TecnoStress/ Il declino della tv ansiogena

TecnoStress/ Il declino della tv ansiogena

di Enzo Di Frenna - La scelta di certi contenuti televisivi può creare dipendenza dal mezzo? E dalla rete è possibile fare qualcosa per evitare, scongiurare o comunque contrastare questa possibilità?
di Enzo Di Frenna - La scelta di certi contenuti televisivi può creare dipendenza dal mezzo? E dalla rete è possibile fare qualcosa per evitare, scongiurare o comunque contrastare questa possibilità?

Quanto tempo manca secondo voi? Un anno? Due anni? Io sono convinto che entro il 2012 la società italiana si sarà liberata dalla “dittatura televisiva” che ha tentato negli ultimi due decenni di forgiare le opinioni sociali e politiche, una tv spazzatura pianificata a tavolino in stanze segrete (lo dice Carlo Freccero) con l’obiettivo di condizionare le menti con programmi fortemente emotivi, che risultano tra l’altro stressanti e ansiogeni, come ha dimostrato un recente studio realizzato da 60 psicoterapeuti . Il 2008 doveva essere l’anno del sorpasso della web television, definita il Terzo Schermo, ma forse la previsione era troppo ottimistica. In realtà serve più tempo, ma il cambiamento è in atto. La Rete avanza, si espande, conquista lettori, fa opinione, porta migliaia di persone in piazza, raccoglie firme, intervista i potenti per strada con una videocamera, s’insinua nelle maglie del potere (che non capisce nulla di internet, per loro stessa ammissione) e prende forma in quello che sarà ricordata nei libri come la Terza Generazione Televisiva, figlia del bianco/nero e del colore. La Web Tv. Personalmente sono favorevole all’avvento di questa nuova creatura. Ho creato il sito vogliamolawebtv ] dove gli italiani, mostrando il loro volto, spiegano perché sono stufi della pessima tv generalista e illustrano i motivi con cui auspicano l’avvento della web television. Se proprio dobbiamo fruire di contenuti televisivi, allora che siano di qualità. Mi piace immaginare in Italia una televisione intelligente, più educativa per i giovani, che faccia una informazione dal basso e che sia attenta ai grandi temi sociali. Una tv, in definitiva, meno tecnostressante e idiota.

Durante il forum Media 2.0 ho spiegato ad alcuni protagonisti della tv (c’era anche una rappresentante della Rai) che la web television farà un salto di qualità quando alcuni coraggiosi e/o noti personaggi televisivi – mi riferisco soprattutto a quelli di spessore – decideranno di migrare sulla piattaforma webtelevisiva e continueranno in questo nuovo spazio il loro percorso professionale. Un po’ come accadde quando Mike Buongiorno decise di passare in Fininvest. Ma questa volta la migrazione dovrebbe riguardare i professionisti della tv che possono fare la differenza. Gente in gamba che informa sul serio.

Molti sostengono che la Rete non supporti ancora la stessa qualità video della tv tradizionale, che la banda larga sia ancora insufficiente. È vero solo in parte. La banda larga crescerà: è solo un problema di tecnologie e le grandi aziende Telco sono costrette a migliorare il servizio. Più velocità significa più stabilità per la web tv. Ma già oggi, in Italia, è possibile fare zapping e cambiare canale su Streamit.it , una web tv creata da giovani milanesi che non ha tempi di loading ed offre immagini ad alta definizione. Gianni Armetta , ideatore di questa rivoluzionaria net tv, la scorsa settimana ha presentato l’ennesima trovata tecnologica: cambiare canale con il cellulare bluetooth. Quello che manca, invece, sono i contenuti. Mancano gli anchorman della web-informazione e le star web-televisive. Alcuni obiettano: la pubblicità non tira su Internet. Sciocchezze. Il modello Streamit è stato replicato di recente da Yalp (Alice-Telecom), che durante i mondiali di calcio mandava in onda gli stessi spot che si vedono in tv. È solo una questione di cambiamento culturale. Bisogna saltare il fossato. Crederci. Se guardo un programma intelligente e interessante su web, posso anche subirmi uno spot. Il problema, in realtà, sono gli equilibri di potere politico-finanziario che soffocano il cambiamento e la migrazione di piattaforma.

Ma non durerà a lungo. Come presidente di Netdipendenza Onlus sono impegnato in progetti e iniziative che possano limitare la dipendenza dagli schermi. E la tv che abbiamo oggi in Italia, imposta da un cartello politico e finanziario, induce alla passività, al sonno delle menti, e cio’ puo’ favorire la dipendenza, come sostengono diversi studi di psicologi ed educatori. Contro questa tv spazzatura, ad esempio, si sono schierati gli studenti del San Raffaele di Milano che hanno realizzato un videospot molto interessante. Il giornalista Daniele Martinelli sul suo blog invece scrive: “La progressiva banalizzazione diseducativa dei programmi televisivi ha modificato la percezione collettiva dei comportamenti, stravolto l’approccio ai valori e cambiato la mentalità. Sembra strano ma cio’ è successo in questi 15 anni…”

Contribuiamo dunque alla nascita di una web-televisione che migliora l’uomo. Una tv dove è possibile scegliere i contenuti e produrre notizie dal basso, per una ecologia della mente e dell’ambiente. È possibile sperare in questo paradigma? Si puo’ credere che la web tv sia l’alternativa alla pessima tv di oggi? Io credo di sì. Il peggio non sparirà, ma almeno ci sarà una scelta più ampia e democratica. La Rete appartiene soprattutto alle nuove generazioni: sono loro i principali protagonisti. E nel complesso gli utenti stanno già imponendo una informazione prodotta dal basso e le grandi aziende si adeguano. Dunque, credo che web tv possa sposare una nuova filosofia: cultura e qualità. Il declino della vecchia tv è inesorabile. Spetta al popolo della Rete inventare una tv migliore.

Enzo Di Frenna

Runfortecnostress Network
enzodifrennablog

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Pubblicato il
1 ago 2008
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