Edimburgo – La più potente tecnologia di supercomputing al mondo, quella Blue Gene di IBM , verrà messa a disposizione di un team di scienziati svedesi che da anni è alla ricerca di una cura contro il flagello dell’AIDS.
I ricercatori dell’ Università di Edimburgo e del Watson Research Center di IBM hanno annunciato un progetto di ricerca congiunto, della durata di cinque anni, che utilizzerà le simulazioni effettuate con supercomputer Blue Gene per velocizzare la creazione di farmaci per l’inibizione dell’infezione da HIV , il virus che causa l’AIDS.
Combinando l’utilizzo di veloci supercalcolatori con nuove tecniche farmacologiche sperimentali, gli scienziati puntano a creare inibitori specifici che agiscano direttamente sulla parte del virus responsabile dell’ingresso del materiale genetico virale all’interno della cellula umana. L’aspetto innovativo di questa collaborazione, spiega IBM, sta nel tentativo di creare simultaneamente inibitori multipli in grado di evitare che il virus possa mutare il proprio patrimonio genetico, rendendo inefficaci le terapie farmacologiche in uso.
“I primi risultati ottenuti sono promettenti e mostrano come si possano sfruttare le capacità informatiche per simulare le tipologie di molecole in grado di bloccare l’infezione da HIV delle cellule umane e che queste informazioni possono poi essere utilizzate dai ricercatori per realizzare farmaci specifici in modo rapido ed efficace”, ha spiegato Jason Crain, della School of Physics dell’Università di Edimburgo e divisional head of science presso il National Physical Laboratory britannico. “Questo è un nuovo approccio alla realizzazione dei farmaci. Utilizziamo algoritmi sofisticati abbinati a tecniche sperimentali specifiche per progettare terapie molecolari più efficaci, e possiamo inoltre trarre enorme vantaggio da straordinarie risorse informatiche per operare in modo efficiente e razionale”.
Il progetto fa leva sul meccanismo con cui il virus dell’immunodeficienza umana HIV-1 si fissa alle cellule all’interno del corpo e poi inocula il proprio materiale genetico. I ricercatori stanno effettuando studi su un frammento della proteina superficiale del virus, chiamata peptide , che è fondamentale per la stimolazione della risposta immunitaria all’attacco virale. Capire la struttura e il comportamento del peptide permetterà la creazione simultanea di farmaci multipli in grado di contrastare il processo infettivo.
Quella di Edimburgo fu la prima università europea, nel 2004, ad installare presso i propri laboratori informatici un supercomputer della famiglia Blue Gene. Oggi questo istituto vanta una delle infrastrutture di calcolo più potenti d’Europa.
IBM combatte la propria guerra tecnologica all’AIDS su più fronti. Il centro di ricerca di Haifa , in Israele, lo scorso anno ha sviluppato, insieme ad alcuni partner europei (tra cui l’ Università di Siena e Informa S.r.l. ), un sistema integrato per il trattamento dell’HIV chiamato EUResist . Questo sistema è in grado di prevedere le reazioni delle varianti genetiche dell’HIV a specifici trattamenti antiretrovirali: i medici possono così selezionare i farmaci o le combinazioni di farmaci più efficaci nella cura dei pazienti affetti da AIDS.