Web, i giovani geek ascoltino gli anziani

Web, i giovani geek ascoltino gli anziani

Il Garante della Privacy avverte: occhio a quello che si pubblica in rete. Dire troppo di sé, offrire troppi dettagli ed immagini potrebbe essere controproducente. Gli anziani? Una risorsa per la tech-generation
Il Garante della Privacy avverte: occhio a quello che si pubblica in rete. Dire troppo di sé, offrire troppi dettagli ed immagini potrebbe essere controproducente. Gli anziani? Una risorsa per la tech-generation

Torino – Il fortissimo appeal dei social network sulle fasce più giovani dell’utenza Internet potrebbe nascondere conseguenze inattese: questo il senso di un avvertimento che ieri il presidente dell’ Autorità garante sulla privacy ha voluto trasmettere agli italiani. Pubblicare online molti dettagli sulla propria vita privata, gusti ed opinioni, giocare e scherzare in rete con le proprie immagini e quelle dei propri amici, può significare esporsi . E potrebbe danneggiare il futuro della persona.

le facce del social network Francesco Pizzetti, intervenuto all’Università di Torino in occasione della Giornata europea della protezione dei dati personali , sembra convinto che tra 10 o 15 anni le immagini e i dati pubblicati oggi dalle giovani generazioni possano ritorcersi contro di loro: una preoccupazione comprensibile se si pensa che il Garante ha più volte denunciato quella che ritiene l’ inesistenza del diritto all’oblìo per quanto riguarda i dati rilasciati in rete. Sebbene profili e persino intere comunità di social networking possono essere cancellati o sparire dalla rete, non così tutte le tracce delle attività online , le archiviazioni di terze parti e via dicendo.

“In Inghilterra – ha dichiarato Pizzetti riferendosi a questioni ben note ai lettori di Punto Informatico – si è già verificato che alcuni datori di lavoro siano andati su Internet per cercare informazioni su coloro che avrebbero dovuto essere assunti ed è capitato che ragazzi che avevano fatto scherzi vari siano stati penalizzati. È evidente che non è conforme alle regole perché si utilizzano informazioni messe in rete per tutt’altro motivo allo scopo di farsi un’opinione sulla persona”.

Dunque occhio alle burle online : sebbene i datori di lavoro non dovrebbero scansionare l’intero web a caccia di informazioni, è comunque probabile che lo facciano prima di decidere un’assunzione. E quindi che fare? “Avere molta attenzione nei confronti degli strumenti che si usano – sottolinea Pizzetti – In fondo è una questione di buon senso. Se io affido ad un ragazzo le chiavi di un’automobile che ha un motore molto potente dovrò almeno dirgli che la vettura può andare a 300 all’ora e quindi di tenere conto del mezzo che sta utilizzando”.

Si tratta, dunque, di coltivare la consapevolezza dei giovani sul nuovo strumento, di instillare il dubbio che non tutto ciò che può essere fatto sia da fare. Il concetto è semplice e Pizzetti lo sintetizza con una battuta: “Guarda che tu adesso hai quindici anni e l’informazione la rendi nota tu, magari per fare invidia al tuo compagno di scuola. Ma stai attento: tra quindici o vent’anni quella stessa informazione o immagine potrà essere usata quando tu non vorresti più che fosse conosciuta”.

Secondo Pizzetti questo genere di comprensione, al di là o al di qua del social networking, è uno dei nodi più importanti e decisivi per lo sviluppo della società contemporanea. “Gli anziani – ha sottolineato Pizzetti – hanno il dovere di aiutare i più giovani a conoscere rapidamente il contesto senza reprimere la loro libertà. Ma devono anche svolgere il ruolo di una generazione che aiuta quella successiva a conoscere più rapidamente il Mondo”.

Ma non è un compito facile, perché spesso sono proprio i più giovani a conoscere meglio i meccanismi tecnologici che sono alla base di questa rivoluzione sociale . Pizzetti lo sottolinea, spiegando che sono tecnologie che “gli anziani non conoscono e non padroneggiano”. A suo dire, “gli anziani devono chiedere aiuto ai giovani per capire meglio la tecnologia, ma è opportuno che aiutino gli stessi giovani a riflettere meglio non sui pericoli ma sul significato dell’uso di questi mezzi. E avvisarli”.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
29 gen 2008
Link copiato negli appunti