“Nessuna azienda né cittadino dovrebbe essere forzato o spinto a scegliere tecnologie closed anziché aperte perché qualcuno, il Governo, ha già fatto quella scelta”. Così Neelie Kroes, commissario europeo alla Concorrenza, ha scelto di tornare su un argomento che sta molto a cuore a Bruxelles, e che è al centro del braccio di ferro che contrappone, su vari piani ormai da lunghi anni, l’organo esecutivo dell’Unione Europea e Microsoft.
Kroes, che ha parlato in occasione della conferenza di OpenForum, ha sostenuto la causa dei formati aperti , tornando a sottolineare l’importanza per le imprese di scegliere formati che siano adottati da applicativi e soluzioni di produttori informatici diversi.
A suo dire, la Commissione fa quello che può da questo punto di vista, perché “non ci si può affidare ad un unico produttore, non si possono accettare standard chiusi e si deve rifiutare l’idea di venire bloccati in una tecnologia specifica”. Va detto che in Europa, come riportato ieri da Punto Informatico , sul fronte degli standard la Commissione è sicuramente l’istituzione che sta facendo scuola , laddove però Consiglio ed Europarlamento annaspano ancora nella definizione di standard condivisi, né ricorrono in via principale agli standard documentali approvati come tali a livello internazionale.
L’interesse per le dichiarazioni del Commissario è giustificato anche dal fatto che proprio sul fronte dei formati documentali di recente si è aperto un nuovo fronte di contesa con Microsoft, come noto promotrice di quell’OOXML da qualche tempo ufficiale standard ISO . Un formato sul quale Microsoft sta lavorando alacremente, come dimostra in queste ore la release dell’ultimo development kit , pensato a detta dell’azienda per facilitare la via ai developer interessati ad integrare OOXML nelle proprie applicazioni.
OOXML è uno standard per il quale, anche dopo il processo di approvazione da parte di ISO, le polemiche non si sono placate tanto che in alcuni paesi sono in corso mobilitazioni per protestare contro l’attribuzione della qualità di standard al formato voluto da Microsoft. La Commissione, nello specifico, sta indagando in questi mesi proprio sul come si sia arrivati alla decisione di ISO o, più precisamente, del come sia avvenuto il processo di discussione nei singoli paesi europei. Una indagine che si deve ai ricorsi di chi sostiene che il processo ISO si sia rivelato fallato, e tra questi ci sono big del settore come IBM.
Le parole di Kroes, dunque, vanno intese come ulteriore conferma di quale sia l’atteggiamento della Commissione, da dove l’Esecutivo UE parta nell’indagare sul fronte dei formati. “Dobbiamo essere consapevoli – ha anche detto il Commissario – dei costi sul lungo periodo dei formati bloccati: spesso si rimane vincolati per le successive generazioni di quella tecnologia. Ci possono persino essere effetti ulteriori, dove si rimane bloccati ad altri servizi e prodotti forniti da quello stesso produttore”.