Anche gli hacker debbono socializzare: GnuCitizen ha promosso la nascita di una vera e propria social network di hacker, battezzata The House of Hacker .
Nata con il supporto di Ning, sistema specializzato nella creazione di reti sociali ad hoc, ha già raccolto oltre mille adesioni in poche settimane e si propone come portavoce dell’ etica hacker : in altre parole, “non promuoviamo alcuna attività criminale: la rete sociale è concepita per mettere in grado i suoi iscritti di scambiarsi idee tra loro, comunicare, formare gruppi, circoli elitari, squadre di vario orientamento, riunirsi su progetti e partecipare al mercato hacker “, spiega Petko D. Petkov, fondatore di GnuCitizen.
In termini propositivi, il gruppo intende dunque creare un punto di riferimento per chi, nell’hacker, vede la preparazione, la creatività, l’intelligenza, la capacità di provocare, l’intensità degli intenti, la determinazione e tutte quelle qualità che diffondono sull’hacker un alone di eroismo.
Non tutti hanno accolto la novità con lo stesso stato d’animo: il direttore di BreakPoint Systems , ad esempio, ha espresso perplessità sulle conseguenze che una tal rete sociale potrebbe generare. Alcuni datori di lavoro potrebbero vedersi “abbagliati” dalla grande preparazione di tali personaggi e sorvolare sui pericoli ai quali, almeno teoricamente, si esporrebbero qualora ritenessero opportuno allacciare un rapporto professionale con qualcuno di loro. Opinione, tuttavia, che altri non condividono .
Obiettivo principale, infatti, è valorizzare il “know-how hacker” al servizio della sicurezza, una delle tecniche a cui alcune imprese meno attente hanno dato poca importanza, in alcuni casi pagando un caro prezzo.
Marco Valerio Principato