Gaming, l'industria UK vuole emigrare

Gaming, l'industria UK vuole emigrare

In Canada le condizioni di lavoro sono migliori. Le imprese del videogaming UK lanciano un ultimatum al Governo: se il paese non è competitivo noi ce ne andiamo
In Canada le condizioni di lavoro sono migliori. Le imprese del videogaming UK lanciano un ultimatum al Governo: se il paese non è competitivo noi ce ne andiamo

Londra – Le imprese britanniche specializzate in videogiochi stanno preparando i bagagli. Se il Governo di Sua Maestà non accontenterà le loro richieste di detassazione si sposteranno in blocco in Canada, uno dei “paradisi fiscali” del settore. La notizia attira interesse per la centralità del settore e perché emblematica della dinamica della competizione globale: lo spostamento non avviene perché la manodopera costa meno, ma semplicemente perché l’ambiente fiscale è più favorevole.

monopoli britannico 15 software-house britanniche hanno dato vita ad una campagna di sensibilizzazione denominata ” Games Up? ” che si propone di fare pressione su Parlamento, Governo e Media.

“Tutti i nostri concorrenti offrono sconti fiscali e sovvenzioni, ponendo gli sviluppatori britannici in svantaggio”, ha dichiarato Richard Wilson, CEO di Tiga , l’associazione commerciale europea e britannica che rappresenta le imprese del mondo dei videogiochi. Negli ultimi due anni, viene detto, la Gran Bretagna ha perso la terza posizione nel ranking mondiale della produzione videoludica, proprio a favore del Canada.

Secondo Games Investor Consulting , società di consulenza specializzata nel settore, una politica fiscale più equilibrata consentirebbe di incrementare gli investimenti di 220 milioni di sterline (279 milioni di euro) in cinque anni, e creare 1500 nuovi posti di lavoro, uno scenario assai diverso da quello attuale, che prevede 10.000 esuberi.

“Il Governo è preoccupato dal fatto che gli aiuti proposti dal Canada agli sviluppatori potrebbero non essere compatibili con i principi della World Trade Organization”, ha dichiarato un portavoce del Ministero britannico della Cultura, Media e Sport. L’associazione non profit Center for Strategic Tax Reform , però, ha fatto sapere che le normative (Trade-Related Investment Measures) del WTO consentono ai paesi sviluppati di “offrire tutti gli incentivi che desiderano, fiscali o meno…”.

A “spaventare” di più, però, potrebbe essere l’efficienza canadese: basta dare un’occhiata al sito ufficiale Invest Quebec (anche in italiano) per scoprire che le aziende più importanti del mondo hanno già riconosciuto le “qualità” del territorio.

Rimanendo nel settore videoludico si distingue ad esempio Ubisoft che, pur disponendo di 3000 dipendenti in 21 paesi, ha scelto di posizionarne più di 1300 a Montreal. “… e in loco sviluppa quasi il 50% dei suoi titoli”, sottolinea il profilo dell’azienda sul sito canadese.

Ma quali sono realmente i vantaggi in Quebec? Le aziende che decidono di stabilirsi nella provincia canadese possono scaricare dalle tasse fino ad un massimo del 30% degli stipendi, con un ulteriore bonus del 7,5% se il gioco sviluppato dispone di una versione francese, che in Quebec è la prima lingua. Ed è questo il motivo per cui la maggior parte dei prodotti commercializzati negli Stati Uniti dispone di istruzioni in inglese e in francese.

In Italia, come constatato proprio su Punto Informatico , i problemi sono diversi: formazione, finanziamenti, e soprattutto difficoltà sistemica nel competere con i colossi stranieri.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
3 giu 2008
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