Tra i molti vantaggi dell’impiego del network di file sharing BitTorrent c’è il non indifferente problema della ricerca dei contenuti da condividere. Un problema finora affrontato con i tracker e gli “aggregatori” di risorse quali The Pirate Bay e affini, ma che potrebbe presto diventare solo un brutto ricordo se gli autori di Cubit riusciranno nell’intento di donare anche a BitTorrent quella decentralizzazione tipica del network Kadmelia di eMule o Gnutella2.
Cubit , che attualmente si è concretizzato nella forma di un plug-in per il software di condivisione BT Vuze/Azureus, è frutto del lavoro dello studioso Bernard Wong e del suo consigliere Emin Gun Sirer, al lavoro presso il Dipartimento di Scienze Informatiche della Cornell University di New York e aiutati dal ricercatore Microsoft Aleksandrs Slivkins.
Allo stato attuale il software funge da “aiuto” alla rete sottostante di BitTorrent, aggiungendo uno strato ulteriore e un proprio network indipendente ma utile alla ricerca approssimativa dei file in condivisione tra gli utenti che hanno attivato il plug-in.
Alla base del funzionamento di Cubit vi è la capacità di “indovinare” o appunto approssimare il risultato della ricerca alla stessa maniera in cui fa Google, suggerendo un termine alternativo qualora quello cercato fosse scritto in maniera impropria.
Calcolando il numero minimo di modifiche da applicare alla keyword cercata, Cubit individua i nodi più vicini al peer e ne richiede la lista dei file, risparmiando in tal modo una quantità non indifferente di risorse rispetto alle tabelle di hash distribuite (DHT) attualmente impiegate per sopperire alla mancanza di una funzionalità di ricerca su network BitTorrent. In effetti Cubit non fa affidamento sugli hash – utili solo per la ricerca degli exact match delle risorse – ma solo sui nomi di file e il numero di modifiche di cui sopra.
Secondo quanto riporta ars technica , l’efficacia della implementazione attuale è tutto fuorché definitiva, portando a facili svarioni del sistema e quindi a risultati di ricerca non esattamente ottimali . Quel che è certo è la promessa che la tecnologia di Cubit cova, quella di sopperire all’unica vera mancanza che affligge il network BitTorrent, con tutte le conseguenze del caso sulla centralità di motori di ricerca come il già citato The Pirate Bay.
Non che i ricercatori vogliano regalare nuovi tool ai – presunti – pirati che scaricano a sbafo dal P2P: adottare il layer di ricerca di Cubit, dice Wong, non faciliterà né renderà più difficile per gli investigatori a-là MediaDefender l’individuazione degli IP dei condivisori da prendere di mira per le cause legali che tanto vanno di moda in seno a RIAA ed MPAA. Ma di certo influenzerà lo sviluppo del network considerando che da sola, The Pirate Bay indicizza attualmente la stragrande maggioranza dei contenuti disponibili per il download e la condivisione su BT.
Alfonso Maruccia