Come noto, per garantire la massima sicurezza alle cerimonie di inaugurazione e di chiusura dei prossimi Giochi Olimpici di Pechino, gli organizzatori cinesi hanno deciso di inserire un tag RFID in ciascuno dei migliaia di biglietti venduti . Il chip conterrà tutte le informazioni sul titolare del biglietto: foto, numero di passaporto, numero di telefono ed email compresi. Il tutto nella speranza di evitare contestazioni o, peggio, azioni dimostrative anche violente. Nonostante i buoni propositi, gli esperti di sicurezza conservano dei dubbi su questo approccio.
Tralasciando i rischi legati al furto di dati sensibili , l’utilizzo dei tag RFID pone dei problemi logistici per la gestione dei flussi in entrata negli stadi: “Dovrebbero concentrarsi nello scovare i materiali pericolosi di ogni genere, piuttosto che preoccuparsi di identificare gli spettatori con il loro biglietto” tuona Roger Clarke, consulente australiano in materia di sicurezza.
Il rischio, secondo Clarke, è che gli addetti si concentrino eccessivamente su un aspetto marginale come l’accesso e il deflusso senza intoppi degli spettatori – che nelle serate di gala sono quasi sempre persone influenti o loro congiunti – piuttosto che nell’individuazione di bandiere, magliette con messaggi indesiderati o persino oggetti atti a creare disordini tramite atti terroristici.
“Per riconoscere un potenziale malintenzionato, che magari vuole lanciare una bomba o srotolare una bandiera del Tibet, non ci si basa sulla sua identità – spiega – Ci si basa invece su le azioni che compie e su quanto porta materialmente con sé”. Più efficaci potrebbero dunque rivelarsi le migliaia di telecamere poste a guardia dei siti olimpici, senza sottovalutare i controlli all’entrata degli stadi, nei punti nevralgici della città e ovviamente negli aeroporti.
In questo senso, le autorità asiatiche non sembrano aver trascurato nessun particolare: si parla di molti agenti travestiti da volontari mescolati tra la folla, di assemblee pubbliche cancellate durante le settimane dei Giochi e di un massiccio investimento negli RFID anche e soprattutto per controllare il movimento della popolazione locale.
La Cina, infatti, può vantare oggi uno dei più estesi e complessi sistemi di tagging a radiofrequenza del mondo : le patenti di guida incorporano già un chip di riconoscimento e, sebbene con un minor numero di informazioni, tutti i tagliandi venduti per tutti gli eventi delle Olimpiadi sono stati dotati di un RFID per identificarli. Uno strumento utile anche per prevenire la contraffazione .
Nessun timore che si verifichino problemi per la somma della calca e della complessità tecnologica. “Abbiamo notato dei problemi (con gli RFID, ndr) durante i mondiali di Germania 2006, e abbiamo imparato la lezione” spiega Yand Uichun, direttore del dipartimento tecnologico del comitato organizzatore: “Abbiamo fatto piani di emergenza per fare fronte a qualunque problema”.
Clarke, tuttavia, non si dichiara convinto. Un sistema troppo rudimentale, spiega, non garantirebbe la sicurezza, e uno troppo complesso potrebbe distogliere l’attenzione da quello che conta davvero: “È sempre un rischio quando riponi le tue energie in un meccanismo inappropriato – conclude – E il rischio è sottrarre energie a quel che conta veramente”.
Luca Annunziata