C’era solo un modo per evitare che le polemiche infraeuropee sull’adozione di strumenti biometrici di controllo si placassero: il Governo italiano che intendeva schedare i Rom ora ha manovrato per estendere dal 2010 questa schedatura a mezzo impronte digitali a tutti i cittadini. In particolare, dal 2010 le carte di identità comprenderanno le impronte digitali dell’intestatario.
Il provvedimento è integrato al decreto legge della manovra voluta dal Governo, una misura che ha già ottenuto un primo via libera ieri notte dalla commissione Bilancio della Camera e che è associata al raddoppio del periodo di validità della carta di identità. “La carta di identità – recita l’emendamento – ha durata dieci anni e deve essere munita della fotografia e delle impronte digitali”.
Sul provvedimento c’è un accordo bipartisan : maggioranza e opposizione sembrano andare a braccetto in questa occasione, anche perché – dicono tutti con convinzione – è l’Europa a muoversi in questa direzione. La sensazione nel Palazzo ancora oggi, insomma, è che contro ogni evidenza tecnica e tecnologica, la registrazione delle impronte digitali abbia effettivamente un senso anche quando applicata a tutti indiscriminatamente. Anzi proprio per questo, parrebbe, a sentire le dichiarazioni degli esponenti politici.
Secondo il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni , ad esempio, “è giusta la decisione di prendere a tutti le impronte digitali”. Veltroni chiede dunque la sospensione della misura rivolta ai soli Rom e sottolinea che “è giusto che sia una decisione universale”. Soddisfazione anche di Pier Ferdinando Casini secondo cui è stata accettata la proposta del suo partito, l’UDC, per il quale è necessario “prendere le impronte digitali a tutti i nostri figli e non solo ai minori Rom, che sarebbe stata una misura razzista. Così invece si va sulla strada della giustizia e del rispetto della legalità”.
Secondo i presentatori dell’emendamento, i deputati del PDL Marco Marsilio, Fabio Rampelli e Massimo Corsaro , in questo modo si risolvono tutti i problemi. “Grazie a questa norma – ha affermato Marsilio – è stata spazzata via la strumentale e demagogica polemica montata contro il governo in merito alla vicenda delle impronte ai minori nomadi. Questo provvedimento equipara tutti i cittadini nell’esigenza di rendere disponibili tutte le più moderne tecnologie per garantire la sicurezza e rendere certa e inequivocabile l’identificazione delle persone”. Secondo Corsaro, “l’archivio tecnologico delle impronte digitali verrà accolto con favore dalla stragrande maggioranza dei cittadini onesti che non avvertirà questa innovazione come una costrizione o una limitazione della libertà personale, ma la interpreterà correttamente come un contributo al controllo del territorio e al mantenimento della sicurezza da parte delle istituzioni”.
In realtà una certa prudenza l’ha espressa, invece, il Garante per la privacy Francesco Pizzetti , che ha ieri presentato la Relazione annuale e che a questo proposito ha dichiarato: “Il Garante non può che ripetere un fermo e chiaro invito alla moderazione nell’uso di questi strumenti, in quanto potenzialmente lesivi della dignità delle persone”. Pizzetti ha in particolare affrontato il problema della schedatura dei minori ma è in effetti l’unica voce istituzionale che ieri abbia sollevato perplessità su un uso indiscriminato a tappeto di questa tecnica biometrica.
Le polemiche su una questione da lungo tempo dibattuta in sede internazionale non si sono fatte attendere. Falsificare una impronta digitale è a portata di tutti . È dello scorso marzo la clamorosa iniziativa degli hacker del Chaos Computer Club , che hanno pubblicato le impronte digitali del ministro dell’Interno tedesco in una confezione pronta ad essere usata da chiunque per lasciare in giro impronte identiche a quelle del Ministro. Ma è solo l’ultima di una serie di dimostrazioni che negli anni hanno demolito il concetto di impronta digitale come strumento identificativo. Gli howto per realizzare rapidamente kit di riproduzione di impronte altrui sono naturalmente a disposizione su Internet di chiunque abbia interesse a studiarsi questi metodi.
E se i Garanti europei in più occasioni hanno messo in guardia sull’utilizzo indiscriminato della biometria, un approfondimento di Stefano Rodotà , già garante italiano, proprio in questi giorni ha letteralmente fatto a pezzi l’idea di catturare le impronte digitali dei cittadini.
Il furto dell’ impronta digitale può rivelarsi gravido di conseguenze, scrive Rodotà: “Se il furto riguarda l’impronta digitale, poiché questa non è sostituibile, l’effetto è drammatico: sarò escluso da tutti i sistemi fondati sull’identificazione attraverso l’impronta”. “La tecnica delle impronte digitali – scrive ancora – non solo non è sicura ma, sfidata com’è anche dalle tecnologie della falsificazione, diviene pericolosa, rendendo possibile la disseminazione delle impronte all’insaputa dell’interessato, in occasioni e luoghi che questi non ha mai frequentato”. Senza contare, inoltre, che “solo nelle apparenze le impronte digitali possono essere definite uno strumento neutrale. Hanno un forte valore simbolico: chi le raccoglie sembra quasi che si impadronisca del corpo altrui”.
Ma le polemiche giungono anche dalla blogosfera . Non appena si è iniziata a diffondere la notizia, sui blog italiani si sono moltiplicate critiche e perplessità. Sul suo blog Alessandro Bottoni, nome già noto ai lettori di Punto Informatico , parla di provvedimento grave: “Questa soluzione – scrive – risolve un problema inesistente ed introduce un rischio molto più grave di quello che pretende di affrontare”. Anarcadia invece scrive : “le impronte digitali saranno prese a tutti, così risolviamo la discriminazione su base etnica e troviam la scusa buona per aumentare il controllo dello stato sui cittadini, in un colpo solo”.