Psicoterapia, sempre più realtà virtuale

Psicoterapia, sempre più realtà virtuale

Da anni negli States si affronta la sindrome post-traumatica grazie alla tecnologia. Le simulazioni 3D non sostituiscono i terapisti ma alleviano le sofferenze dei veterani
Da anni negli States si affronta la sindrome post-traumatica grazie alla tecnologia. Le simulazioni 3D non sostituiscono i terapisti ma alleviano le sofferenze dei veterani

Albert “Skip” Rizzo, professore della University of Southern California e psicologo, è convinto che i videogame possano essere la base di un approccio innovativo alla cura dei disturbi post traumatici da stress , DPTS, una patologia particolarmente virulenta tra i soldati americani inviati in Iraq costretti a vivere esperienze shockanti come l’esplosione di mezzi di trasporto o la morte di un commilitone.

il visore Dal 2005 Rizzo lavora a Virtual Iraq , una simulazione in grafica immersiva basata appunto sul videogame Full Spectrum Warrior in grado di restituire, nel comodo e sicuro studio del terapista, tutte le condizioni sensoriali che hanno scatenato il disturbo nel paziente. Piuttosto che limitarsi a usare l’immaginazione, questi ha la possibilità di immergersi concretamente , lentamente e per gradi, nell’esperienza orribile che ne ha segnato la psiche.

Per restituire un’esperienza immersiva, Virtual Iraq utilizza il visore Z800 3DVisor (nella foto), attraverso il quale vengono trasmesse le immagini stereoscopiche e i suoni dello scenario in oggetto. Il paziente viene messo di fronte al suo orrore personale su una piattaforma vibrante, in grado ad esempio di restituire il movimento di un veicolo blindato o anche il colpo ricevuto dall’esplosione di una mina.

Nel corso delle settimane di trattamento il terapista aggiunge nuovi elementi alla simulazione, che nel caso dei DPTS dei veterani dell’Iraq possono includere gli odori tipici del luogo, le chiamate del muezzin alla preghiera, un paesaggio desertico. Una volta che il soggetto è riuscito ad affrontare gli stadi precedenti si passa a una rappresentazione vivida dell’esperienza traumatica , con la finalità di desensibilizzare progressivamente il soggetto rispetto all’esperienza vissuta.

Secondo quanto sostenuto da Rizzo, dei 18 soggetti finora passati attraverso il programma Virtual Iraq 14 non mostrano più i sintomi tipici da DPTS . Lo psichiatra è convinto che “la realtà virtuale non sostituirà un terapista reale”, nondimeno potrà essere uno strumento efficace non solo per la cura ma anche per l’addestramento, e non solo dei soldati.

Di qui a 20 anni, dice il professore, le ossessioni, le ansietà e le fobie sociali verranno trattate “in un set virtuale che replica perfettamente il mondo reale” in cui esse fanno sentire la propria invincibile morsa sulla qualità della vita di chi ne è affetto.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 set 2008
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