“Immaginate di chiedere a un concessionario di automobili una decappottabile nera e immaginate che il concessionario crei un monopolio delle decappottabili nere che vi costringerà a comprarla da lui. Sarebbe un buon affare?” Così l’avvocato di Chris McElroy e di “tutti coloro che negli USA hanno controllato la disponibilità di un dominio attraverso Network Solutions e hanno successivamente registrato quel dominio attraverso Network Solutions” ha spiegato il comportamento di Network Solutions , registrar che agiva analogamente nell’ambito dei domini Internet, registrar che ora dovrà affrontare una class action .
L’iniziativa viene da Chris McElroy, esperto in SEO, fervente critico della gestione dei domini Internet da parte di ICANN, convinto che Network Solutions sia solita mettere in campo “pratiche fraudolente e ingannevoli per intrappolare i consumatori e costringerli a pagare spese gonfiate per la registrazione”. L’azienda, che offre ai consumatori un servizio per verificare se il nome a dominio desiderato sia disponibile, provvede immediatamente alla registrazione , sottraendo il dominio ai registrar concorrenti per i giorni successivi e preparandosi ad imporre ai consumatori un prezzo fino a tre volte superiore per il dominio di cui detengono la proprietà.
Network Solutions ha sempre creduto nella liceità del proprio comportamento: rispondendo alle accuse di domain hijacking aveva sbandierato indignata la propria innocenza e la propria correttezza, dichiarando di agire proprio per contrastare i comportamenti di cui veniva accusata, comportamenti che altri operatori del settore avrebbero potuto mettere in atto.
Ma l’accusa ribatte: la giustificazione di Network Solutions è un gatto che si morde la coda e se ha potuto agire indisturbata fino ad ora è merito di ICANN , che, incaricata di vigilare sul comportamento delle aziende che serve, sembra valutare con generosità i sospetti casi di front running . Anche ICANN è dunque stata trascinata nella class action. L’accusa è di favoreggiamento.
ICANN sarebbe complice di Network Solutions, spiegava lo stesso McElroy, perché consente ai registrar di assaggiare i domini per cinque giorni e di esercitare il diritto di recesso senza penali. Oltre a sfruttare e testare per quell’attimo i domini registrati infarcendoli di messaggi pubblicitari (salvo poi restituirli se incapaci di generare traffico), i registrar possono sfruttare il grace period come fosse un monopolio temporaneo , durante il quale offrire agli utenti domini a prezzi spropositati e non trattabili.
Ma ICANN potrebbe svincolarsi dall’accusa: dal prossimo anno ICANN non consentirà di assaggiare i domini con diritto di recesso. Per scoraggiare le pratiche poco trasparenti, tratterrà una percentuale della cifra pagata dal registrar che restituirà il dominino prima della scadenza del periodo di grazia.
Gaia Bottà