Da qualche anno a questa parte, Apple organizza per l’inizio di settembre un evento dedicato alla presentazione delle proprie novità di fine estate. La scelta del periodo coincide con la riapertura delle scuole e con l’inizio di una delle stagioni più attive per il commercio, stagione che trova il suo apice nelle festività natalizie. Non è un caso, quindi, che Apple sfrutti questo evento per lanciare prodotti e servizi generalmente rivolti agli utenti consumer: iPod, iPhone, iTunes, Apple TV ecc.
Anche quest’anno, alla conferenza tenutasi martedì presso lo Yerba Buena Center di San Francisco, la grafica dell’invito diffuso alla stampa non lasciava molto spazio all’immaginazione, e anche le indiscrezioni ci avevano preso in pieno: il nuovo iPod nano era stato abbondantemente preannunciato da foto, modellini in plastica, disegni, custodie, e chi più ne ha più ne metta, così come c’erano numerosi indizi sulla nuova versione di iTunes.
Potevano essere sufficienti questi annunci a creare un evento? Evidentemente la risposta è “no”: oltre all’inevitabile aggiornamento di tutta la linea iPod (che puntualmente è avvenuta, seppur con dettagli minori rispetto al nuovo iPod nano), il collegamento in diretta con Londra lasciava presagire che ci potessero essere altre importanti novità, magari legate proprio al mercato Europeo.
In molti, ad esempio, speravano che Apple avviasse finalmente la vendita di film e contenuti video in tutti i paesi europei, e magari, con l’occasione lanciasse anche una nuova versione di Apple TV o un nuovo Mac mini più orientato a fare da Media Center. Altri si aspettavano poi l’annuncio di nuovi portatili (che con tutta probabilità arriveranno entro ottobre), di un iPhone nano (indiscrezione che forse è nata dai nuovi auricolari con microfono per registrare appunti sull’iPod), e addirittura di un tablet Mac (oggetto sul quale ho già espresso più volte diverse perplessità).
Le novità hardware sono state minime e limitate ai soli lettori musicali: sebbene i nuovi iPod “nano-cromatici” siano per certi aspetti molto più interessanti dei precedenti, e l’iPod Touch di seconda generazione sia dotato di speaker esterno e chip bluetooth (al momento utilizzabile solo con l’accessorio Nike+), l’evento in sé ha in parte deluso sia gli utenti che gli investitori, tanto che a seguito della conferenza il titolo AAPL ha perso quasi il 4% del proprio valore. In realtà le esperienze passate avrebbero dovuto insegnare che da questo evento non ci si può aspettare più tanto, e che altri prodotti sono probabilmente dietro l’angolo. D’altro canto Apple, che non è nuova a certe critiche, dovrebbe imparare che non può pretendere ovazioni popolari organizzando eventi in grande stile per annunci sotto tono.
In ogni caso, tralasciando i dettagli tecnici sul nuovo hardware, val la pena soffermarsi su altre notizie che forse sono passate più inosservate, ma che sono comunque molto interessanti.
Prima di tutto l’App Store. I numeri parlano chiaro: a soli due mesi dall’apertura sono disponibili oltre 3000 applicazioni, di cui oltre 600 sono gratuite, e il 90% di esse ha un prezzo inferiore agli 8 euro (escludendo quel 10% di applicazioni “particolari”, il prezzo canonico dei software più costosi è di 7,99 euro). Come considerazione personale aggiungerei che molto spesso il prezzo è quasi simbolico, visto che sono moltissime le applicazioni vendute a soli 79 centesimi. Tutta questa disponibilità, unita alle alte vendite di iPhone e iPod Touch, si traduce in 100 milioni di download in 60 giorni di attività, ovvero 1,7 milioni di download al giorno: più di 500 (sempre al giorno) per ogni applicazione. È vero che ha poco senso fare la media totale (facile immaginare che le applicazioni più scaricate siano quelle gratuite), ed è anche vero che bisognerebbe capire se questi 100 milioni di download includono o meno anche gli eventuali aggiornamenti, ma se anche si parlasse di soli 50 download giornalieri per singola applicazione (un decimo rispetto alla stima fatta sulla media totale), credo che qualsiasi piccolo sviluppatore metterebbe la firma per assicurarsi un tale volume di vendite per le proprie applicazioni.
Senza addentrarci nei pro e contro del sistema di sviluppo e di distribuzione scelto da Apple (qualcuno ha parlato di sistema “chiuso”?), è innegabile che questo sistema funziona, e non è un caso che altri hanno deciso di seguire strade simili, se non per lo sviluppo (spesso lasciato più “libero”) quanto meno per la distribuzione del software attraverso un unico canale (un esempio su tutti, quello che sta facendo Google per Android).
