitare servizi di sharing, ad esempio tracker, oppure sistemi e servizi Internet che possano essere utilizzati per scambiare o scaricare materiale pirata. Va da sé che, in assenza di un procedimento giudiziario vero e proprio, alla repressione della violazione del diritto d’autore la sola supervisione di un magistrato non possa garantire segua la chiusura di servizi dedicati alla privacy e all’anonimato, spesso tacciati di essere “portatori” di attività abusive.
Ad ogni modo l’Autorità pubblicherà mese per mese delle statistiche sulle proprie attività, così come darà conto mediante dei sondaggi a campione del volume di upload e download illeciti , ossia che riguardino opere protette da diritto d’autore e scambiate senza autorizzazione.
Ma il memorandum non finisce qui: sono anche previste una serie di novità che vengono annunciate come favorevoli ai consumatori. Di seguito i dettagli. In linea con la Dottrina Sarkozy secondo cui alle nuove e più pesanti restrizioni deve far da contraltare una maggiore disponibilità dei contenuti, l’Autorità inviterà l’Unione Europea ad estendere il regime di riduzione dell’IVA su tutti i prodotti culturali, cosa che secondo il memorandum dovrebbe influire positivamente sui prezzi di vendita e, aggiunge qualcuno, sui profitti della grande distribuzione tradizionale.
Malignità gratuite, evidentemente. La strategia individuata da Olivennes (qui a lato) prevede infatti che le case di produzione, in particolare di musica e cinema, debbano organizzarsi “per usare i meccanismi legali attuali” al fine di distribuire i propri contenuti e di realizzare standard comuni per il fingerprinting e il watermarking delle opere. Si tratta, come noto, di discusse tecnologie pensate per consentire la “rintracciabilità” di un’opera, individuarne l’origine (ad esempio il sito o il luogo di distribuzione) e tracciarne anche la diffusione non autorizzata. Ma si arriverà a questi standard? Difficile prevederlo, visto che secondo il memorandum non dovranno “pregiudicare l’obbligo per queste piattaforme di istituire qualsiasi misura pensata per combattere la distribuzione illegale online di contenuti protetti”.
Nel momento in cui il nuovo sistema di sanzioni e controlli andrà a regime, i produttori e distributori dovranno impegnarsi a diffondere online il cinema on-demand in contemporanea all’uscita dei contenuti sui supporti tradizionali. Il che naturalmente significa alcuni mesi dopo l’uscita nelle sale. Questo periodo di tempo, chiamato window , è imposto dagli esercenti del cinema, che temono grandemente la diffusione online dei film nelle settimane in cui questi appaiono nelle sale.
Si tratta di una vicenda complessa, da sempre scardinata dalla circolazione incontrollata di qualsiasi titolo sulle reti di sharing spesso persino prima del suo debutto ufficiale nei cinema. A questo proposito, il memorandum sostiene la necessità di un negoziato che entro al massimo un anno consenta al ministero della Cultura e delle Comunicazioni di disporre di nuove tipologie di offerta on demand che “si integrino armoniosamente” nel sistema tradizionale, quello che prevede window di profitti scansionate cronologicamente a seconda dei media.
Al fine di ridurre l’operosa pulsione piratesca di milioni di utenti internet francesi, il memorandum chiede anche che si rendano disponibili on demand su Internet molti più contenuti e opere, ad esempio quelli televisivi, dopo la loro trasmissione.
Non solo: entro un massimo di un anno dall’entrata in vigore del sistema degli avvisi e delle sanzioni, dovrà essere posto online “il catalogo della produzione musicale francese” privo di misure tecniche di protezione , o almeno di quelle misure che possano inficiare sull’ interoperabilità dei contenuti, “pur nel pieno rispetto dei diritti e delle esclusive”.
Provider in-the-middle
I provider, che saranno tenuti a girare i messaggi di avvertimento ai propri clienti, entro 2 anni dalla messa in linea del nuovo sistema dovranno sperimentare con i detentori dei diritti d’autore nuovi sistemi di filtering . Sistemi che dovranno essere attivati nel caso in cui sembrino convincenti sia sotto il profilo tecnico che finanziario.
