Si chiama 7Digital e dopo molti mesi dal lancio ora è attivo anche in Italia : pur con qualche problemino di programmazione, peraltro si presenta come beta , lo shop è a tutti gli effetti open for business anche nel nostro paese, e offre qualche milione di brani (tre, a quanto dichiara) proposti perlopiù in MP3 senza DRM . Ciò che forse è ancora più interessante, vista la ritrosia fin qui dimostrata da alcuni grandi nomi del settore a dimenticare il DRM, è il fatto che a sostenere la britannica 7Digital vi siano accordi di distribuzione firmati con tutte le major : le grandi sorelle del settore hanno cioè accettato di mettere a disposizione almeno una parte del proprio catalogo in quello che appare un approccio sperimentale ma sostanzioso.
E se il P2P di Qtrax , l’ambiente di sharing che avrebbe dovuto sconvolgere la condivisione su Internet ammantandola di legalità si fa attendere , se Messaggerie Digitali soffre ancora di un catalogo limitato e di infiltrazioni massive di DRM, 7Digital tenta di andare oltre. Certo, ricercando “Beatles” non offre la musica dei Fab Four per i noti problemi di copyright ma si limita a proporre una serie di prodotti “alternativi”, in qualche modo “legati” alla celebre band. Eppure già cercando il tag “Radiohead”, la band gioiellino di Apple iTunes , si trovano parecchie cosine di interesse per gli appassionati.
I prezzi sono quelli che online vanno per la maggiore: per tracce mp3 solitamente encodate a 320Kbps il prezzo medio è di 1,19 euro , per i videoclip invece si passa a 2,39. È vero, non proprio tutto quello che è offerto è privo di DRM: i gestori dello shop, che sta ramificando in mezza Europa, non sono riusciti a trattenersi dall’includere in catalogo qualche cosa protetta da Windows Media (wma o wmv), ma ad ogni album o raccolta è associata la spiegazione del formato in cui viene proposta. Inoltre, trovare roba protetta non è semplicissimo, neppure quando si naviga tra le tracce di artisti/etichette noti e ostili alla libera condivisione come Madonna. L’Mp3, insomma, la fa da padrone.
Tra i servizi anche il digital locker per conservare le tracce acquistate, ossia per scaricarle fino a cinque volte, per facilitare ad esempio il download su un secondo computer, o per rifocillare un player mobile pur trovandosi lontani dal computer con cui si è proceduto all’acquisto. Tutto il resto è quasi banale: registrazione per acquistare (anzi, prima di acquistare per evitare di finire sulla versione UK del sito), possibilità di comprare singole tracce oppure l’intero album con un piccolo sconto, vari suggerimenti di acquisto e tutto ciò che si è abituati a vedere su un jukebox di questo genere. Anche in questo caso, come accade per alcuni dei suoi “colleghi”, ci si trova dinanzi ad un sito che propone soprattutto il grande catalogo internazionale , con molti buchi e molte assenze, e pur proponendosi agli italiani non dispone che di assaggi, pur autorevoli, della musica del Belpaese. E sono scarsissime le presenze nell’ Indiestore , lo spazio delle etichette indipendenti e degli artisti che vogliono far da sé. Una sperimentazione, dunque, che ancora non può competere con l’ampiezza di quanto molti musicofili trovano sui network di sharing ma che probabilmente può dare alle major, in Italia come negli altri sei paesi europei in cui ha aperto, un assaggio dell’interesse degli utenti per questi strumenti.
Il fatto che in Italia e altrove il grosso del catalogo presentato da 7Digital sia privo di DRM, poi, se avrà successo non potrà che rafforzare le spinte all’interno delle corporation di settore per una maggiore apertura e una rinuncia a lucchetti che non fanno che irritare consumatori e appassionati .