Telecom Italia vara Open Access. E' la svolta?

Telecom Italia vara Open Access. E' la svolta?

C'è chi applaude: l'incumbent ha deciso di giocare d'anticipo e punta ad una riorganizzazione che potrebbe evitare un futuro spezzatino. Bernabé eretico: cambiare è inevitabile
C'è chi applaude: l'incumbent ha deciso di giocare d'anticipo e punta ad una riorganizzazione che potrebbe evitare un futuro spezzatino. Bernabé eretico: cambiare è inevitabile

Milano – Inossidabile, incombente per definizione, mattatrice delle telecomunicazioni italiane, Telecom Italia intende cambiare pelle , annusare nuovi territori e tentare di rifarsi una verginità spingendo su quella che alcuni hanno già interpretato come una piccola rivoluzione. Il suo nome è Open Access e Telecom l’ha annunciata formalmente ieri.

un'insegna dell'azienda Si tratta della risposta del nuovo management dell’azienda alle richieste di cambiamento che arrivano dal mercato, dagli operatori e dagli utenti. Lo scopo? Offrire almeno una parvenza di maggiore oculatezza nella gestione della rete ma soprattutto puntare a rapporti più trasparenti con i competitor dell’azienda, che sono anche i suoi clienti. Per capire cosa è Open Access bisogna prima comprendere cosa non è: non è una nuova società che fa capo a Telecom Italia, non è un gestore della rete estraneo all’ operatore Telecom, è invece una struttura dedicata, il frutto di una riorganizzazione che, ha assicurato ieri l’azienda, garantirà per Open Access funzionalità indipendenti dalla divisione commerciale.

Open Access “non è Open Reach”, ha sottolineato l’amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabé , con un riferimento alle modalità con cui nel Regno Unito British Telecom ha risolto problemi analoghi, scollegando del tutto le operazioni del gestore della rete da quelle della struttura commerciale, uno scorporo che non è mai piaciuto a Telecom Italia. “Open Access – ha sottolineato – è il frutto di una riorganizzazione interna, mentre Open Reach è il risultato di una operazione di separazione della rete sul piano regolatorio. Sono due cose completamente diverse”. Lo scopo di Open Access? “Aumentare l’efficienza, garantire maggiore trasparenza e servire meglio i nostri clienti”.

Ma se sono anni che l’Autorità TLC così come gli operatori alternativi chiedono a gran voce a Telecom Italia di andare verso una ristrutturazione, perché ci si arriva proprio adesso? Questione di management, parrebbe. Bernabé ha dichiarato cose che solo un anno fa sarebbero state bollate come eresie: “Il processo di apertura della rete è inevitabile. Noi vogliamo guidarlo e gestirlo attivamente”. È un atteggiamento per molti versi nuovo, dovuto anche ai nuovi scenari di concorrenza e di mercato, alla moltiplicazione di soggetti più forti che in passato nel settore strategico delle reti e al palesarsi degli investimenti sul fronte del cosiddetto NGN , il Next Generation Network , che dovrebbe traghettare le infrastrutture della rete italiana verso un radioso futuro fatto di ultravelocità e iperefficienza. “Vogliamo guidare il processo – ha dichiarato Bernabé – vogliamo assumerci la responsabilità di guidarlo e di investire sulla rete (…) Quello che mi preme ora è gestire il rapporto con i nostri potenziali clienti in uno spirito di reciproca soddisfazione”.