Il sistema messo in piedi da Apple sta ottenendo sempre più consensi ed adesioni, non solo dai piccoli sviluppatori ma anche dalle grosse software house, soprattutto quelle interessate al settore videoludico, che evidentemente vedono nell’iPhone un ottimo potenziale. Non è un caso che quasi il 25% del software in vendita appartenga alla categoria “Games”, e tra gli ultimi arrivi possiamo citare “Spore Origins” della Electronic Arts (in arrivo anche “Need for Speed”), o “Real Football 2009” e “Asphalt 4: Elite Racing” della Gameloft; perfino la Microsoft si è detta interessata allo sviluppo di giochi per iPhone, probabilmente con l’intenzione di creare estensioni o legami con i corrispondenti videogame per XBox 360.
In ogni caso il futuro dell’App Store appare sempre più florido, e i prossimi risultati fiscali ci daranno un’idea più concreta anche sull’effettivo fatturato che Apple riesce a realizzare con questo sistema. La seconda notizia sulla quale vale la pena soffermarsi è il ritorno della NBC sull’iTunes Store. Si tratta di un ritorno fortemente voluto da entrambe le parti: Apple non poteva permettersi di perdere certe serie di telefilm molto popolari (una su tutte, “Heroes”), ma anche la NBC non poteva mancare da una vetrina importante come quella di iTunes.
Il nuovo accordo è giunto quindi in virtù di favori reciproci: da un lato Apple ha rinunciato alla sua politica dei prezzi unici concedendo tre diverse tipologie di prodotti (2,99 dollari per i telefilm in alta definizione, 1,99 per quelli a definizione standard, 99 centesimi per quelli più vecchi); dall’altro lato, NBC ha portato su iTunes Store alcuni contenuti esclusivi in alta definizione. Se questa soluzione si rivelasse vincente, la stessa politica dei prezzi potrebbe estendersi anche ad altri contenuti, ma tutto ciò, al momento, riguarda solo il mercato americano e pochi altri.
L’ultima notizia di rilievo riguarda ovviamente il rilascio del firmware 2.1. Al di là di bugfix e ottimizzazioni varie (che saranno forse più evidenti sull’iPhone, il cui rilascio è previsto nella giornata odierna), nella sezione musicale è comparsa la funzione Genius , che funziona esattamente come nella nuova release di iTunes: siete stanchi delle solite playlist, e la riproduzione casuale non vi soddisfa? Basta scegliere un brano e Genius creerà una playlist scegliendo gli abbinamenti migliori in base alle informazioni presenti nella vostra libreria (artista, genere, ecc…). Nonostante l’algoritmo non possa assicurare di riuscire al 100% nell’intento, i risultati sono mediamente buoni, e spesso ci si ritrova piacevolmente ad ascoltare dei brani che da tempo erano sperduti in chissà quali playlist, cosa che accade di frequente quando la libreria diventa molto voluminosa.
Infine, per quanto riguarda il mercato europeo, val la pena di ricordare che Pascal Cagni, responsabile Apple per l’Europa, ha preceduto il keynote di Jobs annunciando la prossima apertura di cinque nuovi AppleStore nel vecchio continente: Bristol, Monaco, Ginevra, Zurigo e Belfast. Campanilisticamente parlando, spiace vedere che non siano in progetto altri Apple Store in Italia (si era parlato a lungo di Milano), tanto più che nel nostro paese Apple sta crescendo a ritmi molto elevati (si parla di un +44% rispetto allo scorso anno, anche se si è partiti da una base più bassa rispetto alla media degli altri paesi). Apple prevede comunque un grande potenziamento della catena dei propri negozi e presta sempre molta attenzione alla loro realizzazione (basta vedere la cura con la quale sono realizzati), quindi non è da escludere che un ulteriore Apple Store italiano possa rientrare nei progetti dei prossimi anni.
Concludo questa panoramica con una mia considerazione personale: chissà che il successo nel settore videoludico non indichi ad Apple la strada per la prossima evoluzione di Apple TV, senza voler fare una concorrenza diretta alle altre console nel comparto grafico 3D, ma proponendo giochi semplici ad elevata giocabilità, un po’ come succede con gli iPod classic, e un po’ come sta facendo Nintendo con Wii. Le esperienze passate sono disastrose (non so quanti di voi ricordano lo sfortunato Pippin ), ma l’approccio di oggi sarebbe completamente diverso: oggi Apple ha già un prodotto che fa da lettore multimediale (anche se non ha ottenuto il successo sperato), e sta già maturando una certa esperienza sulla distribuzione di videogame. Inoltre la strada di Apple andrebbe in direzione diametralmente rispetto alla concorrenza: Sony e Microsoft propongono console che fanno anche da media center, mentre Apple aggiungerebbe funzionalità di casual gaming a quello che è già un riproduttore multimediale. I target sarebbero sufficientemente differenti da consentire ad Apple di creare una nuova nicchia di utenti e nuove possibilità di espansione sia per AppleTV che per iTunes Store.
Domenico Galimberti
(Per contattare l’autore scrivere alla redazione )