Da qualche ora, alcuni fortunati beta tester possono attivare una nuova funzionalità per le ricerche svolte su Google. Si chiama edit search results , e consente di modificare a mano l’ordine dei risultati proposti dal motore di Mountain View in base alle proprie preferenze. Un’idea che ricorda vagamente il meccanismo di promozione delle news sugli aggregatori come Digg: ma questo potrebbe, o non potrebbe, essere un caso.
I pionieri della nuova personalizzazione della ricerca non hanno fatto nulla di speciale per ottenere questo onore: la feature viene attivata a caso sugli account di una ristretta cerchia di iscritti, una procedura già sperimentata da Google in passato, al solo scopo di valutare come la novità venga accolta dagli utenti finali. In questo caso si tratta della seconda tornata per questa tecnologia, che dunque potrebbe stare facendosi lentamente strada verso l’adozione definitiva all’interno del motore.
Accanto alle voci che BigG presenta nella pagina di risultati, compaiono 3 nuove icone . Una, a forma di freccia rivolta verso l’altro, serve a promuovere il sito associato in cima alla pagina. Un’altra, a forma di croce, serve a rimuovere la preferenza accordata. Una terza, infine, a forma di balloon , può essere utilizzata per commentare il link proposto e spiegare il perché della propria valutazione.
Sono passati pochi giorni da quando Amit Singhal, dalle pagine del blog ufficiale di Google, spiegava che in nessun modo i risultati delle ricerche sono alterati da personale di BigG , e che invece l’algoritmo di classificazione si basa unicamente sulle relazioni costituite nella realtà tra i netizen per sfruttare al meglio la capacità di classificazione innata tra i cittadini della rete.
A quanto pare, però, a Mountain View pensano si possa fare anche di meglio. Fermo restando che le ricerche personali vengono arricchite e modificate in base alla propria cronologia di navigazione sulle pagine di Google, questa nuova funzione dovrebbe “offrire ai searcher maggiore controllo sui propri risultati e migliorare l’esperienza complessiva degli utenti”. Come dire che automatico è bello, ma automatico più user generated content è meglio .
Proprio questo particolare, l’attenzione cioè per i link consigliati dal pubblico, secondo Caroline McCarty sarebbe l’ennesima prova dell’interesse di BigG per gli aggregatori di news 2.0. Un interesse che a sentire le voci in circolazione, riportate dal New York Times , vedrebbe Google impegnata in un tentativo di acquisizione proprio del sito di news di nuova generazione per eccellenza: Digg .
Marissa Mayer, vicepresidente di BigG e responsabile dello sviluppo di Google News e grande fan di Digg, si deve misurare con una crescita della sua creatura non tanto rigogliosa quanto quella di altri servizi concorrenti. L’aggregatore di Mountain View è totalmente automatizzato, ma non raccoglie ad esempio lo stesso favore di quello di Yahoo!, che si piazza in cima alle classifiche di utilizzo e gradimento: si tratta di uno dei pochi campi in cui l’azienda di Jerry Yang sopravanza e di molto quella fondata da Brin e Page. Per gli analisti è questione di mancanza di tocco umano: e forse Google inizia ad essere d’accordo.
Luca Annunziata
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