WebTheatre/ Peter e la pubblicità di Google

WebTheatre/ Peter e la pubblicità di Google

di Gabriele Niola - Il primo strumento gratuito che abitua ad una mentalità da internet sul televisore, che non è l'HTML sullo schermo del salotto come si è tentato di fare per anni
di Gabriele Niola - Il primo strumento gratuito che abitua ad una mentalità da internet sul televisore, che non è l'HTML sullo schermo del salotto come si è tentato di fare per anni

Tocca a Google muovere sulla scacchiera del video online e lo fa con un doppio annuncio. Innanzitutto la prima iniziativa del Google Content Network, una serie di video cortissimi scritti, animati e girati da Seth MacFarlane (il creatore di “I Griffin” e “American Dad”), da abbinare alle pubblicità contestuali. Video che verranno visualizzati negli spazi AdSense (ma solo nelle pagine ritenute in linea con il target d’utenza dei cartoni di MacFarlane) e che incorporeranno in modalità diverse fra loro la vera pubblicità, potrà trattarsi di pre o post roll o anche di testo sulla parte bassa dello schermo. In seconda battuta arriva poi Google Media Server, una nuova applicazione per Google Desktop che consente di trasferire video e immagini (sia locali che remote) su dispositivi UPnP e quindi anche su quelli attaccati al televisore.

la famiglia griffin Con una mossa molto tipica per Mountain View, Google entra in maniera devastante in un mercato che fino a ieri non lo riguardava e dal quale sembrava escluso, quello del video online. Nonostante l’acquisto di YouTube (o forse proprio per quello) il grande motore di ricerca non aveva compiuto passi significativi nella creazione di servizi, offerte e software innovativi sul piano del video. Anche lo stesso Google Video e la ricerca tematica erano stati accantonati dopo l’arrivo del più importante YouTube.

Adesso invece con due proposte a modo loro innovative, Google non solo dimostra di non voler cedere di un passo nemmeno in quel settore di mercato ma mostra, a chi ancora non l’avesse compresa, la profonda scissione che sta vivendo la distribuzione di video in rete. Infatti ormai da un anno in questo campo si vanno creando due principali direttrici, la prima è quella del video veicolato attraverso la rete ma destinato (in un modo o nell’altro) alla televisione, la seconda è invece quella più tipica di Internet dei contenuti pensati per una fruizione da PC.

Il problema del video per PC è sostanzialmente uno solo: il modello di business. Ad oggi il video in rete non rende, o meglio non come si vorrebbe rendesse, non in una maniera che possa sostentare prodotti che non godono di sponsorizzazioni importanti. In questo senso la serie di microcartoni di Seth MacFarlane, che si chiamerà “Cavalcade” e che secondo l’autore sarà “la versione animata delle immagini che si vedono sul New Yorker, solo più estreme”, non sembra gettare una luce nuova.
L’idea di usarla come volano per la pubblicità è nuova e vecchia al tempo stesso. Con questa mossa Google sembra aver riscoperto la pubblicità televisiva, spot animati da circa 30 secondi, brevi, accattivanti e immediatamente riconoscibili (per la loro originalità e il tratto di MacFarlane), slegati da un prodotto specifico a livello di contenuto ma legati all’idea di catturare l’attenzione per la pubblicità cui saranno accompagnati. Da questo punto di vista non è qualcosa di molto diverso dalla campagna “Mac vs. Pc” che Apple ha veicolato anche attraverso inserimenti nella pagine HTML.

Si tratta di contenuti che non hanno più bisogno di un modello di business per andare online ma sono essi stessi il modello di business e la distribuzione (gli incassi sono divisi in pieno spirito Google). È una forma di contenuto push, spinto agli utenti e non cercato (come avviene con YouTube o anche Hulu), che però può funzionare solo se immediatamente riconoscibile e molto breve.
Non sembra insomma che ci sia un grande margine di successo per altri esempi che non siano frutto di partnership di livello. Né sembra probabile uno sfruttamento in grande stile di questo tipo di pubblicità, i brevi video funzionano se veramente accattivanti (cosa che per definizione non è sempre ripetibile) e se pochi, altrimenti si torna al modello televisivo dove gli spot sono tanti e dunque evitati come la peste.

Molto più dirompente sembra invece l’altro annuncio, quello che riguarda il video diretto alla televisione. Sebbene i dispositivi Universal Plug n Play collegabili al televisore ad oggi non siano molti (i più diffusi sono i televisori Sony Bravia e la Playstation 3), comunque Google Media Server è uno strumento gratuito, facile da usare e immediato che può mettere alla portata di tutti l’idea che i propri video e fotografie, ma anche i video di YouTube e quant’altro Google voglia autorizzare, possono essere visti sul televisore. È il primo strumento gratuito che abitua ad una mentalità da “Internet sul televisore”, che non è l’HTML sullo schermo del salotto come si è pensato ingenuamente per anni, ma contenuti video di tipo televisivo veicolati attraverso la rete invece che via etere, cavo o satellite.

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

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Pubblicato il
3 lug 2008
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