UE: le suonerie sono un rischio

UE: le suonerie sono un rischio

La Commissione Europea a brutto muso contro i truffatori del digitale: nel mirino 8 siti su 10 dedicati alle suonerie. I consumatori sono avvertiti, le cose devono cambiare
La Commissione Europea a brutto muso contro i truffatori del digitale: nel mirino 8 siti su 10 dedicati alle suonerie. I consumatori sono avvertiti, le cose devono cambiare

Bruxelles – Dei siti web europei legati alla vendita di abbonamenti per servizi aggiuntivi di telefonia mobile, ben 8 su 10 violano le norme europee. Nel complesso, sono 560 i siti censiti da una rilevazione voluta dalla Commissione Europea tra il 2 e il 6 giugno di quest’anno. L’abuso di termini come “gratis” o “free” rende le campagne pubblicitarie, spesso mirate agli adolescenti, poco chiare e ingannevoli .

I dati che emergono dall’ indagine a tappeto allarmano il Commissario Europeo per la tutela dei consumatori, Meglena Kuneva: su circa 500 siti operanti in 29 paesi del vecchio continente e segnalati dalle denunce di innumerevoli malcapitati, in 466 casi si sarebbero riscontrati irregolarità sulle quali il Commissario intende svolgere nuove e più approfondite indagini. Circa 268 siti sono poco chiari riguardo ai prezzi dei servizi, in alcuni casi omessi del tutto o esposti al netto delle tasse . In altri 399 casi le informazioni relative alle norme contrattuali non sono trasparenti, spesso scritte in caratteri troppo piccoli per poter essere lette con facilità, o addirittura perse in qualche recondita pagina del sito, e difficilmente consultabili . Inoltre due siti su tre non forniscono alcuna informazione sul titolare dell’azienda responsabile dei servizi offerti. Ambiguità che emergono anche sul fronte dei servizi appioppati agli utenti senza che ne abbiano fatto richiesta: negli ultimi tempi le segnalazioni sono diventate numerose, con l’aggravante che spesso disattivare tali servizi costa ulteriore fatica e denaro.

La scarsa chiarezza aiuta ad ingannare: gli utenti si trovano a sottoscrivere abbonamenti senza sapere cosa stanno facendo e senza avere alcuna nozione sulle modalità di recesso, il cosiddetto opt-out . In altre parole le indagini hanno scoperchiato ufficialmente un calderone pieno di illegalità e truffe , alimentato dalla buona fede di cittadini ignari, colpevoli soltanto, e non sempre, di aver desiderato l’acquisto di una suoneria per il proprio cellulare.

È logico pensare che, in assenza del gatto, i topini si siano scatenati: l’assenza di una vera regolamentazione del mercato ha fatto sì che le compagnie truffaldine proliferassero in tutta Europa , succhiando denaro agli utenti e creando un vero e proprio business milionario. Un giro d’affari enorme, con guadagni che solo nel 2007 hanno toccato 700 milioni di euro, vale a dire il 10 per cento in più rispetto al 2006 e, secondo la Commissione, il 29 per cento del totale dei contenuti digitali venduti. Un giro che fa gola a molti, considerato che la maggior parte dei fruitori di questo genere di servizi sono teenager pronti a spendere anche quasi 30 euro al mese tra telefonate, messaggini e promozioni. Infatti il rapporto mostra che circa il 50% dei siti presi in esame era mirato proprio a questo tipo di target .

Per fortuna degli utenti, tira un’aria nuova: la UE procederà nell’inchiesta, chiedendo spiegazioni ai responsabili dei siti incriminati e avrà massimo potere decisionale in merito all’applicazione di sanzioni o alla chiusura definitiva degli indirizzi web fraudolenti , concentrati in maggior numero in Romania, Repubblica Ceca e Regno Unito. Gli utenti si aspettano una risposta forte dai commissari europei, sono stanchi ormai di denunciare nuove truffe, sono logorati dalla poca chiarezza che regola l’acquisto di contenuti multimediali.

In attesa delle decisioni prese dal vertice, va segnalato un tentativo di conciliazione sottoscritto da alcune società di marketing a livello mondiale: è stato istituito un codice di condotta che dovrebbe far luce sulla vicenda, migliorando il rapporto tra cliente e fornitore, rendendo il servizio più trasparente e sicuro. In Italia qualcosa è stato già fatto: nel 2006 è stato varato un decreto per arginare il problema, ma si è ben lontani dal parlare di una soluzione definitiva. Gli utenti e le associazioni a loro tutela , da tempo impegnate in battaglie legali, continuano a sperare nella svolta verso una nuova legalità , sia che venga imposta dall’alto o che venga mediata dai produttori, che permetta a tutti di vivere senza l’incubo dell’essere ancora nel mirino di truffatori e vessatori.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
18 lug 2008
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