L’utilizzo di Internet è in crescita costante, e di conseguenza i server di rete tendono ad accrescere il proprio carico di lavoro con tutte le ricadute del caso sul consumo di energia e l’aumento dell’inquinamento ambientale dovuto all’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Ma i suddetti server non vengono sfruttati nel modo migliore , sostengono ricercatori americani, che per l’occasione presentano alcuni accorgimenti pratici per ridurre in maniera sostanziale il fabbisogno medio di elettricità degli apparati.
Dopo il cibo, il lavoro e la medicina, il movimento “slow” eco-compatibile potrebbe ora contagiare anche la Rete delle reti: due progetti complementari, l’uno con il coinvolgimento di Intel e l’altro con protagonista Microsoft, hanno dimostrato la possibilità concreta di tagliare di una buona fetta dell’energia elettrica consumata , riducendo o rimodulando il carico di lavoro su cluster, switch, router e server senza che l’utente finale se ne accorga.
Il primo progetto arriva da Berkeley, California, e ha visto la collaborazione del ricercatore universitario Sergiu Nedevschi e dei colleghi al lavoro nei laboratori di ricerca Intel di Berkeley e Seattle. Gli esperti hanno osservato che rallentando di pochi millisecondi il flusso di dati all’interno dei network, il risparmio di energia che se ne ricava ammonta a ben il 50% del totale.
I calcoli si basano su un mix di simulazioni virtuali e test sul campo, e prevedono la possibilità di spegnere un certo quantitativo di macchine o di ridurne la capacità computazionale complessiva . Le informazioni possono essere raggruppate e indirizzate tutte a uno stesso insieme di server, mentre il resto dell’hardware è in modalità “sleep” o viene fatto viaggiare a velocità ridotta.
Adattando questi principi di funzionamento sulle necessità del momento e sull’hardware a disposizione, i ricercatori sostengono di riuscire a limitare dal 40% all’80% la corrente elettrica sprecata per sistemi che vanno costantemente al massimo delle capacità anche quando sono inattivi. Al contrario di laptop e desktop casalinghi, infatti, la gran parte dei data center non è stata sviluppata seguendo specifici criteri di risparmio energetico .
Microsoft Research, dal canto suo, ha analizzato il problema della necessità di risposta dei server, per applicativi notoriamente “always-on” quali videogame, instant messaging e altro. “In casi estremi, una singola connessione può tenere attivo un intero server” ha dichiarato Jie Liu, autore dello studio per Redmond. Gioca a favore di questa costante, e sostanzialmente inutile attività forzata, la prassi delle società che gestiscono i network, le quali adottano politiche di riduzione del carico di lavoro distribuendo il suddetto su un gran numero di macchine diverse.
Gli studiosi hanno invece provato ad agire sul lato opposto, vale a dire concentrando un numero maggiore di connessioni su un singolo server , nella fattispecie quello che già risulta impegnato con altre richieste. I test questa volta hanno previsto una prova nel mondo reale dei sistemi usati da Microsoft per la gestione delle chat su Windows Live Messenger. Dopo 45 giorni, l’esperienza utente è rimasta sostanzialmente invariata ma il consumo energetico si è ridotto del 30%.
Alfonso Maruccia