Milner: costruiamo il computer del futuro

Milner: costruiamo il computer del futuro

Il professore britannico, premio Turing, spiega a Punto Informatico come sta cambiando la scienza dell'informazione. E come i ricercatori del CoSBi di Trento stiano realizzando quello che fino a qualche anno fa era impensabile
Il professore britannico, premio Turing, spiega a Punto Informatico come sta cambiando la scienza dell'informazione. E come i ricercatori del CoSBi di Trento stiano realizzando quello che fino a qualche anno fa era impensabile

Povo (TN) – Il professor Robin Milner ha passato i settant’anni, ma non li dimostra. Mentre parla della sua ricerca, del frutto di 40 anni di lavoro che gli hanno garantito tra l’altro un premio Turing – la massima onorificenza per chi opera nel campo dell’informatica – gli occhi gli brillano come fosse uno studente all’inizio della sua avventura accademica: “L’informatica può fare molto per tante persone – spiega – e nei settori più svariati”.

Il professor Robin Milner Tra le più famose ed affermate teorie del professor Milner ci sono il pi-calcolo , lo studio dell’ inferenza di tipo e l’analisi dei sistemi concorrenti . Ma lasciando per un momento da parte la teoria, lo studioso spiega a Punto Informatico che non avrebbe mai pensato che le sue idee potessero trovare applicazione in così tanti settori : “Salute, traffico, interazione tra computer, cellulari: l’informatica può contribuire a descrivere tutte queste interazioni complesse, e persino a predire il comportamento di questi sistemi”.

Certo, il mondo della ricerca è cambiato: “Ai tempi di Alan Turing l’informatica e la scienza della computazione erano una sorta di foglio bianco, sul quale Turing stesso ha lasciato una traccia – racconta – Oggi le cose sono diverse, c’è molta più specializzazione degli studiosi nei diversi campi: ma siamo davanti ad una nuova età dell’oro, nella quale ci sono molti fogli bianchi da riempire con le scoperte di molti altri ricercatori”.

Il problema, oggi, secondo Milner è uno soltanto: “L’industria fatica ad attendere la ricerca”. In questo senso, la pressione esercitata dagli investitori sui ricercatori può essere un fattore deleterio: ma quello che conta, spiega il professore, è che gli studiosi correggano il tiro di chi vorrebbe pigiare troppo sull’acceleratore: “Ci sono molti settori, basti pensare alla sicurezza dei sistemi di controllo del traffico o di quelli di un aereo, in cui è importante il contributo che la ricerca può offrire”.

Un discorso che forse stride un po’ con il luogo dove si svolge la chiacchierata: una stanza in un centro di ricerca sponsorizzato in parte da Microsoft, la più grande azienda del settore. Ma Milner rigetta questa idea : “Microsoft è grande abbastanza da capire i vantaggi della ricerca e quelli della comunicazione libera tra gli scienziati”. Gli fa eco anche il CEO di CoSBi, il professor Corrado Priami , che ricorda come nello statuto della struttura ci sia scritto nero su bianco che tutto quello che si realizza tra le mura della palazzina di Povo è e resta di pubblico dominio , pubblicato anche online .

Poi si torna a parlare delle teorie di Milner, di come il lavoro svolto dai ricercatori del CoSBi sia in parte frutto di esse, e sia anche la dimostrazione pratica di quanto ideato dal professore: “Forse non siamo ancora arrivati a fare della informatica una scienza sperimentale, ma di certo si parla ormai di entità che si realizzano nella pratica: dai modelli – chiarisce l’accademico inglese – si è passati alla costruzione di veri e proprie simulazioni, che i biologi e altri utilizzano per studiare la realtà”.

Con l’informatica, con la scienza dell’informazione, si può dunque descrivere un manufatto o un sistema biologico : “È una prospettiva affascinante quella di riuscire a raccontare la biologia attraverso l’informatica – racconta Ivan Mura , senior researcher della struttura – Non è un approccio del tutto ortodosso e non è compreso e apprezzato da tutti: ma si tratta di una sfida appassionante”.

Mura, ad esempio, ha un sogno nel cassetto: riuscire a raccontare con il linguaggio dei bit la dinamica di composizione dei processi biologici . “Sembra impossibile, eppure la biologia è tutto sommato semplice: ci sono molecole che interagiscono, che si legano o si separano. Eppure – prosegue – quello che riescono a fare queste molecole insieme è davvero incredibile, e riuscire a descriverlo non è qualcosa di così banale”.

Una lavagna non tanto bianca Si parla dunque di trasformare la ricerca pura in uno strumento che si faccia strada, non è un modo di dire, nella vita di tutti i giorni. Niente di più giusto, esclama Milner: “Basti pensare a quello che è successo nell’anno 2000: le teorie per evitare quella vicenda (il Millennium Bug, ndr.) esistevano da 20 anni, erano state sviluppate già negli anni 80. Ma a causa della scarsa attenzione su come viene progettato il software, ci si è trovati a fare i conti con una faccenda che avrebbe potuto anche creare seri problemi, e che ha richiesto ingenti investimenti per essere affrontata”.

Anche attraverso le sue ricerche, il professor Milner spiega che oggi è possibile compiere dei passi in avanti decisivi proprio nel campo del design del software : studiando quanto accade al codice scritto in passato, in qualche modo osservando la sua evoluzione e come interagisce con gli “strati di patch” che si sono sovrapposti nel tempo, si potrebbero trarre informazioni molto interessanti sui modelli da utilizzare in futuro.

Per chiudere, il professor Milner ci regala una immagine suggestiva: “Per comprendere e provare alcuni teoremi occorre estendere la propria mente oltre i suoi confini: l’informatica, la scienza della informazione e della computazione possono fare questo. E quando ci riescono, quello che si ottiene è una di una bellezza astratta, quasi matematica nella sua perfezione: è come la musica, che è in grado di regalare a chiunque una esperienza assoluta”.

a cura di Luca Annunziata

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Pubblicato il
20 giu 2008
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