Un blog scomodo, qualche parola che ha infastidito qualcuno ed ecco che ancora una volta un blogger italiano deve fare i conti con una denuncia per diffamazione che si traduce prima di tutto nella sospensione in toto del proprio sito. Un problema dirompente per la rete italiana e che si è abbattuto nei giorni scorsi su Antonino Monteleone.
Il suo indirizzo web, il suo blog, quella URL che si identifica con il suo nome , non è più sua: al suo posto fa mostra di sé un avviso ormai ben noto ai naviganti nostrani, che annuncia l’avvenuto sequestro del sito, in questo caso da parte della Polizia Postale delle Comunicazioni di Reggio Calabria.
Antonino ha scritto a molti in rete per cercare solidarietà. Tra questi ha risposto al suo appello Piero Ricca , blogger che la censura a seguito di denuncia per diffamazione la conosce bene come ben sanno i lettori di Punto Informatico . Sulle sue pagine, Ricca attacca il ricorso al sequestro preventivo , un istituto pensato in origine dal Legislatore per impedire che una notizia diffamante potesse continuare a circolare in attesa di un giudizio sulla stessa.
“Assurdo – scrive Ricca – Il sequestro preventivo su querela per diffamazione, che pure è un provvedimento discutibile, dev’essere circoscritto al post incriminato. Altrimenti sarebbe come chiudere un giornale per far sparire un articolo in attesa del processo o una libreria per impedire il presunto effetto diffamatorio di un libro. Non ci vuole molto a capirlo e non è un problema di carenza di leggi specifiche per il web, ma di buon senso”.
Nella sua lettera, Monteleone ricostruisce la dinamica degli avvenimenti, spiega da dove ritiene provenga il provvedimento nei suoi confronti ma sottolinea di non aver ancora ricevuto ancora alcuna notifica ufficiale. “Molte pagine, anzi tutte – scrive il blogger – sono ancora nella cache di google. Ma di fatto sono imbavagliato”.
La questione naturalmente non tocca solo Monteleone. In questo periodo sono moltissimi i blogger colpiti da denunce, che non fanno che aumentare e che spesso appaiono poco giustificabili. Ci sono anche blogger le cui pagine non vengono sequestrate ma che comunque le pongono offline per evitare guai. Una situazione complessa, difficile, e che tocca quotidianamente la libertà di espressione degli italiani.