Inutile sbandierare un qualche diritto alla privacy nelle imprese, vano cercare di svicolare dagli accordi contrattuali presi con l’azienda per la quale si lavora: le email che circolano negli uffici delle corporation statunitensi possono essere lette a piacimento dai datori di lavoro. Cosa che effettivamente accade. Sempre più spesso. E sempre più spesso sono coloro che vengono assunti appositamente per leggere le email altrui .
Il 41 per cento delle imprese che contano più di 20mila dipendenti ha ammesso di aver assunto personale per “leggere o analizzare” i contenuti della posta in uscita. A dirlo è l’ultimo studio di Proofpoint , che indaga sui problemi di sicurezza dei dati delle imprese. Molti sono infatti i rischi legali che vengono associati all’abuso delle email aziendali: dal pubblicare messaggi in certi forum al condividere materiali e contenuti su siti di sharing, le corporation tremano all’idea che il nome aziendale, se non persino i segreti aziendali, possano circolare senza controllo.
Incidenti che sono meno isolati di quanto si potrebbe pensare: il 44 per cento delle grandi imprese, intervistate da Proofpoint, ha dichiarato di aver subito un qualche leaking attraverso l’email, una qualche “spiata” o “perdita di dati” che può provocare danni all’immagine o alle attività aziendali. Il 23 per cento ha dichiarato di aver accertato negli ultimi 12 mesi il verificarsi di un qualche danno causato dal leaking .
Sono proprio questi incidenti, dunque, a spingere le imprese a dare uno sguardo più da vicino a quello che i propri impiegati fanno con il computer e con la connessione ad Internet e, dunque, a quello che scrivono nelle email in uscita, a come usano gli indirizzi e le mailbox a loro assegnati.
I risultati di questo monitoraggio continuativo e preventivo non si contano: il 26 per cento delle grandi società ha dichiarato che negli ultimi 12 mesi ha effettuato almeno un licenziamento a causa dell’email , ossia di comportamenti che non aderivano alla policy aziendale che viene sottoscritta dai dipendenti.
L’abuso degli strumenti informatici, o comunque l’utilizzo non conforme alle policy delle imprese, coinvolge da sempre anche la navigazione Internet. Di questi tempi si parla molto della frequentazione di siti social , anche dai telefonini, e comunità web come YouTube sono gettonatissime tra i dipendenti delle corporation. Anche su questo fronte le aziende si danno da fare per monitorare e punire i dipendenti infedeli . Delle imprese quotate in borsa, il 14 per cento ha denunciato la pubblicazione non autorizzata di materiali riservati su siti, blog o reti sociali, mentre l’11 per cento negli ultimi 12 mesi ha fatto ricorso a sanzioni specifiche per l’uso di forum di discussione e social network da parte dei dipendenti.
Va detto che negli Stati Uniti, come ben sanno i lettori di Punto Informatico , si sta consolidando un approccio piuttosto severo contro certi abusi commessi al computer dai lavoratori: recenti studi indicano che una impresa su due negli States è propensa a ricorrere al licenziamento in caso di errori grossolani da parte dei dipendenti nella gestione delle infrastrutture informatiche aziendali.
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