Si respira un’aria di soddisfazione in Business Software Alliance. L’alleanza dei produttori di software proprietario ha infatti applaudito pubblicamente l’ultima sentenza su pirateria e dintorni della Corte di Cassazione: la 25104/2008 chiarisce che possono avere responsabilità penali i professionisti che non rispettino le licenze del software che utilizzano.
Si tratta, secondo BSA, di una sentenza che fa chiarezza e dà un segnale a tutti i player del settore; non a caso apprezzamenti verso la sentenza sono giunti anche da distributori del calibro di Esprinet e Tech Data.
“Dopo essersi espressa in passato sull’utilizzo di software duplicato illegalmente in ambito aziendale, con questa sentenza la Cassazione ha chiarito che anche i professionisti e gli studi professionali possono essere sanzionati penalmente se utilizzano software non originale, quando questo avvenga per fine di profitto”, ha specificato Emanuel Arnaboldi, vicepresidente di BSA Italia. “Giuridicamente il fine di profitto include anche il semplice risparmio di spesa. Crediamo quindi che questo chiarimento sull’applicabilità della sanzione penale possa costituire un elemento fondamentale per scoraggiare la pirateria, un fenomeno che nel nostro paese rimane a livelli allarmanti”.
Ad essere presi di mira dalla decisione della Terza Sezione della Corte di Cassazione sono “imprenditori, manager e liberi professionisti” che ricorrono ad underlicensing per le proprie attività, installando software, ad esempio, su un numero di computer più elevato di quello concesso dalla licenze. Oppure non rinnovando licenze per il software utilizzato. Una questione che da molto tempo è al centro delle campagne di sensibilizzazione di BSA e che spesso si ritrova nei casi di cronaca giudiziaria legati ad azioni contro la pirateria nelle imprese.
Terminati gli applausi, BSA ha sottolineato che tutto questo avviene in un paese il cui tasso di pirateria è ancora molto elevato e nel quale ancora molto rimane da fare per far crescere il mercato legale del software.