Roma – Secondo quanto svelato da un articolo pubblicato qualche tempo fa sul New York Times , l’iPhone sarebbe nato da un’idea di Apple di realizzare una sorta di tablet-Mac: un dispositivo ultraportatile con forti propensioni al wireless, pensato principalmente per consentire l’accesso ad Internet da ogni dove.
Questa rivelazione spiegherebbe molte cose: dalle voci insistenti che negli scorsi anni volevano Apple alle prese con la realizzazione di un nuovo palmare (da molti identificato nell’iPod Touch) alla particolare attenzione dedicata a Safari, Mail, e tutto quello che ruota intorno alla connettività ad Internet di questi dispositivi.
Se la realtà è questa, una domanda sorge spontanea, soprattutto alla luce delle recenti novità sugli strumenti di sviluppo dedicati ad iPhone e iPod: possibile che Apple non avesse in mente già da subito di utilizzare questo fantomatico “tablet” per farci girare altre applicazioni? In tal caso la “chiusura” iniziale si spiegherebbe solamente con la volontà (o la necessità) di “prendere tempo” per verificare la reazione del mercato e stabilire il modo migliore di procedere.
Per quanto riguarda la reazione del mercato, i numeri parlano da soli: in appena sei mesi l’iPhone ha conquistato il 28% del mercato degli smartphone negli States, secondo solo alla famiglia dei Blackberry (41%). Se questo dato da solo non basta a far comprendere il successo del melafonino, possiamo aggiungere che, sempre negli USA,oltre il 70% del traffico Internet generato da dispositivi mobili proviene dall’iPhone, così come il 25% delle transizioni online della Bank of America. Per chiudere il cerchio si potrebbe citare anche il migliaio di web application realizzate ad hoc per iPhone/iPod, e i siti che hanno modificato l’interfaccia per adattarsi allo schermo e alle modalitá di interazione di questi dispositivi (senza contare jailbreaking e applicazioni “non ufficiali” che si possono installare già ora).
Assodato il successo di mercato, ad Apple è rimasto il compito di stabilire la strategia di distribuzione dell’ SDK , e del software sviluppato con esso. Forte di un modello già collaudato, e dell’esperienza maturata negli ultimi anni, Apple ha scelto la strada di un negozio online simile all’iTunes Store. Si tratta di una scelta per certi versi controversa, ma era scontato che sarebbe stata l’unica via concessa da Apple, e sotto molti aspetti offre diversi vantaggi, soprattutto per l’utente finale.
Senza girare per decine di siti e motori di ricerca, ogni utente sa che sull’Application Store potrà trovare tutto il software disponibile per iPhone e iPod, free e a pagamento, già diviso in categorie, e certificato da Apple, senza il rischio di incappare in malware di qualsiasi tipo; inoltre, ad ogni collegamento, l’utente verrà avvisato di eventuali aggiornamenti disponibili per il software installato.
Dall’altra parte della barricata, anche lo sviluppatore ha i suoi vantaggi nell’aderire al programma di sviluppo proposto da Apple: a fronte di una quota pari al 30% “trattenuta” da Apple (su un prezzo fissato dallo sviluppatore stesso), e dei 99 dollari da versare “una tantum”, ha un visibilità senza uguali verso gli utenti di tutto il mondo, e non deve minimamente preoccuparsi di transazioni finanziarie o altri aspetti legati alla distribuzione del proprio lavoro.
Come sempre accade però, ogni scelta porta con sé anche degli aspetti negativi: la strategia di Apple obbliga di fatto ad aderire al programma per sviluppatori, impedendo all’utente piú evoluto di svilupparsi il proprio software “personale”. Questo limite provocherà sicuramente una nuova serie di jailbreaking, e a quel punto ogni utente si troverà di fronte ad un bivio: affidarsi al software distribuito da Apple (compresi giochi della Sega e della EA, giusto per citare un paio di esempi), o scegliere una strada più “libera” col rischio di rinunciare alla possibilitá di installare il software dell’Application Store?
È ancora presto per intuire come andrà a finire ma le nuove possibilitá offerte dall’SDK e dal firmware 2.0 (del quale non ho parlato, ma che introdurrà l’Exchange ActiveSync, il supporto ai certificati digitali e al WPA2 Enterprise, e molte altre cose), renderanno i dispositivi palmari di Apple sempre più interessanti e sempre più capaci di conquistare nuove fasce di mercato o di crearsene delle nuove.
Domenico Galimberti
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