Lessig: il Partito Pirata è un errore di comunicazione

Lessig: il Partito Pirata è un errore di comunicazione

Il Pirate Party non troverà spazio nel sistema politico USA, il nome del movimento manca di efficacia. Lessig impietoso: ci vuole altro per sensibilizzare i cittadini americani
Il Pirate Party non troverà spazio nel sistema politico USA, il nome del movimento manca di efficacia. Lessig impietoso: ci vuole altro per sensibilizzare i cittadini americani

Il Partito Pirata negli States? Un’entità politica inutile, con una denominazione che può trarre in inganno i cittadini. Sono parole di Lawrence Lessig , professore di Stanford e paladino del copyleft, padre delle licenze Creative Commons, ora impegnato a tempo pieno per estirpare la corruzione dal sistema politico statunitense.

Lessig a eTech 2008 Lessig si è espresso dal palco di eTech , evento durante il quale ha presentato il nuovo corso della sua attività in ambito politico. Lessig ha invitato netizen e sviluppatori a trascinare i cittadini verso una rinnovata fiducia nelle istituzioni, ha invitato i politici a ridimensionare l’importanza del denaro nell’ambito delle proprie decisioni. Una domanda dal pubblico ha stimolato la riflessione sul Pirate Party , Lessig ha risposto senza esitazioni: “Sono scettico riguardo all’utilità di entità politiche come il Partito Pirata negli Stati Uniti”.

Il professore si è dichiarato a favore della legalizzazione e della liberazione del file sharing, uno degli obiettivi che il Pirate Party americano si propone di ottenere, ma quella del movimento politico settoriale, ha spiegato Lessig, non è la strada ottimale da percorrere nel contesto politico statunitense . Il Partito Pirata può fungere da ingranaggio di macchine politiche diverse da quella statunitense, può servire a innescare il dibattito pubblico in paesi come la Svezia, dove il movimento è nato . Il sistema politico svedese offre maggiori opportunità alle minoranze, mentre negli Stati Uniti un movimento come il Partito Pirata non guadagnerebbe abbastanza visibilità per stimolare l’interesse della società civile.

Lessig, inoltre, guarda con sospetto al nome del movimento. Attribuirsi la caratterizzazione di pirati potrebbe generare un errore di comunicazione: non fa che rafforzare lo stereotipo della contrapposizione tra pirati e coloro che agiscono nel quadro della legalità, contrapposizione artificiosa che l’industria del copyright ha scientemente edificato negli anni. Lessig si rende conto che l’etichetta scelta dal Pirate Party sia una provocazione, ma non la ritene un efficace strumento comunicativo : non aiuta a decostruire la propaganda dell’industria che abusa dei propri diritti sui contenuti, non aiuta a comunicare l’idea che la cultura debba affrancarsi dalla mercificazione che ne impedisce una libera e fruttuosa circolazione.

Se in Svezia i vertici del Pirat Partiet sembrano condividere l’idea che la qualificazione di “Partito Pirata” sia riduttiva rispetto allo scenario dei diritti sui quali il movimento intende agire, i rappresentanti del Partito Pirata statunitense ribattono piccati a Lessig. “È un professore, dovrebbe sapere che non si deve giudicare un libro dalla sua copertina”, ha risposto sulle pagine di Torrentfreak Andrew Norton, a capo del Pirate Party.

Norton tiene a precisare che il partito politico che rappresenta non incita in alcun modo all’illegalità, non invita nessuno a violare le leggi sul copyright ma si posiziona come un’entità perfettamente inquadrata nel sistema politico, come un partito che intende riformare il sistema con strumenti legittimi. Riguardo al brand , Norton non ha alcun dubbio. L’industria dei contenuti criminalizza le persone, le identifica come pirati: il Pirate Party intende rappresentare la cittadinanza intera e difenderla dalle pretese di coloro che snaturano il diritto d’autore a proprio vantaggio.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
10 mar 2008
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