Al contrario di quanto riportato da alcuni, però, non tutto ancora è stato deciso . Sebbene il Governo abbia esplicitato il proprio interesse per l’iniziativa voluta dall’Eliseo, per ora tutto ciò che è stato approvato è un memorandum of understanging . Perché questo coacervo di nuove misure entri in vigore, dunque, è necessario che sia approvata come legge dal Parlamento francese, e questo potrebbe richiedere del tempo, forse molto tempo, e portare all’integrazione di numerose modifiche.
Ad ogni modo, com’è comprensibile, i produttori hanno immediatamente applaudito all’enunciazione della Dottrina Sarkozy. I consumatori, invece, sono sul piede di guerra . Di seguito i particolari.
I primi ad applaudire e a farsi sentire sui media internazionali tanto per cambiare sono stati quelli della federazione internazionale dei fonografici, IFPI, che in una nota descrivono l’accordo firmato da provider e detentori dei diritti come un momento di svolta.
“Questa – ha dichiarato il boss di IFPI John Kennedy – è la più importante iniziativa che si è fin qui vista per vincere la guerra contro la pirateria online. Il Presidente Sarkozy ha dimostrato leadership e acutezza. Ha riconosciuto l’importanza del ruolo che giocano le industrie creative nelle economie occidentali. I vincitori saranno la musica francese, i lavoratori francesi e gli appassionati di musica francesi”.
Il nodo più rilevante per IFPI, che su questo fa pressioni da sempre in tutto il Mondo , è naturalmente il coinvolgimento dei provider . Fin qui riluttanti a schierarsi apertamente contro i propri abbonati, negli ultimi tempi gli operatori Internet di diversi paesi hanno iniziato a dimostrare nuovi orientamenti, anche in Italia . Lo sottolinea Kennedy: “Richiedendo ai provider di giocare un ruolo nella battaglia contro la pirateria, il Presidente Sarkozy dà un esempio ad altri di come si possa garantire che le industrie creative rimangano forti sui mercati più difficili, così che possano continuare ad essere contributori di primo piano della società sotto il profilo economico e culturale”.
Consumatori arrabbiati
Che il Memorandum sia un problema grosso come una casa per la Francia lo hanno denunciato , invece, i consumatori della celebre associazione UFC-Que Choisir . Al pari di numerosi blogger , ritengono i progetti di Sarkozy-Olivennes “molto duri, potenzialmente repressivi, anti-economici e diretti contro le promesse dell’era digitale”.
Ad accrescere l’avversione di molti francesi per il Memorandum, anche il fatto che le attuali leggi transalpine già prevedono fino a tre anni di carcere per i casi più gravi in materia di condivisione di file protetti da diritto d’autore. Non si sentiva il bisogno, spiega UFC-Que Choisir , di ulteriori concessioni alle multinazionali dell’intrattenimento.
Ma a muoversi contro, sottolinea Zeropaid , sono anche i due parlamentari Marc Le Fur e Alain Suguenot, che fanno capo allo stesso partito di Sarkozy, ma che certo non applaudono all’iniziativa: a loro dire, il fatto che si conferiscano poteri giudiziari ad un’agenzia di questo tipo “crea una giurisdizione assolutamente eccezionale per i downloader, che contravviene al principio di eguaglianza dinanzi alla legge”. “Queste disposizioni – aggiungono i consumatori – sono contrarie a tutte le garanzie procedurali previste per i cittadini europei dalla Convenzione europea sui diritti dell’uomo e colpiscono il diritto di qualsiasi persona accusata in materia penale, di essere sottoposta ad un processo equo”.
UFC-Que Choisir va anche oltre e accusa la Dottrina da molti punti di vista: non è vero che elimina il DRM, si limita a chiedere delle promesse alle industrie; nulla dice sulle posizioni dominanti nel settore assunte dall’oligopolio della grande industria tradizionale; nulla viene previsto sulla qualità dei file che vengono distribuiti online; nulla sulle legittime aspettative di crescita dei compensi per gli autori per le opere diffuse online.
“In conclusione – chiudono amaramente i consumatori – UFC-Que Choisir domanda al Presidente della Repubblica di invertire l’ordine delle priorità e di fare del miglioramento della qualità dell’offerta online un pre-requisito a qualsiasi riforma”. Parole che l’Eliseo proprio non sembra pronto ad ascoltare.