Nuotatori e sub? Alla larga

Nuotatori e sub? Alla larga

Radar a impulsi e sonar definitivi sono inclusi nella (costosa) dotazione di un nuovo apparato di difesa, pronto a colpire sottacqua gli umani che si spingano dove non devono
Radar a impulsi e sonar definitivi sono inclusi nella (costosa) dotazione di un nuovo apparato di difesa, pronto a colpire sottacqua gli umani che si spingano dove non devono

Il pensiero unico dominante recita che la sicurezza non è mai troppa, in cielo come in terra. Ma anche in mare. Ed è proprio a questo ultimo elemento che si rivolge l’offerta di Kongsberg , società del British Columbia statunitense, che mette in commercio un sistema di sorveglianza sottomarina a prova di malintenzionati , carcharodon carcharias o qualsiasi altra cosa si muova sott’acqua a minacciare la tranquillità e la sicurezza di banchine, porti e attracchi sparsi per i sette mari.

Basata su un complesso di sonar, processori DSP e software ad hoc, la tecnologia di Kongsberg è in grado di riconoscere la differenza tra la fauna marina e i potenziali “nuotatori e sommozzatori con intenti malevoli”, con un raggio di azione nell’ordine di un chilometro.

Qualora venisse individuata una minaccia, un trasmettitore di “impulsi acustici di interdizione non letale” eventualmente installato sulle boe di controllo potrebbe emettere un segnale in grado di stordire o anche di uccidere , a seconda del setup , la minaccia sconosciuta di cui sopra. Che è molto più di quanto ci si potrebbe aspettare – alla stregua delle discusse pistole taser – da un sistema definito non-letale.

Sia come sia, le soluzioni Kongsberg pare siano sulla cresta dell’onda , letteralmente, considerando che la Guardia Costiera statunitense ha elargito 2 milioni di dollari alla società per la fornitura di tecnologie che andranno a integrare quelle del programma Anti-swimmer Systems (IAS) installate nei porti della nazione.

Sono clienti di Kongsberg persino gli sceicchi arabi degli Emirati , e per quanto la location dell’installazione rimanga secretata “sai che qualcosa è buono quando lo comprano gli sceicchi del petrolio”, come osserva cinicamente il weblog Crave .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 giu 2008
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