I link eDonkey non sono link diversi dagli altri: come non costituisce reato offrire ai netizen dei link a contenuti testuali, così non costituisce reato offrire dei link che possano ricondurre a materiale multimediale protetto dal diritto d’autore. A deciderlo, un tribunale di Madrid: è una sentenza definitiva.
La vicenda ha avuto inizio nel 2006: la Federación Antipiratería aveva avviato delle indagini per chiarire la posizione di Sharemula.com , un servizio che ha un intento del tutto simile a The Pirate Bay. Non si tratta che di un contenitore di link eDonkey ordinati e commentati: Sharemula si occupa in sostanza di offrire una raccolta di collegamenti. I contenuti che gli utenti di Sharemula possono scegliere di scaricare non risiedono su server di proprietà degli amministratori, ma sono disseminati sugli hard disk dei netizen.
Nonostante non fossero responsabili dei contenuti scaricati e uploadati dagli utenti, erano state arrestate 15 persone. La Brigada de Investigación Tecnológica ( BIT ) e l’industria dei contenuti che imputava a Sharemula la responsabilità di agevolare le violazioni premevano affiché il sito venisse chiuso: si era dibattuto del caso in tribunale e un giudice aveva deciso che il sito, una semplice raccolta di link, non si poteva ritenere colpevole di alcunché. La coalizione dell’accusa, fra cui Microsoft, Walt Disney Iberia, MGM, Columbia, aveva fatto ricorso. Il Tribunale Provinciale di Madrid ha confermato la decisione del giudice di grado inferiore: le accuse non sono sostenibili , Sharemula non è condannabile.
Fornire dei link non costituisce reato, non costituisce violazione del diritto d’autore. Sharemula si posiziona come una raccolta di link, si limita a proporli all’utente: il giudice ha spiegato che se un sito web non ospita contenuti che violano il diritto d’autore, ma si limita a indicare all’utente dove trovare questi contenuti non può ritenersi responsabile di altro che del link. E un link non si può considerare di per sé una violazione: è un semplice collegamento. Se il materiale non è ospitato sui server di Sharemula è impensabile attribuire al servizio la responsabilità di aver commesso la violazione, è impensabile formulare un’accusa e tantomeno una condanna. Poiché non può sussistere l’accusa di aver condiviso illegalmente del materiale protetto dal diritto d’autore, non sussiste allo stesso modo l’accusa di aver commesso una violazione per racimolare dei guadagni per mezzo della pubblicità che attornia i link forniti all’utente. È così, raccontano i legali che si sono occupati del caso, che Sharemula è stato decretato un servizio che opera perfettamente nel quadro legislativo spagnolo.
Se i netizen si complimentano con gli avvocati e con la ragionevolezza del giudice nell’interpretare la legge e nell’aver fissato un importante precedente, c’è chi sottolinea altresì come un precedente del genere possa aprire la strada a violazioni di ben altro tipo. A rumoreggiare è Promusicae , l’associazione che raccoglie i rappresentanti dell’industria discografica locale: “La sentenza – lamenta il presidente Antonio Guisasola, citando il caso di Shareconnector – manca di buon senso perché questo tipo di pagine web in fin dei conti servono a violare la proprietà intellettuale”. Non dovesse bastare questa argomentazione, Guisasola si gioca la carta di un delitto deprecabile come l’abuso sui minori. A parere del presidente, la sentenza del giudice di Madrid dà il via libera all’istituzione di snodi e raccoglitori di link che puntano verso contenuti pedopornografici. Onde evitare che una simile previsione si concretizzi, l’accusa tenterà ora di dibattere il caso di Sharemula in sede civile.
I legali che hanno rappresentato Sharemula non temono rappresaglie. Liquidano le sortite di Guisasola come una semplice pretesa di compensazioni economiche, smontano l’allarmistico paragone tracciato dal presidente di Promusicae citando la legge che vige in Spagna: qualora esistesse un analogo di Sharemula dedicato all’indicizzazione di link a materiale pedopornografico i suoi amministratori sarebbero già in manette, lo prevede la legge.
Gaia Bottà