Va detto che la ristrutturazione non si ferma ad Open Access. Telecom ha dichiarato che la stessa Open Access rientrerà nella nuova direzione chiamata “Technology & Operations” affidata a Stefano Pileri e che si occuperà anche di altre strutture: Network , che dovrà “garantire l’innovazione tecnologica del Gruppo, la pianificazione tecnica e architetturale delle reti TLC, nonché le attività di sviluppo, realizzazione e manutenzione della piattaforma di backbone e delle relative piattaforme regionali”; Information Technology , “che dovrà presidiare l’innovazione, lo sviluppo e l’esercizio delle infrastrutture e dei sistemi informativi per il business e per le operations TLC”, questa divisione sarà guidata dal Chief Information Officer , una nuova nomina dovuta al fatto, spiega Telecom, che “le attività legate al settore dell’Information Technology stanno infatti avendo un’importanza sempre maggiore nel business delle telecomunicazioni. È quindi fondamentale per il Gruppo presidiare in modo specifico quest’area al fine di sviluppare servizi ad alto valore aggiunto basati su sistemi informativi sempre più innovativi”; Technical Infrastructures , “che si prefigge lo scopo di assicurare il presidio integrato delle infrastrutture tecniche (immobiliari e impiantistiche) del Gruppo, nonché l’erogazione dei relativi servizi tecnici di facility management”.

Al di là dei ruolini e dei compiti, tra gli scopi che più interessano c’è quello, esplicito, di rivedere “completamente” il Customer Care e l’assistenza tecnica alla clientela e agli altri operatori : visti i problemi segnalati di continuo dagli utenti e le difficoltà che emergono spesso e volentieri nei rapporti con gli altri operatori è probabile che sarà proprio questo il banco di prova del mercato, ciò che consentirà di comprendere se la “revolution” varata ieri abbia o meno avuto l’effetto sperato. Ci vorrà comunque del tempo. Bernabé ieri ha avvertito che non ci si può attendere una “messa a regime” prima di otto mesi , le pedine e le carte da muovere sono tante e il macchinone è complesso.

Un primo risultato Telecom l’ha comunque già incassato: gli applausi dell’ Autorità TLC , che non ha esitato ad esprimere il proprio entusiasmo. Agcom si attende molto dalla riorganizzazione e ha spiegato: Open Access dovrà fornire i servizi di rete fissa “in assoluta equivalence of input “, locuzione con cui si indica un accesso paritario alle risorse di rete tra la stessa Telecom e gli altri operatori.

un'insegna dell'azienda L’Authority ha insistito in particolare sul fatto che la separazione tra le funzioni aziendali di Telecom e l’assetto organizzativo della rete comprenda la rete in rame e quella in fibra. “Il perimetro della separazione – ha sottolineato ieri il presidente dell’Autorità Corrado Calabrò – deve comprendere tutta la tratta della rete di accesso a partire dalle centrali fino all’utente”. Si tratta di quell’approccio one stop shop che Agcom predica da tempo e sul quale si confronterà con l’azienda in un incontro programmato a breve e focalizzato proprio sulla ristrutturazione. L’eccitazione generale è dovuta anche alle “nuove prospettive” che, secondo l’Autorità TLC, ora “si aprono nelle telecomunicazioni, prospettive che passano tutte attraverso lo sviluppo della rete NGN”.

Sulla parità di trattamento , alla base per qualsiasi ipotesi di concorrenza reale sul mercato, ci sarà un controllo che sarà esercitato, ha sottolineato l’Autorità, da una “board indipendente”. Grazie alla ristrutturazione e ai rinnovati rapporti con Telecom, Agcom punta anche a stabilire nuove regole sulla base del “nuovo mercato” che andrà a crearsi, regole che dovranno essere sottoposte ad una consultazione pubblica “in piena trasparenza”, ha specificato Calabrò. Il presidente dell’Authority si è spinto a dichiarare: “Il mio auspicio è che, confidando sulla collaborazione di tutte le parti in gioco, il completamento del progetto Open Access ponga l’Italia all’avanguardia in Europa e nel mondo in termini di trasparenza e regolamentazione della rete di accesso e getti le basi concrete per lo sviluppo della rete NGN in Italia”.

Forse proprio per segnare un momento di svolta nei rapporti con i consumatori, Bernabé sarà ospite il prossimo lunedì alla trasmissione di RadioRai 2 28 minuti , dove risponderà ad un numero verde, quello dell’Antitrust: sarà lì ad ascoltare le lamentele e le denunce dei clienti finali dell’azienda. Il numero? 800.166.661.

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Pubblicato il 14 feb 2008
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