Nelle prime due settimane del 2008, Apple ha aggiornato i suoi desktop professionali e i server, e in occasione del MacWorld Expo della scorsa settimana ha introdotto sul mercato nuovi prodotti e servizi, tra cui il già celebre MacBook Air. Non tutte queste novità sono però riuscite a suscitare l’entusiasmo di utenti e investitori, tanto che il titolo AAPL ha perso in un colpo solo più del 5%, e altrettanto ha fatto il giorno seguente (sebbene in un periodo nero per tutta la borsa americana). In ogni caso, a conclusione del keynote, Steve Jobs ha voluto ricordare che alla fine del 2008 mancano ancora 50 settimane: come per dire che, nel corso dell’anno, arriveranno molte altre sorprese.
Nel commentare gli annunci più importanti del recente MacWorld, partirò proprio dal tanto atteso MacBook Air . Personalmente ho sempre ritenuto i cosiddetti subnotebook dei prodotti di nicchia, oggetti la cui reale necessità è sentita da un numero molto ristretto di persone, anche perché la ricerca estrema della portabilità implica soluzioni tipicamente costose e non alla portata di tutti.
Realizzare un prodotto di nicchia per una fetta di mercato che è già una nicchia, a mio avviso è una mossa un tantino azzardata. Entrando nel dettaglio delle specifiche tecniche , il nuovo portatile Apple offre sicuramente molte soluzioni interessanti, come il display retroilluminato a LED, il pad multitouch, la possibilità di montare un disco rigido a stato solido, e una linea invidiabile.
Il prezzo da pagare per questa ricerca estrema dello spessore minimo e della leggerezza si traduce principalmente in un basso numero di porte disponibili e nell’unità ottica esterna (caratteristica classica per questo tipo di prodotti), oltre ad altre “mancanze” di entità più o meno rilevante. In aggiunta a tutto ciò, c’è anche da dire che a fronte di uno spessore ridotto ai minimi termini, le altre dimensioni sono decisamente più generose, visto che Apple ha voluto mantenere un monitor da 13 pollici e una tastiera full-size, con tutti i pro e contro che implica questa scelta. Uno schermo più piccolo (come accade negli altri subnotebook) sarebbe stato apprezzato da chi utilizza questo genere di prodotti per la loro portabilità, ma la tastiera full-size costituisce un vantaggio per chi deve scrivere molto.
Il vantaggio più evidente del nuovo portatile rispetto al classico MacBook è il peso, ma per avere un sistema che pesa 1 Kg in meno occorre spendere 700 euro in più e rinunciare a diverse cose. Il MacBook Air può essere la macchina ideale per chi vuole un secondo computer con un spiccata propensione alla portabilità e alla connettività wireless ma, esattamente come ogni altro computer della categoria dei subnotebook, non può sicuramente accontentare chi usa il portatile come macchina principale. Questo significa che il MacBook Air potrebbe faticare a trovare la giusta collocazione di mercato, anche se non mancano quelli che l’hanno prenotato il giorno stesso della presentazione (tra cui, pare, lo stesso Steve Wozniak , co-fondatore di Apple).
Alla prova dei fatti, visto dal vivo il MacBook Air sembra ancora più sottile di quanto non appaia nelle foto, merito soprattutto dei profili arrotondati e della forma a “goccia”. Colpisce inoltre la brillantezza del display e la cura dei particolari, come le porte a scomparsa e il sistema di chiusura senza alcun gancio.
Tra le novità legate all’utilizzo vero e proprio, vale sicuramente la pena di segnalare le potenzialità offerte dal pad multitouch, che si spera non restino confinate a questo prodotto di nicchia, ma vengano adottate anche nelle prossime revisioni degli altri portatili. Resta da chiedersi se l’eliminazione della porta FireWire fosse proprio necessaria, e se la tastiera full-size non poteva starci anche con un display wide da 11 pollici (visto che ci stava sul vecchio PowerBook da 12 pollici), anche a costo di sacrificare leggermente la linea affusolata dei bordi. Se il MacBook Air troverà la giusta collocazione di mercato forse in futuro potremmo vedere nuove versioni di questo portatile.
L’altro grande annuncio dato all’expo consiste nel noleggio dei film direttamente dall’iTunes Store. Nel corso del 2007, nonostante il numero limitato di titoli a disposizione, Apple ha venduto film e show televisivi più di qualsiasi altro concorrente, ma con numeri ben diversi rispetto a quelli del settore musicale. Il motivo è da ricercare nelle diverse modalità di fruizione dei due prodotti: come spiegato da Jobs (e come abbiamo detto più volte anche su queste pagine ), un film è qualcosa che si guarda una o due volte, quindi l’acquisto di una versione online (con i relativi limiti di utilizzo) a prezzi comparabili a quelli dei normali DVD, presenta ben pochi vantaggi. Per superare questo ostacolo, Apple ha introdotto la possibilità di noleggiare i film digitali, inclusi numerosi titoli in alta definizione.
Questa formula è particolarmente gradita tanto agli utenti quanto alle major, che hanno elaborato l’offerta insieme ad Apple consentendole di avere in catalogo film di tutte le principali case cinematografiche: Miramax, Touchstone, Universal, Sony Pictures, MGM, Lionsgate e Walt Disney.
Con l’occasione Apple ha anche rinnovato il software di Apple TV (disponibile come aggiornamento) e ne ha tagliato il prezzo. Dal punto di vista di hardware non sono però stati apportati cambiamenti: chi sperava nell’aggiunta di un lettore ottico rimarrà dunque deluso, e dovrà prendere in considerazione l’acquisto di un Mac mini, confidando magari in un upgrade che lo renda più appetibile.
Se meditavate di comprare una Apple TV a poco più di 200 euro e scaricare un film a 3 euro, mettetevi il cuore in pace: tutto quello di cui abbiamo parlato al momento è disponibile solo negli USA, e anche il prezzo europeo di Apple TV è inspiegabilmente rimasto a 299 euro. La promessa di Jobs è di allargare il servizio nel corso del 2008, cosa che doveva avvenire già nel 2007 ma che in realtà ha visto approdare solamente alcune serie televisive sull’iTunes Store inglese e canadese.
Dopo la nascita dell’iTunes Store nel 2003, che aveva sancito l’ingresso delle major nella vendita di musica online, questo è l’accordo di maggior rilevanza messo a segno da Apple per il proprio negozio digitale. Insieme a questo sono stati finalizzati altri accordi di minore importanza, come l’aggiunta di una copia dei film in formato iPod sui dischi Blu-Ray prodotti dalla 20th Century Fox. Questi nuovi contratti dovrebbero consentire ad Apple di conservare a lungo la propria posizione di leadership nel settore della vendita di contenuti online, settore in cui la concorrenza comincia a farsi molto agguerrita: basti pensare ad Amazon, che di recente è riuscita a stringere accordi con tutte le major per vendere musica senza DRM (solo negli Stati Uniti) mentre Apple, al momento, può vantare questa possibilità solo per la musica della EMI e di alcune etichette indipendenti.
Una maggiore concorrenza non può che andare a beneficio degli utenti. C’è solo da sperare che questa competizione non rimanga confinata agli USA e arrivi al più presto anche in Europa.
Domenico Galimberti
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