Andreas Karlsson, trentunenne “pirata” svedese, è stato condannato dalla Corte distrettuale di Linkoeping per aver condiviso nel marzo del 2006, attraverso un client Direct Connect , 4.500 tracce musicali e 30 rip in digitale di pellicole cinematografiche. Karlsson deve ora sorbirsi una multa di 44.670 corone svedesi (pari a oltre 4.500 euro) e un ordine di arresto in sospensiva come monito per la dimensione del “crimine” di cui si è reso colpevole.
Una sentenza pesante, ma a Karlsson è andata comunque meglio di quanto desiderasse l’industria, rappresentata nel caso dai legali di IFPI , Buena Vista, Warner e altri soggetti, che avrebbero volentieri visto il giovane in galera . Lo avevano accusato di aver condiviso circa 23mila brani.
La Corte ha preferito evitare la condanna alla prigione, sottolineando come sia “compito del governo, attraverso i mezzi legislativi o in altri modo prendere le dovute misure” per risolvere il problema della cosiddetta “pirateria” telematica della Proprietà Intellettuale. In tal senso, han spiegato i giudici, l’industria ha la sua parte di responsabilità per quanto riguarda l’attuale stato di cose , e la giustizia da sola non può fare molto per far fronte a una situazione che è evidentemente strutturale.
Mezza vittoria o mezza sconfitta? I protagonisti si interrogano sulla giusta interpretazione da dare all’epilogo della vicenda: Magnus Eriksson, portavoce del Partito Pirata svedese, sottolinea che “il risultato del verdetto è basato sulla quantità dei file condivisi da questa persona”, e che con network di condivisione più moderni come BitTorrent non è possibile individuare tutti i file condivisi nello stesso momento, ragion per cui l’hobby del P2P non viene danneggiato granché dalla condanna.
Sara Lindbaeck, legale di IFPI, sostiene al contrario: “È chiaro come la corte consideri tanto seria quanto estesa l’infrazione per cui è stato dichiarato colpevole l’uomo. La condivisione diffusa di file illegali che ha luogo in Svezia sta provocando molti danni ai produttori”.
Il pensiero va naturalmente alla crociata legale dell’industria contro The Pirate Bay , che proprio in Svezia ha da tempo trovato un porto franco per quanto riguarda lo scambio di ogni tipo di contenuto – sia esso legittimo o meno – su rete BitTorrent. Se la condanna di Karlsson avrà una qualche pur minima conseguenza su quest’ultima vicenda è pero una cosa tutta da verificare.
Alfonso Maruccia