Google cannibalizza la Ricerca

Google cannibalizza la Ricerca

Un progetto di archiviazione dei dati scientifici che arriva alla Sorgente. Raccontare il progresso dell'umanità con strumenti innovativi
Un progetto di archiviazione dei dati scientifici che arriva alla Sorgente. Raccontare il progresso dell'umanità con strumenti innovativi

Adesso vogliono pure la ricerca scientifica. Quelli di Mountain View non si accontentano mai, e lanciano un nuovo progetto dedicato all’ archiviazione e pubblicazione di tutto il materiale proveniente dal lavoro di scienziati e ricercatori, più o meno recente, messo a disposizione dai rispettivi autori sulle pagine di Google. L’hanno chiamato “Palimpsest”, dal nome del più antico manoscritto di matematica del mondo al cui restauro BigG collabora.

Come già accaduto nel caso del Archimedes Palimpsest , Google mette a disposizione di quanti facciano richiesta un array RAID 5 da tre terabyte . Semplicemente spazio disco, dunque, nella conveniente forma di un piccolo case con interfaccia e-SATA. Una volta che gli scienziati abbiano riempito la memoria, non dovranno fare altro che rispedirla a Google per consentire la diffusione del materiale e la sua indicizzazione.

Il tutto dovrebbe finire in una sorta di incrocio genetico tra Google Code (per quanto attiene la rappresentazione dei testi) e YouTube (che dovrebbe fornire il modello di struttura per i commenti). Nel calderone ci finirà pure Trendalyzer , l’applicazione acquisita lo scorso anno dall’organizzazione non profit Gapminder , in grado di mostrare i dati statistici in modo diretto ed innovativo .

Per partecipare, l’unica condizione posta è che i dati siano tutti rilasciati con licenza Creative Commons, con altre formule “open” o siano di pubblico dominio. Tra i primi contributi si registrano i 120 terabyte delle immagini NASA provenienti dal telescopio orbitante Hubble, il primo terabyte della digitalizzazione del Archimedes Palimpsest , ed infine 10 terabyte in arrivo dall’osservatorio astronomico di Monte Palomar.

Di seguito, alcune slides di presentazione del progetto realizzate da Jon Trowbridge, alle dipendenze di Google e tra i curatori dell’ iniziativa :

Se la notizia dovesse far accendere la lampadina del “già visto e già sentito”, niente paura: è tutto normale. Poco più di un mese fa , Internet Archive aveva annunciato un programma analogo per la raccolta e l’indicizzazione del materiale di scarto della ricerca (i cosiddetti dark data ), cioè la selva disordinata di appunti, grafici, fotografie e banche dati che spesso gli studiosi mettono da parte senza averli fatti conoscere a colleghi e grande pubblico.

C’è solo da augurarsi che i due archivi divengano interoperabili . Ma non potrebbero mettersi d’accordo? Quale progetto riuscirà meglio? Ai posteri, l’ardua sentenza.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
21 gen 2008
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